Progressioni negli enti locali, conta anche l'esperienza nel contratto a termine

lentepubblica.it Un recente orientamento applicativo dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) offre un chiarimento importante per i dipendenti degli enti locali che aspirano alle progressioni tra aree professionali: anche l’esperienza con contratto a termine può fare la differenza. La questione riguarda la possibilità di valorizzare, ai fini del passaggio tra le aree indicate […] The post Progressioni negli enti locali, conta anche l'esperienza nel contratto a termine appeared first on lentepubblica.it.

Mag 7, 2025 - 09:39
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Progressioni negli enti locali, conta anche l'esperienza nel contratto a termine

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Un recente orientamento applicativo dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) offre un chiarimento importante per i dipendenti degli enti locali che aspirano alle progressioni tra aree professionali: anche l’esperienza con contratto a termine può fare la differenza.


La questione riguarda la possibilità di valorizzare, ai fini del passaggio tra le aree indicate dall’articolo 13, commi 6, 7 e 8 del CCNL Enti Locali del 16 novembre 2022, l’esperienza professionale acquisita attraverso un contratto a tempo determinato, purché maturata nella stessa area in cui il dipendente ambisce a essere inquadrato.

L’interpretazione dell’Aran

Secondo quanto chiarito dall’Aran, il contratto collettivo nazionale del 16 novembre 2022 non prevede in maniera espressa la possibilità di valorizzare, ai fini delle progressioni tra le aree, l’esperienza lavorativa svolta con contratto a tempo determinato, anche quando questa sia stata maturata all’interno della stessa area di destinazione. In sostanza, non esiste una disposizione che, nero su bianco, autorizzi l’inclusione di questo tipo di esperienza tra i requisiti per avanzare di livello all’interno della pubblica amministrazione.

Tuttavia, l’Agenzia adotta una lettura evolutiva e sostanziale del contratto, ispirandosi non tanto a una rigida interpretazione letterale quanto al principio generale che informa l’intero istituto delle progressioni verticali: quello della valorizzazione dell’esperienza professionale acquisita. La logica sottesa all’articolo 13 del CCNL, infatti, non è quella di limitare l’accesso alle procedure di avanzamento a chi ha avuto un rapporto di lavoro stabile, ma piuttosto di premiare chi ha dimostrato competenze, capacità operative e conoscenze maturate nel tempo.

In quest’ottica, l’esperienza pregressa svolta con contratto a termine può essere considerata rilevante se riferita all’area in cui si intende progredire, soprattutto se le mansioni esercitate corrispondono a quelle richieste dal nuovo profilo o addirittura appartengono a un livello superiore. L’Aran utilizza un termine tecnico molto significativo: l’esperienza maturata in area superiore può essere considerata assorbente rispetto a quella richiesta nell’area inferiore. Questo significa che un lavoratore che abbia già operato, seppur temporaneamente, in un ambito professionale più avanzato possiede, secondo questa impostazione, un patrimonio di competenze che supera i requisiti minimi previsti per la progressione, e che quindi può legittimamente aspirare al passaggio.

Progressioni enti locali, conta anche l’esperienza nel contratto a termine

A rafforzare questa interpretazione contribuisce l’articolo 61, comma 7, dello stesso CCNL, che introduce un principio di continuità e cumulabilità dell’esperienza lavorativa. Questa norma stabilisce che i periodi di lavoro svolti con contratto a tempo determinato — anche se maturati presso amministrazioni diverse da quella di appartenenza — devono essere considerati validi ai fini dell’anzianità utile per l’accesso a determinati istituti contrattuali, a condizione che le attività svolte siano riconducibili allo stesso profilo professionale e alla medesima area. Tale disposizione non riguarda solo la maturazione di scatti di anzianità o permessi, ma può essere estesa anche alle progressioni tra le aree, rafforzando l’idea che l’esperienza professionale non perda valore per il solo fatto di essere stata svolta in regime di lavoro a termine.

Questa apertura interpretativa segna un passo avanti nell’ottica del riconoscimento del merito e del superamento delle barriere tra lavoro precario e lavoro stabile. Pur non modificando formalmente il dettato contrattuale, l’Aran indica una via che permette di colmare un vuoto normativo, promuovendo una lettura orientata alla sostanza più che alla forma. In definitiva, anche senza una clausola esplicita, l’esperienza accumulata dai lavoratori precari, se qualificata e coerente con il profilo richiesto, può oggi rappresentare un titolo utile nei percorsi di crescita all’interno della Pubblica Amministrazione. Una prospettiva che potrebbe incidere positivamente sulla valorizzazione del lavoro flessibile e sulla stabilizzazione delle competenze interne alla macchina pubblica.

Il testo del parere

Qui il documento completo.

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