Neom SC, il club della città che non esiste: la squadra saudita nata per pubblicizzare “The Line”

Il trionfo è stato così sentito che tutta una città ha voluto celebrarlo. Anzi, no. Perché il Neom SC, il club che qualche giorno fa ha conquistato una storica promozione in Saudi Pro League, rappresenta una città che non esiste. O almeno non ancora. La storia è piuttosto singolare. E riguarda un clamoroso caso di […] L'articolo Neom SC, il club della città che non esiste: la squadra saudita nata per pubblicizzare “The Line” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 13, 2025 - 08:37
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Neom SC, il club della città che non esiste: la squadra saudita nata per pubblicizzare “The Line”

Il trionfo è stato così sentito che tutta una città ha voluto celebrarlo. Anzi, no. Perché il Neom SC, il club che qualche giorno fa ha conquistato una storica promozione in Saudi Pro League, rappresenta una città che non esiste. O almeno non ancora. La storia è piuttosto singolare. E riguarda un clamoroso caso di rebranding sportivo a fini pubblicitari. Nel 2023 il PIF – Public Investment Fund – fondo sovrano dell’Arabia Saudita, ha deciso di acquistare il modesto Al-Suqoor di Tabuk, una società che per tutta la sua esistenza ha militato fra il terzo e il quarto livello del calcio saudita, con una fugace apparizione in Saudi First Division, la Serie B locale. Il primo passo della nuova proprietà è stato cambiare il nome della società in Neom SC. Poi PIF ha iniziato a pompare soldi nelle casse del club. Fino a fargli ottenere la promozione in Saudi Pro League. È un investimento a lunghissimo termine che ha poco a che vedere con il pallone.

Nel prossimo decennio il Neom SC sarà trasferito a circa centocinquanta chilometri più a ovest, in un’area futuristica che sorge nel bel mezzo del deserto lungo le coste del Mar Rosso a est dell’Egitto. Ed è proprio questo il punto più importante dell’intera faccenda. Nel 2017 il principe saudita Mohammad bin Salman ha annunciato con orgoglio la creazione dal nulla di una megalopoli da nove milioni di persone in un’area che è stata ribattezzata Neom. La città vera e propria si chiamerà The Line, la linea. Un nome che è diventato presto un manifesto programmatico. Si tratta infatti di una città a sviluppo verticale lunga 170 chilometri, alta 500 metri e larga 200. Il progetto si colloca a metà strada fra la fantascienza e la distopia. La “Linea” sarà composta da una lunga serie di grattacieli a specchio paralleli collegati fra di loro da alcune passerelle sospese. Tutto immerso in una vegetazione lussureggiante. Non ci saranno strade e, di conseguenza, nessuno potrà spostarsi con l’auto privata. Anche perché non ce ne sarà bisogno.

Il nuovo Eden promesso dal progetto, infatti, garantisce che tutti i servizi principali saranno raggiungibili in un massimo di cinque minuti a piedi. Gli unici veicoli ammessi saranno quelli del trasporto pubblico, mentre un treno ad alta velocità giura di collegare i due estremi della città in circa 20 minuti. Secondo i primi progetti, l’intelligenza artificiale avrà un ruolo fondamentale nella vita nella nuova città. I taxi saranno veicoli volanti. I camerieri saranno tutti robot. Ma un posto d’onore spetterà allo stadio del Neom SC. Sarà un’arena da 46mila posti situata a 350 metri di altezza, incastonata all’interno della città stessa. E farà da cornice alle partite del Mondiale del 2034, il primo a 48 squadre ospitato da un solo Paese. Completano il progetto una stazione sciistica nel deserto, l’isola resort di Sindalah nel Mar Rosso, un parco divertimenti a tema dinosauri e una specie di grattacielo in vetro alto trenta piani che scende da un ponte di acciaio senza posarsi a terra.

Per dar vita a questa megalopoli che il Guardian ha paragonato a “La Morte Nera” ci vorranno poco più di 8mila miliardi. Anche per questo il progetto è stato ridimensionato. I tanto attesi investimenti da parte dei privati non sono arrivati. E così tutto ha subito un pesante rallentamento. Si stima che per il 2034 sarà realizzata soltanto una piccola parte del progetto, la striscia da un chilometro e mezzo che dovrà ospitare lo stadio per i Mondiali. In verità molti architetti avevano quasi subito etichettato il progetto come “irrealizzabile“. Altri, invece, avevano esposto il loro scetticismo. Proprio come Philip Oldfield, direttore della School of the Built Environment dell’Università del Nuovo Galles, in Australia. Qualche tempo fa il celebre architetto ha spiegato al New York Times che il limite di The Line è racchiuso nello stesso obiettivo che si propone di raggiungere. Ossia una città iconica ed instagrammabile, ma non per questo a misura d’uomo. La lista dei problemi sarebbe infinta. I grattacieli da 500 metri devono resistere a venti la cui velocità aumenta con l’altezza. Quindi la loro costruzione richiede un’enorme quantità di cemento e acciaio. E la produzione di questi materiali al momento impatta per il 15% sul totale delle emissioni di anidride carbonica a livello planetario. In più le facciate in vetro dei grattacieli in un luogo già molto caldo come il deserto richiederanno uno sforzo titanico di raffreddamento dell’aria. Senza contare che queste superfici riflettenti possono essere un pericolo per gli animali, soprattutto per gli uccelli, e le passerelle sospese non sono luoghi esattamente sicuri per i bambini.

È proprio in questa città del futuro che dovrà giocare il Neom Sc, un club che dovrà servire come biglietto pubblicitario per The Line. Per il prossimo anno la società progetta una campagna acquisti faraonica. Si parla di un arrivo da un club importante di Premier League. Per qualcuno si tratta di Onana dello United, per altri di Jorginho dell’Arsenal. Poco importa. Il Neom dovrà infatti comprare il suo blasone a colpi di petrodollari. L’obiettivo è sedersi allo stesso tavolo delle quattro grandi: Al Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al-Ahli. Piccolo dettaglio: tutti e quattro i club, così come il Neom, sono di proprietà del Fondo Pubblico di Investimento. In un campionato dove, evidentemente, il conflitto di interesse legato alle multiproprietà del pallone non deve essere poi un grande problema.

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