Piazza col fiato sospeso
Le vibrazioni dei 50mila a San Pietro. E c’è chi assicura: "Torneremo". .

di Giovanni Rossi
CITTÀ DEL VATICANO
Il conclave cattura lo sguardo del mondo e trascina 50mila persone – soprattutto fedeli ma non solo – tra piazza San Pietro e via della Conciliazione. Uno spettacolo perfetto. Rifinito nei secoli e con tempi scenici coreograficamente scanditi – il giuramento, l’attesa, la speranza, la notizia (il Nuntio vobis, quando sarà) – incredibilmente adatti alla dimensione contemporanea, dai canali all news ai social. Quando alle 21 spaccate, ora vaticana, arriva la prima fumata nera a tre ore e 17 minuti dal "fuori tutti", l’extra omnes pronunciato dal Maestro delle Celebrazioni liturgiche monsignor Diego Ravelli, una vibrazione potente attraversa la piazza. Ma senza delusione né scoramento. Prevale la felicità della compresenza, la voglia di esserci comunque, anche oggi, magari di sera, a costo di rimanere cinque ore in piedi. Perché la Basilica illuminata è una cartolina da urlo e "come si fa a non sentire la condivisione che c’è", dice Roberto prima della conferma che i cardinali devono ancora riflettere. Il nuovo Papa entro stasera? Oppure domani?
"Noi qua stiamo", promette Rosaria, che viene da Catania. "Se al lavoro mi fanno uscire, io ritorno ogni volta che posso", aggiunge Maria Assunta, romana, spalleggiata da Luciano, che ha due piani in testa: "Se la fumata bianca arriva di mattina, me la perdo ma poi in mezz’ora sono qui, in tempo per il primo saluto. Se invece la proclamazione capita di sera, tanto meglio". È un po’ come a teatro: in via della Conciliazione, più lontano dal colonnato del Bernini, stanno loggionisti e ritardatari; dentro la piazza i devoti alla coda, vissuta senza dolore, con la vicinanza alla Basilica per meritata ricompensa. E tra questa folla eterogenea c’è davvero di tutto: ragazzi sdraiati sui sanpietrini, coppiette che fermano il primo prete che trovano e gli chiedono di pregare insieme, caregiver con disabili in carrozzina, religiosi di ogni ordine e grado che chiacchierano con i familiari venuti da tutto il mondo, giovanissimi con profilo alternativo, preti indiani o sudamericani armati di smartphone e bastone da selfie che improvvisano dirette molto professionali per le rispettive diocesi di partenza.
Poi ci sono gli abbonati e gli allenati, e li riconosci da come si muovono. Joaquin e Miriam arrivano da Siviglia e ingannano l’attesa mangiando albicocche comodamente seduti su uno sgabellino. "Sai com’è, alle nostre ferias c’è sempre da aspettare, quindi siamo ben preparati. Speriamo che il Papa sia proclamato entro venerdì perché sabato partiamo. Non abbiamo preferenze – dice lui –: ci pensi lo Spirito Santo. Francisco chi lo conosceva? Invece è stato un regalo incredibile". Una cosa è certa: chi è in piazza, in nove casi su dieci, auspica continuità e vuole "un Papa umano, vicino alle persone", suggerisce André, arrivato dal Quebec, in Canada. È in piazza con la sorella Julie: "Abbiamo bisogno di un Papa che stia dentro i problemi della Terra", dice lei. Mayra è filippina, ma "sto a Roma da più di trent’anni e di papi me ne intendo", garantisce. Tifa Tagle: "Lui è intelligente, brillante, poliglotta. Se fosse eletto non farebbe felici solo le Filippine, ma tutto il mondo. E potrebbe essere per l’Asia quello che Francesco è stato per il Sudamerica e per tutti i poveri e gli emarginati".
"Se eleggono l’amico di Trump, io fischio, questo è sicuro", assicura Mauro, 61 anni, che si aggira come un’anima in pena sotto la scalinata di San Pietro. "Vengo da Genova, faccio il ferroviere, sono qua perché l’emozione del conclave è unica (e il biglietto per il treno non lo pago)", ride. "Questo è il terzo conclave che mi faccio, dopo Benedetto e Francesco". Pronostici? "Beh, dai, Dolan non lo eleggono. Un americano non mi sembra il caso. Per il resto, vediamo. Io resisto. Da bravo cattolico. Anche se poi così praticante non sono e qualche moccolo ogni tanto mi scappa. Ma Dio perdona tutto e io l’intensità di questi momenti non posso perderla. Un conclave è come una finale di Champions League, non è che capita tutti gli anni. Piazza San Pietro è il mio stadio. Mi sento in comunione con tutte queste persone, anche se i miei amici mi sfottono e dicono che sono qua solo per chiedere la grazia per la Sampdoria. Ma per non retrocedere ormai ci vorrebbe un miracolo. Ho il B&B prenotato a Civitavecchia fino a sabato. E se ripartissi prima?".
Come Gabriela, designer brasiliana residente a Lisbona: "Le mie vacanze ho deciso di passarle qui. Sperando di vedere il nuovo papa entro venerdì. Non chiediamo la copia di Francesco, ma qualcuno che prosegua il suo cammino". A forza di cercare, un anti Bergoglio in piazza lo si trova, ed è brasiliano anche lui: "Gilberto, agente turistico. Vengo da San Paolo e vorrei tanto un Papa nero ma conservatore. Questa sì che sarebbe una rivoluzione". Cristian, dipendente pubblico nell’area metropolitana di Stoccarda, firma la sintesi: "Serve un Papa che nel suo messaggio metta al centro Gesù Cristo. Se c’è Gesù, stiamo tutti bene".