"Professori, ci vedete?". Quella lettera e il bisogno di accendere fuochi

Anna ha scritto una lettera agli insegnanti: “Non imparo nulla di utile, non mi viene spiegato nulla in modo appassionante”

Mag 13, 2025 - 08:37
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"Professori, ci vedete?". Quella lettera e il bisogno di accendere fuochi

Il senso. Delle cose, della vita, di tutto. Lo cerchiamo, sempre, a volte disperatamente. Anna, una ragazza che frequenta a Lugo di Romagna il liceo scientifico, ha scritto una lettera che poi ha appeso nella bacheca del suo istituto e che ha fatto il giro dei banchi, delle scuole, del web, di tanti cuori. Una sintesi: "Cari professori, avevo trovato uno scopo nello studiare. Ma non imparo nulla di utile, non mi viene spiegato nulla in modo appassionante. Quando arrivo a casa e devo aprire il libro per studiare, mi viene da piangere, sento la mia mente chiudersi, bloccarsi. Quando sono in classe sento solo morte. Mi guardo attorno e vedo i miei compagni con gli occhi spenti o addormentati. Guardo verso voi (i professori; ndr) e vedo il nulla. Ogni volta che chiedete come sto, volete solo sapere che sto bene anche se tutto va male. Non volete sapere che sto soffrendo? Ho delle domande per tutti voi: perché insegnate? Quando ci guardate, cosa vedete?".

Ad Anna hanno risposto in tanti. Anche coetanei di un’altra scuola di Lugo. "Vogliamo dirti subito una cosa, la più importante: ti abbiamo vista. Abbiamo incontrato adulti, prof veri, che ci hanno insegnato una cosa fondamentale: nessun insegnamento vale qualcosa se non parte da una relazione. I nostri prof ci conoscono. Ci ascoltano davvero. Sanno quando siamo tristi. Ci conoscono per nome".

Ci conoscono per nome. Un tu. Viene in mente una gran donna, Maria Antonietta Muccioli: era la moglie di Vincenzo, fondatore di San Patrignano. Mi disse tanti anni fa, prima di morire: "Conosco per nome e cognome tutti i ragazzi che passano di qua". All’epoca erano migliaia, ragazzi drogati e disperati. Le domandai: E come fa? Risposta: "Studio le loro schede, guardo e riguardo le loro fotografie. Se li incontro per i viali della Comunità devo saper dire: ciao Roberto o ciao Antonella. È un segno di attenzione. Sono uomini, non numeri. Scoprire che c’è qualcuno che li riconosce per ciò che sono come persone è un fattore decisivo". Decisivo per tutti, non solo per dei poveri drogati o per dei rampanti studenti in carriera. Decisivo per gli insegnanti, ma anche per tutti noi adulti che filosofeggiamo sulla vita, sì, ma che cerchiamo ogni giorno, ogni santo giorno, un senso. Dice un grande professore e scrittore, Alessandro D’Avenia: "Insegnare non è riempire un vaso, ma accendere un fuoco". Di più: vivere è accendere un fuoco.