Poste italiane «riporta» TIM in Italia

TIM torna in Italia via posta. O quasi. Con il 24,81% delle azioni del Gruppo TLC e il 17,81 del capitale sociale, Poste Italiane è diventata il maggior azionista della società. Un’operazione lampo ma che, come vedremo più avanti, nasce da molto lontano. Tuttavia, entra nella sua fase operativa a metà febbraio, prima rilevando da […] L'articolo Poste italiane «riporta» TIM in Italia proviene da ilBollettino.

Mar 31, 2025 - 18:44
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Poste italiane «riporta» TIM in Italia

TIM torna in Italia via posta. O quasi. Con il 24,81% delle azioni del Gruppo TLC e il 17,81 del capitale sociale, Poste Italiane è diventata il maggior azionista della società.

Un’operazione lampo ma che, come vedremo più avanti, nasce da molto lontano. Tuttavia, entra nella sua fase operativa a metà febbraio, prima rilevando da Cassa Depositi e Prestiti il 9,81% delle azioni e si conclude poche ore fa con l’acquisto, dai francesi di Vivendi, di un ulteriore 15% del capitale, che la porta a detenere quasi il 25% dei titoli TIM.

Un investimento da 684 milioni (circa 0,29 euro per azione) che scrive la parola “fine” sui dieci, tormentati anni di Vivendi alla guida dell’azienda. Il Gruppo transalpino non si ritira del tutto, ma resta in TIM con il 2,5%. Una quota che tornerà sul mercato? Staremo a vedere.

Obiettivo consolidamento. Perché Poste Italiane è diventata prima azionista di TIM

Ma cosa ha spinto Poste verso questa acquisizione? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare un paio di aspetti importanti. Il primo è che Poste Italiane è già da tempo nel Mercato TLC attraverso la sua controllata, PosteMobile (che oggi opera su reti Vodafone) e in questo modo può rafforzare la propria presenza nel settore, andando nella direzione del consolidamento come stanno facendo altri player. Una strada forse obbligata visti i margini di profitto sempre più ridotti a causa anche dell’eccessiva frammentazione.

Ovviamente si aprono anche nuove opportunità di sinergia tra i servizi postali, finanziari e di telecomunicazione, offrendo così l’opportunità di ampliare l’offerta ai clienti. ​

Questione (anche) di interesse nazionale?

Oltre ai motivi economici, ce ne sarebbe anche uno più politico. TIM è considerata un asset strategico per l’Italia e la sua acquisizione da parte di Poste Italiane, che ricordiamo è una società a partecipazione statale con il 65% diviso tra Ministero dell’Economia (MEF) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP), garantisce il controllo in un settore cruciale come quello delle telecomunicazioni.

L’AD di Poste, Del Fante: «Operazione molto importante»

L’Amministratore Delegato di Poste, Matteo Del Fante, «Questa operazione è molto importante per noi. Arriva a conclusione di un percorso di otto anni, dove abbiamo rilanciato i pacchi, la telefonia, i pagamenti, i contratti luce e gas, permettendo agli italiani di avere più servizi dalla nostra azienda e facendo anche guadagnare i nostri azionisti che partivano da un valore di azienda di 8 miliardi e sono arrivati a 27 miliardi».

Finita qui? Secondo qualcuno no, perché all’orizzonte ci potrebbe essere la fusion di TIM con Iliad. Un’idea non nuova e che sarebbe coerente con la riduzione degli operatori già in atto.

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