Ponte sullo Stretto: via libera agli aumenti delle retribuzioni per le aziende
Nella giornata di ieri, il ministro dei Trasporti e leader leghista Matteo Salvini ha presentato davanti al Consiglio dei Ministri il disegno di legge Infrastrutture, che prevede, tra le altre cose, un aumento delle retribuzioni per le aziende che operano nella costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. La norma, nello specifico, fornisce alla società […] The post Ponte sullo Stretto: via libera agli aumenti delle retribuzioni per le aziende appeared first on L'INDIPENDENTE.

Nella giornata di ieri, il ministro dei Trasporti e leader leghista Matteo Salvini ha presentato davanti al Consiglio dei Ministri il disegno di legge Infrastrutture, che prevede, tra le altre cose, un aumento delle retribuzioni per le aziende che operano nella costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. La norma, nello specifico, fornisce alla società Stretto di Messina la possibilità di aggiornare i vecchi contratti con le aziende del consorzio Eurolink, che aveva vinto l’appalto nel 2010, tenendo tuttavia fissa la soglia di spesa totale a 13,5 miliardi. Gli aumenti previsti potrebbero arrivare fino al 50% in più degli stipendi.
L’obiettivo dichiarato è quello di garantire adeguate condizioni economiche alle imprese coinvolte, favorendo l’attrazione di partner internazionali e riducendo i rischi di blocchi nei cantieri per difficoltà finanziarie. Ciò che appare chiaro è però che il meccanismo di adeguamento dei contratti previsto nel decreto omnibus, pur entro il tetto complessivo di 13,5 miliardi di euro, rischia di trasformarsi in un importante regalo alle grandi imprese edili. La bozza del decreto, composta da 16 articoli, è attualmente in fase di revisione presso la Ragioneria generale dello Stato e dovrà ricevere il via libera definitivo prima di tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione formale. Proprio ieri, tuttavia, il vertice di governo è stato rinviato, anche a causa dei dubbi sollevati dal Quirinale su alcuni passaggi del decreto, con particolare riguardo a quelli relative al Ponte sullo Stretto. Inoltre, il provvedimento contiene oltre duecento nuove previsioni di legge, e le ragioni di necessità e urgenza – requisito base per entrare in un decreto – non sembrano valere per tutte. Il percorso legislativo prevede ora il passaggio al vaglio del Parlamento e del Senato, con possibili modifiche della commissione Bilancio e Lavori Pubblici. Restano in sospeso i rilievi del Quirinale e la quantificazione definitiva delle coperture finanziarie, ma il governo punta a chiudere l’iter entro la prossima estate, per dare il via ai primi cantieri già entro il 2025.
Solo poche settimane fa, il governo italiano ha inviato un dossier alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen in cui il Ponte sullo Stretto viene inquadrato addirittura come una questione di sicurezza continentale. La realizzazione dell’opera è stata infatti definita dall’esecutivo «imperativa e prevalente per l’interesse pubblico» non soltanto per ragioni economiche o di protezione civile, ma anche e soprattutto per motivazioni geopolitiche e militari, fondamentali in caso di scenari di guerra per «il passaggio di truppe e mezzi della NATO». La strategia è infatti quella di inserire il ponte nel Military Mobility Action Plan dell’UE, il piano continentale per facilitare il movimento rapido delle forze armate, contando così sull’etichetta di “opera strategica militare” al fine di ottenere le indispensabili deroghe ambientali. Se la Commissione europea darà l’ok, il Ponte sullo Stretto potrebbe perfino rientrare nel novero delle spese militari utili a far crescere il rapporto spesa-difesa/Pil, come auspicato dall’Alleanza Atlantica. Nella relazione allegata alla richiesta, l’esecutivo ha enucleato le ragioni della scelta: «L’aumentata connettività della Sicilia rispetto al resto del Paese e dell’Europa ha delle chiare implicazioni geopolitiche e, quindi, per la difesa del territorio». Il documento del governo cita anche i recenti scenari internazionali di instabilità, dai Balcani al Medio Oriente, come fattori che rendono ancora più urgente e necessaria la costruzione dell’opera.
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