Popolare Sondrio, balza l’utile Molla è il nuovo presidente
Popolare Sondrio, balza l’utile Molla è il nuovo presidente Enrico Miele Nell’«orto» della Popolare di Sondrio, come lo definisce lo stesso ceo Mario Alberto Pedranzini, spunta a sorpresa il nome del consigliere Pierluigi Molla, eletto ieri dal cda all’unanimità come nuovo presidente al posto dell’uscente Francesco Venosta, che pure puntava alla riconferma. Il board, convocato […] L'articolo Popolare Sondrio, balza l’utile Molla è il nuovo presidente proviene da Iusletter.

Popolare Sondrio, balza l’utile Molla è il nuovo presidente Enrico Miele
Nell’«orto» della Popolare di Sondrio, come lo definisce lo stesso ceo Mario Alberto Pedranzini, spunta a sorpresa il nome del consigliere Pierluigi Molla, eletto ieri dal cda all’unanimità come nuovo presidente al posto dell’uscente Francesco Venosta, che pure puntava alla riconferma.
Il board, convocato per approvare l’ennesimo trimestre record della banca valtellinese, diventa così teatro di un ribaltone che certifica i nuovi “pesi” in cda frutto dell’ultima assemblea dei soci, dove la lista dei fondi, col sostegno decisivo di Unipol, a fine aprile ha eletto quattro nuovi consiglieri, cambiando la geografia del consiglio (che è composto da quindici membri e si rinnova per un terzo ogni esercizio). Il quinto eletto era stato proprio l’ex Venosta – candidato per una riconferma nella cosiddetta ‘lista del territorio’, vicina all’attuale management – che non ce l’ha fatta a strappare un nuovo mandato alla presidenza. Non a caso, in base a quanto ricostruito da Radiocor, quella di Molla sarebbe una nomina non sgradita a Unipol, socio forte dell’istituto e favorevole all’ops lanciata da Bper sulla Sondrio. La partita su cui tutto si gioca in Valtellina.
Nella call con gli analisti finanziari, però, Bper nel ruolo di convitato di pietra non viene mai citata. A domanda, pur generica, sul risiko bancario, Pedranzini parla solo di una «dinamica fino a due anni fa imprevedibile, che sta presentando scenari di particolare interesse e curiosità». E in questo contesto mobile, aggiunge, «cerchiamo di capire, dalle mosse di chi è più bravo di noi, dove può spingersi l’attività di banche commerciali come la nostra». Ma, incalzato sul tema M&A, il ceo non si sbilancia e si mette sulla difensiva: «Io devo guardare nel mio orto e vedere di perimetrarlo bene».
All’interno di questo perimetro, l’ex Popolare mette a segno, in ogni caso, un altro bilancio record. L’istituto ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile netto consolidato di 173,3 milioni (+19,3%), battendo tutte le previsioni del mercato. Anche il margine di interesse si attesta a 272,1 milioni, in aumento dell’1,9%, le commissioni nette da servizi (115,4 milioni) salgono dell’8,0% e il margine d’intermediazione cresce a 419,4 milioni (+2,5%). La banca è poi pronta a tornare sul mercato dei bond («a breve usciremo con un prestito obbligazionario»), mentre sul fronte patrimoniale il Cet1 è al 14,3%. Un target al quale Pedranzini tiene molto. Ipotesi di buyback? «Non sono né alle viste, né in una nostra visione più di medio periodo. Dobbiamo sì mirare alla soddisfazione dei nostri azionisti, ma – ribatte – la banca deve con lungimiranza guardare al futuro e mantenere una guidance di Cet1, che ci siamo dati intorno al 15%, che ci mette con le spalle coperte». Quanto al futuro, la Popolare di Sondrio punta a «raggiungere per l’esercizio in corso i target incorporati nel nuovo Piano industriale 2025-2027». Ed è su questa architettura che, nelle intenzioni di Pedranzini, poggia la crescita della banca nei prossimi anni: il management, infatti, definisce i risultati appena approvati come «il migliore viatico nel percorso di realizzazione del Piano», che presuppone un percorso “stand alone”. Idea antitetica a quella di Bper, che punta a consolidare l’istituto valtellinese. Ennesima sfida della primavera del risiko italiano.
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