Non solo spot per le scommesse: cosa c’è nel piano del governo per la Serie A. E perché le vere novità rischiano di restare al palo
Semplificazioni normative, diritti tv, giustizia sportiva. I punti sono tanti e non tutti necessariamente graditi al pallone L'articolo Non solo spot per le scommesse: cosa c’è nel piano del governo per la Serie A. E perché le vere novità rischiano di restare al palo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Tornano le pubblicità delle scommesse . Ma nel piano del governo per la Serie A c’è anche tanto altro: sgravi e semplificazioni normative per gli impianti, riforma dei diritti tv, valorizzazione dei vivai, autonomia degli arbitri, indipendenza della giustizia sportiva, e chi più ne ha, più ne metta. A leggerla così, sembra una letterina di buoni propositi per l’anno nuovo del pallone. Tra il dire e il fare c’è di mezzo la politica e la storica immutabilità del nostro calcio, così il rischio più concreto è che di tutto ciò rimangano solo i punti più controversi, ed inutili: l’ennesima legge sugli stadi, che magari strizza l’occhio alle speculazioni. E ovviamente il superamento del Decreto Dignità, campo libero a loghi, quote e spot del betting a tutto spiano sulle maglie delle squadre e durante le partite in tv.
La Commissione del Senato ha approvato la risoluzione finale dell’affare sulle prospettive del calcio italiano. La presenza della rimozione del divieto di sponsorizzazione delle scommesse, una delle tante rivendicazioni della Serie A , ma norma indigeribile per l’opposizione (il Movimento 5 stelle fa le barricate da settimane e adesso anche dal Pd si è levata qualche voce contraria) fa sembrare il testo l’ennesimo favore alla lobby del pallone, e dell’azzardo. E certamente c’è anche questo, almeno in parte, nel documento licenziato dalla Commissione del Senato. La genesi e la lettura però è più articolata di così, perché si tratta di un percorso durato mesi, che ha visto l’audizione di diversi esperti e ha portato all’individuazione di una serie di punti, alcuni anche condivisibili, e nemmeno tutti necessariamente graditi al pallone. Basti pensare all’idea di togliere la giustizia sportiva dal controllo delle Federazioni, che ci hanno costruito il loro impero. Oppure a ciò che invece manca, ovvero il Decreto Crescita, lo sgravio fiscale che permetteva di pagare le tasse solo su metà stipendio dei calciatori stranieri, vero desiderio proibito della Serie A: il nuovo presidente, Ezio Maria Simonelli, lo ha ribadito più volte e la settimana prossima dovrebbe incontrare Abodi e il viceministro Leo, per parlare anche e soprattutto di questo; al Fatto risulta che siano state fatte numerose pressioni per inserirlo anche in questo documento, fin qui respinte dalla maggioranza (del resto soltanto nell’autunno 2023 questo governo ha eliminato il beneficio, ripristinarlo vorrebbe dire smentire se stessi).
Insomma non è il solito, sguaiato tentativo di Lotito, Galliani &C. di sfruttare la propria posizione parlamentare per ottenere trattamenti di favore dallo Stato. Piuttosto, la volontà del governo Meloni di mettere mano al sistema calcio: l’affare infatti è stato curato da Paolo Marcheschi, senatore di Fratelli d’Italia. E ai più attenti non sarà sfuggita la presenza alla conferenza di presentazione non soltanto di Andrea Abodi, il ministro competente, quello dello Sport, ma anche e soprattutto di Matteo Salvini, che ha voluto a tutti i costi infilarsi nell’evento ed entrare in questa partita (che fin qui era stata gestita soprattutto dalla coppia Abodi-Giorgetti). Che cosa c’è dunque in questo documento. Tanto, forse persino troppo, 19 punti che spaziano sugli argomenti più vari. Si parte appunto dagli stadi (di qui l’intrusione di Salvini, che ha la delega alle Infrastrutture e sarà presente nella cabina di regia), con l’ennesima legge pensata per attrarre nuovi capitali in vista degli Europei 2032, semplificazioni normativi e sgravi fiscali. Una diversa distribuzione dei proventi dai diritti tv, legata alla virtuosità di bilancio e all’impiego di giocatori che vengono dai propri vivai. Stretta sulle commissioni degli agenti sportivi. Indipendenza di Procura e tribunali federali dal potere politico. Creazione di un nuovo organismo degli arbitri, anche questo finalmente autonoma a livello sia finanziario che politico dalla Federazione. Più varie ed eventuali.
Questo documento però vale tutto e niente. Da una parte rappresenta un primo atto parlamentare organico sul calcio italiano, trattato come un asset industriale. Dall’altra è poco più che carta straccia, nel senso che non ha alcun valore di legge, oggi non cambia nulla, e andrà tradotto in provvedimenti esecutivi. Realizzarne anche soltanto la metà sarebbe un trionfo. Il modo migliore per farlo sarebbe un vero “Decreto calcio”, finalmente un testo unico, per varare una riforma strutturale, di sistema. Ma è improbabile che vada così, perché le urgenze del pallone (e della politica) non si conciliano con la complessità di alcuni temi che forse non vedranno mai la luce. Molto più verosimile che si proceda, come sempre, in ordine sparso, del resto lo ha già fatto capire il ministro Abodi: “Il primo provvedimento (quindi ce ne saranno diversi, nda) sarà quello sulle infrastrutture, a cominciare dagli stadi, per poi passare al commissario”, ha spiegato. Il secondo, inutile, dirlo, riguarderà la pubblicità delle scommesse. Il calcio, ad esempio, vorrebbe anche un prelievo dell’1% sui ricavi delle puntate, ma già qui le cose si complicano tanto perché c’è unparere contrario dell’Agenzia dei Monopoli e vanno capiti bene i numeri (che forse non sono quelli che si aspettano i club: le puntate sulla Serie A sono solo una piccola parte del totale ormai). Molto più semplice, allora, cominciare a rimuovere il divieto di sponsor, perché a costo zero per lo Stato (anzi, le casse pubbliche più si scommette, più guadagnano), su cui c’è già una base di accordo politico interno alla maggioranza. Via libera al ritorno delle pubblicità, che poi in tutti questi anni non se n’erano mai andate visto che la legge è stata sistematicamente aggirata. Insomma, un contentino al pallone, in attesa di capire se ci sarà una vera riforma. La solita scorciatoia per far finta di cambiare qualcosa, mentre il rischio come sempre è non cambiare nulla.
X: @lVendemiale
L'articolo Non solo spot per le scommesse: cosa c’è nel piano del governo per la Serie A. E perché le vere novità rischiano di restare al palo proviene da Il Fatto Quotidiano.