Papa Francesco, il ricordo di Bruno Vespa: Bergoglio stupì fin dalla scelta del nome

Slanci di umanità ma lascia fronti aperti. Con la nomina dei cardinali ha cambiato l’episcopato italiano con molti delusi. Alla fine non ha aperto al matrimonio dei sacerdoti e nemmeno al diaconato femminile

Apr 21, 2025 - 09:40
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Papa Francesco, il ricordo di Bruno Vespa: Bergoglio stupì fin dalla scelta del nome

Roma, 21 aprile 2025 – Ho incontrato Papa Francesco la mattina del 9 gennaio. Un colloquio a quattrocchi, senza testimoni, che ho interrotto dopo venti minuti (con grande sorpresa del segretario che aspettava in anticamera) perché non volevo abusare del suo tempo. Mi ha ricevuto nello studio delle udienze ufficiali, nel meraviglioso palazzo Apostolico (e non, come d’uso, a Santa Marta, dove abita nell’albergo dei cardinali) perché a fine mattinata avrebbe ricevuto il Corpo diplomatico per gli auguri del nuovo anno.
Prima di me, aveva ricevuto singolarmente un francescano con una borsa molto voluminosa, il bibliotecario vaticano e il giovanissimo cardinale Giorgio Morengo, 48 anni, nominato il 27 agosto 2004 per le sue benemerenze come missionario in Mongolia.

Il protocollo dell’udienza privata prevede un avvicinamento in quattro tappe, di salone in salone, prima dell’accesso allo studio. Per ragioni di udito, credo, la mia poltrona era attaccata alla sua scrivania. Lucidissimo come sempre, aveva il volto gonfio, frutto del cortisone che è stata per lui un’arma a doppio taglio. Indisciplinato alle cure, ordinava che gli dessero qualche pillola prima delle udienze generali. E forse l’abuso non gli ha fatto bene.

Abbiamo parlato quasi esclusivamente di guerra, soprattutto quella di Gaza. Mi ha dato giudizi tremendi su Netanyahu (e questa non è una novità) e abbiamo parlato del parroco di Gaza, al quale mi ha confermato di telefonare ogni giorno. Gli ho detto che mi piacerebbe andare a Gaza per il reportage che facciamo ogni anno per il Venerdì Santo prima della Via Crucis presieduta dal Papa, ma forse non sarà possibile. Abbiamo concordato un’intervista da realizzare all’inizio di aprile in previsione della Pasqua. Non abbiamo fatto in tempo.

Sommario

L’elezione a sorpresa

Per me l’elezione di Josè Mario Bergoglio il 13 marzo 2013 fu un’assoluta sorpresa. Nel 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, intervistati due cardinali, Joseph Ratzinger e Angelo Scola, nella speranza che uno dei due diventasse papa. Fu eletto Ratzinger. Otto anni dopo, mentre aspettavamo la fumata bianca, avevo davanti la scheda di Scola. Avevo escluso Bergoglio, bocciato nel conclave Ratzinger. Ma lo Spirito Santo tradì il cardinale arcivescovo di Milano e Scola ebbe una crisi che sarebbe durata anni. Si disse che non lo aveva favorito la vicinanza a Comunione e Liberazione. In realtà, la sua rivista Oasis aveva un grande respiro internazionale.

La verità è che una parte dell’episcopato mondiale era molto critica verso la Curia romana alla quale addebitava – non del tutto a torto – anche il ritiro di Benedetto. La rivolta era capeggiata dagli americani che poi se ne sarebbero pentiti.

Le grandi diocesi senza cardinali 

Bergoglio ha bombardato l’episcopato italiano come non era mai accaduto nella storia. Tradizionalmente, le grandi diocesi erano guidate da un cardinale. Ebbene, dopo dodici anni di pontificato, soltanto Bologna ha la porpora. Non perché sia Bologna, ma perché Francesco ha voluto premiare Matteo Zuppi, il ‘ragazzo’ della benemerita Comunità di Sant’Egidio, che non a caso è diventato presidente della Conferenza episcopale italiana.
La prima sorpresa fu nel 2015 la nomina cardinalizia di Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, perché simbolo dell’accoglienza migratoria (Lampedusa fa parte della diocesi). Sua Eminenza era talmente basito per la nomina che quando gli chiesi se era anche Primate di Sicilia mi rispose: “Non lo so”. In effetti Palermo perse la porpora in favore di Agrigento. Il terremoto del 2009 la procurò all’arcivescovo della mia città, L’Aquila. E così via. Non è cardinale il Patriarca di Venezia, che ha dato alla Chiesa più di un Papa. Un giorno lo vidi con la porpora e gli chiesi: “Mi son perso la sua promozione?”. E il Patriarca, mestamente, mi rispose: “No, ma è uso che il Patriarca vesta così…”.

Il caso più clamoroso è quello di Milano, la più grande diocesi europea. Non ha il cardinale, mentre lo ha la diocesi di Como. L’arcivescovo Delpini la prese malissimo.

La sera dell’elezione, Bergoglio salutò la folla con un “Fratelli e sorelle, buonasera”. Ci fu un boato della folla, lo stesso che nel ’78 accolse il “Ieri, quando mi hanno detto che ero diventato Papa…”, di Giovanni Paolo I alla sua prima uscita pubblica (Fu il primo ad abbandonare il pluralis maiestatis, caro al popolarissimo Giovanni XXIII, che amava anche la sedia gestatoria e al raffinatissimo intellettuale Paolo VI. In telecronaca diretta dissi: “In questo momento è cambiata la storia della Chiesa”).

Lo stesso boato che il 16 ottobre dello stesso anno accolse il “Se mi sbaglio, mi corrigerete”, di Giovanni Paolo II. Wojtyla (al quale da cardinale in casa sua a Cracovia dissi: “Sarebbe ora di avere un papa polacco”) fu più rivoluzionario di Bergoglio. Fu sua, tra l’altro, la spinta decisiva per la caduta del Muro di Berlino. Ma mantenne fermi alcuni caposaldi, anche formali, che Bergoglio ha demolito.

Se per duemila anni nessun gesuita era stato eletto Papa, vuol dire che lo Spirito Santo aveva le sue buone ragioni. Se poi ha cambiato parere, sapeva quel che faceva.

Le tradizioni azzerate

Nessun pontefice aveva osato chiamarsi Francesco. Se Bergoglio lo ha fatto, voleva dare un segno di massimo pauperismo. Lo abbiamo visto subito con le scarpe nere invece che rosse (a cena con il cardinal Wojtyla, mi colpirono le scarpe grosse in uso presso i miei montanari abruzzesi, ma da Papa si adeguò la tradizione). Lo abbiamo visto salire sull’aereo portando personalmente la borsa nera. Utilizzare una utilitaria per gli spostamenti. L’archiatra di buona e cattiva memoria (quello di Pacelli, Galeazzi Lisi, scattò una ventina di foto di Pio XII agonizzante e le vendette a un giornale francese) è stato sostituito da un ‘infermiere pontificio’ che decideva chi e come dovesse curare Francesco. Bergoglio ha cambiato segretari con grande frequenza, rifiutando di farne un punto di riferimento come fu Macchi per Paolo VI, Dziwisz per Giovanni Paolo II, Gaenswein per Benedetto XVI. Azzeramento di ogni tradizione, dunque. I suoi 47 viaggi apostolici in 66 nazioni compiuti fino all’ultimo con grande spirito di sacrificio gli hanno procurato una larga popolarità internazionale. La sua definizione di ‘genocidio’ per la guerra a Gaza ne ha interrotto i rapporti con il mondo ebraico al punto di non poter essere invitato nella sinagoga di Roma, come ha detto la capa della comunità romana.

Sia a Wojtyla che a Ratzinger è stato rimproverata, con qualche ragione, scarsa energia nella tenuta del governo pontificio. Bergoglio ha risposto con un accentramento assoluto, che non si è associato, tuttavia, a una posizione coerente su alcuni temi cruciali. Nel 2021 la Segreteria di Stato diffida lo Stato italiano dall’approvazione del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia. Poco dopo Francesco incontra e sostiene il gesuita James Martin che ha fatto del sostegno alle coppie LGBT la sua battaglia principale.

Pedofilia nella chiesa e omosessualità

Durissimo contro i sacerdoti colpevoli di abuso sui minori, Bergoglio ha avuto posizioni oscillanti sul tema dell’omosessualità considerandola una patologia (“Un bambino con certe tendenze si può curare”, sollevando il profondo dissenso delle società psichiatriche) e sconsigliando ai gay di entrare in seminario. Esplosiva la sua dichiarazione sulla “frociaggine nei seminari”.
La Congregazione per la Dottrina della Fede mette i paletti alla Chiesa tedesca sulle coppie gay e nel ’23 Francesco le ammette alla benedizione superando il divieto del ’21. Ha ricevuto donne e coppie transgender stabilendo che queste persone possono essere testimoni di nozze e padrini/madrine di battesimo. E nella dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ introduce la benedizione extraliturgica per le coppie irregolari dello stesso sesso. Salvo poi correggersi in parte, definire l’ideologia gender ‘il pericolo più brutto’ e ribadire che il matrimonio è quello tra uomo e donna negando la legittimità delle unioni di fatto.

Divorziati e matrimonio sacerdotale

Ambiguo nella comunione di divorziati, non ha aperto né al matrimonio sacerdotale, né al diaconato femminile, pur promuovendo le donne a incarichi importanti.

Bergoglio ha avuto tratti di grandissima umanità nei confronti dei deboli e dei ‘diversi’, ma lascia al suo successore molti fronti aperti. Ha nominato 110 cardinali elettori che si confronteranno con i 24 superstiti di Benedetto XVI e i 6 di Giovanni Paolo II. Di questi solo 14 sono italiani. Avremo un Papa bergogliano? O lo Spirito Santo si è pentito?