Nessuna sorpresa dall’inflazione negli USA, future di Wall Street poco mossi
Oggi era atteso l’indice preferito dalla Federal Reserve, il Pce, ma i livelli dei prezzi si sono mostrati in linea con i precedenti, sollevando leggermente il sentiment della borsa di New York.

Nessuna grossa sorpresa dai dati sull’inflazione negli Stati Uniti diffusi oggi, che non hanno mostrato particolari cambiamenti, offrendo così un po' di sollievo dopo che una serie di report dei giorni scorsi suggerivano che le pressioni sui prezzi si stanno nuovamente riscaldando.
L'indice della spesa per consumi personali (Pce) ha mostrato una crescita del 2,5% a gennaio su base annua, in linea con le previsioni e in leggero calo rispetto al 2,6% del mese precedente. Escludendo le voci volatili come cibo ed energia, l'indice è salito del 2,6% il mese scorso, rispetto all'aumento del 2,8% di dicembre.
Il dato era cruciale per gli investitori che cercheranno di valutare la prossima mossa di politica monetaria della Federal Reserve, in un momento in cui i banchieri hanno ribadito una posizione 'hawkish' sui tassi di interesse, valutando l'effetto potenzialmente inflazionistico che le politiche della nuova amministrazione di Donald Trump potrebbero avere sull'economia.
Secondo i dati elaborati da LSEG, la Fed taglierà per la prima volta quest'anno il costo del denaro di 25 punti base a luglio.
La Borsa di New York arrivava alla diffusione del dato intorno la parità ma poi il sentiment migliorava: i future sul Nasdaq guadagnavano lo 0,20%, quando mancava circa un’ora all’avvio delle contrattazioni, con guadagni maggiori per i contratti sul Dow Jones (+0,50%) e per quelli sullo S&500 (+0,30%).
Il dollaro continuava a calare nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD saliva sopra quota 1,04, mentre il prezzo dell’oro cedeva l’1% a 2.865 dollari l’oncia (future). Il Bitcoin riusciva a recuperare solo di poco, restando a 81 mila dollari.
I prezzi del petrolio cedevano un altro 1%: il Brent scambiava 72,70 dollari e il greggio WTI scendeva a 69,45 dollari al barile.
Trump ha annunciato che i dazi del 25% su Canada e Messico entreranno in vigore dal 4 marzo, mentre le importazioni cinesi avrebbero dovuto affrontare un'ulteriore imposta del 10%. Gli economisti affermano che queste tariffe potrebbero danneggiare la crescita degli Stati Uniti, peggiorare l'inflazione e potenzialmente innescare recessioni in Messico e Canada. La Cina ha promesso "tutte le misure necessarie" contro le mosse degli Stati Uniti.
"Questo non è un ambiente per ridurre il rischio", ha affermato Laura Cooper, stratega degli investimenti globali presso Nuveen, spiegando che “forse è solo il caso di trovare delle coperture per proteggersi dal ribasso, perché la scadenza del 4 marzo incombe".
Per quanto riguarda le prospettive per le azioni, secondo gli analisti di Bank of America un'inversione del rally post-elettorale avrebbe suscitato negli investitori aspettative per un intervento del presidente Donald Trump a sostegno del mercato.
L'S&P 500 è scivolato di quasi il 3% questo mese, in parte a causa delle preoccupazioni che i dazi proposti da Trump avrebbero alimentato una guerra commerciale globale e attualmente è solo a circa l'1% dal suo livello di chiusura di 5.783 punti del 5 novembre, il giorno delle elezioni presidenziali. Circa la metà dei componenti dell'S&P 500 è ora in calo dal giorno delle elezioni, secondo i dati compilati da Bloomberg.
Dell Technologies (-2%): prevede ricavi annuali tra 101 e 105 miliardi di dollari, inferiori alla stima media degli analisti di 103,17 miliardi (dati LSEG).
Life Time Group (-3%): le società di private equity Leonard Green & Partners e Partners Group offrono 18 milioni di azioni in un’offerta secondaria.
HP Inc. (-3%): prevede un utile per azione rettificato per il secondo trimestre compreso tra 75 e 85 centesimi, inferiore alle stime del consenso degli analisti di 86 centesimi (dati LSEG).
TransMedics (+4%): ricavi del quarto trimestre a 121,6 milioni di dollari, oltre le aspettative medie degli analisti di 110,3 milioni (dati LSEG).
Nvidia
Deutsche Bank Securities: ‘neutral’ e prezzo obiettivo aumentato da 140 a 145 dollari.
Bernstein: ‘buy’ e target price incrementato da 175 a 185 dollari.
eBay
Piper Sandler: ‘buy’ e prezzo obiettivo alzato da 67 a 70 dollari.
Salesforce
BofA Securities: ‘buy’ e target price diminuito da 440 a 400 dollari.
Norwegian Cruise Line Holdings
Stifel Nicolaus: ‘buy’ e prezzo obiettivo incrementato da 32 USD a 35 dollari.
Dell
Goldman Sachs: ‘buy’ e target price ridotto da 165 a 145 dollari.