Presidente della Giunta Regionale: la Consulta boccia la legge campana sul terzo mandato
lentepubblica.it Una decisione destinata a fare rumore nel panorama politico italiano: la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania che avrebbe consentito al presidente della giunta regionale uscente, già in carica per due mandati consecutivi, di candidarsi per un terzo. Questa sentenza non solo ristabilisce il principio del limite dei due mandati consecutivi, […] The post Presidente della Giunta Regionale: la Consulta boccia la legge campana sul terzo mandato appeared first on lentepubblica.it.

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Una decisione destinata a fare rumore nel panorama politico italiano: la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania che avrebbe consentito al presidente della giunta regionale uscente, già in carica per due mandati consecutivi, di candidarsi per un terzo.
Questa sentenza non solo ristabilisce il principio del limite dei due mandati consecutivi, ma pone anche un chiaro paletto a eventuali “manovre legislative” future da parte delle Regioni ordinarie. Una battuta d’arresto che arriva dritta dal cuore del diritto costituzionale.
Il caso: la legge campana sul presidente della giunta regionale
L’articolo 1 della legge regionale finita sotto la lente della Corte era stato formulato in modo apparentemente coerente con il divieto nazionale. In effetti, stabiliva che non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della giunta regionale chi ha già svolto due mandati consecutivi.
Ma la vera anomalia si nascondeva in un inciso che sembrava innocuo, ma che cambiava tutto. Il testo affermava infatti che:
“Ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”.
Tradotto: i due mandati già svolti non vengono conteggiati, rendendo possibile una nuova candidatura per chi è attualmente in carica. Un escamotage legislativo che la Corte ha bollato come violazione della Costituzione.
Il verdetto della Corte Costituzionale
Con una chiarezza che lascia poco spazio all’interpretazione, la Consulta ha respinto l’impianto normativo campano. Il verdetto fa riferimento all’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che impone alle Regioni di legiferare nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge dello Stato.
Il riferimento è alla legge 165 del 2004, che stabilisce, tra l’altro, il divieto di un terzo mandato consecutivo per il presidente della giunta regionale. Una norma che, secondo la Corte, si applica a tutte le Regioni ordinarie che hanno optato per l’elezione diretta del presidente.
Il dispositivo della Regione Campania è stato dunque giudicato incostituzionale:
“La Regione ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo”.
Perché è importante: non solo una questione locale
Questa decisione ha un impatto che va oltre i confini della Campania. Il pronunciamento della Corte Costituzionale si inserisce in un contesto molto più ampio: la tutela dell’equilibrio democratico e della corretta alternanza alla guida delle istituzioni regionali.
Il divieto del terzo mandato consecutivo non è solo una regola amministrativa: è un principio cardine che garantisce il ricambio politico, evita la concentrazione di potere e rafforza la trasparenza del sistema.
Cosa succede ora per il presidente della giunta regionale campano?
Con la legge regionale annullata, il presidente della giunta regionale attualmente in carica, già al suo secondo mandato, non potrà candidarsi di nuovo. La prossima tornata elettorale vedrà quindi nuovi volti contendersi la guida della Regione Campania, nel rispetto del limite previsto dalla legge nazionale.
È una svolta che cambia gli equilibri e apre nuovi scenari politici in una regione tra le più popolose e strategiche d’Italia.
Reazioni e riflessioni: tra politica e giustizia
La decisione della Consulta ha generato un vivace dibattito tra costituzionalisti, esponenti politici e cittadini. C’è chi plaude alla fermezza della Corte, che ha difeso l’impianto democratico, e chi critica l’interferenza del potere giudiziario nella sfera politica regionale.
Tuttavia, resta un punto fermo: la legalità costituzionale viene prima degli interessi personali o partitici. E la figura del presidente della giunta regionale deve rispondere a regole chiare, uguali per tutte le Regioni.
Conclusioni: un segnale forte a tutte le Regioni
La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un precedente importante. Non solo ribadisce il ruolo centrale della legge statale nel fissare i limiti democratici, ma lancia un messaggio forte a tutte le Regioni italiane: ogni deviazione dal quadro costituzionale sarà respinta.
La figura del presidente della giunta regionale altrimenti rischierebbe di essere piegata a logiche personalistiche o tentativi di perpetuazione del potere. Queste le regole che, oggi più che mai, sono la vera garanzia di libertà e rappresentanza.
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