Negli Usa esplode la “womanosfera“. Il femminismo azzerato con un clic

In crescita il movimento online di giovanissime che vogliono la donna "magra, fertile e sottomessa" all’uomo

Mag 3, 2025 - 06:26
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Negli Usa esplode la “womanosfera“. Il femminismo azzerato con un clic

"Magra, fertile e sottomessa": il racconto dell’ancella è qui adesso, non nel futuro prossimo immaginato da Margaret Atwood con il romanzo dell’85 in cui gli Stati Uniti sono diventati un regime totalitario e teocratico che priva le donne di qualsiasi potere, ma negli Stati Uniti di oggi in cui sta dilagando a velocità fortissima la “womanosfera” (womanosphere). Il termine si riferisce al movimento online – composto da blog, community e varie piattaforme social – che sta catturando un numero sempre maggiore di ragazze che negano i principi del femminismo in favore del ritorno radicale a modelli di vita veterotradizionali, dove la bellezza e la maternità sono considerati le vere virtù da perseguire per una donna, nell’esaltazione dei ruoli di genere tradizionali. Chiunque non rientri in questo schema ristretto è soggetto a implacabili derisioni e denigrazioni.

È il caso del canale youtube di Brett Cooper (23 anni) – The Brett Cooper Show – dove, in uno degli episodi più recenti la commentatrice, in merito al breve volo nello spazio di Katy Perry, Gayle King e Lauren Sánchez firmato Blue Origin, ha dichiarato: "Queste donne dipendevano completamente dagli uomini che hanno costruito questa navicella spaziale. Francamente, lo siamo tutti, dipendenti, perché gli uomini hanno costruito la civiltà. Hanno costruito le case in cui viviamo, lo studio in cui sto registrando... le astronavi in cui volano tutte queste ricche celebrità. Io scelgo di riconoscerlo, celebrarlo ed essere grata".

Ma non è la sola. Altre influencer della “womanosfera”, come Candace Owens e Riley Gaines (25 anni, nuotatrice attivista anti-transgender), invitano il pubblico a cui si rivolgono – pubblico femminile in particolare della Generazione Z (nate tra il 1997 e il 2012) – a riscoprire la presunta "vera natura" di donna: essere madri e mogli. Obbiettivi, secondo loro, cancellati dalla “cultura woke“.

Sovente queste opinioniste affermano che le giovani donne si stanno "finalmente svegliando" dalle bugie che il femminismo ha raccontato loro e incoraggiano le follower a essere "magre, fertili e sottomesse", poiché "se non vai in palestra, se non ti prendi cura di te stessa, se non ti piacciono i bambini, se ti interessa solo la tua carriera e odi il patriarcato, allora non conquisterai alcun uomo desiderabile". In breve: le donne devono abbracciare la loro vera essenza di casalinghe sottomesse, gli uomini quella di forti fornitori.

Come gli influencer della “manosfera” – il movimento online di promotori della diffusione di modelli maschili misogini e antisociali – anche queste nuove opinion leader sostengono che siano i media liberali e Hollywood i primi avversari, in questo caso in quanto promotori di propaganda femminista. Quindi loro, i conservatori, ovvero la "vera minoranza oppressa" come si definiscono, devono reagire. Dietro la maschera di pensatori indipendenti, la loro ideologia si allinea perfettamente con le volontà dell’amministrazione Trump di smantellare i diritti riproduttivi e ridurre le protezioni per le persone Lgbtq+. E non si tratta inoltre solo di piattaforme digitali, ma anche di riviste, di talkshow come quello di Alex Clark Maha (“Make America Healthy Again”) o “Relatable“ dell’influencer cristiana conservatrice Allie Beth Stuckey e di podcast come “Gaines For Girls“ di Riley Gaines.

In una contemporaneità segnata da incubi globali quali guerre e cambiamenti climatici, i modelli femminili proposti dalla “womanosfera” giocano sul fatto di fornire una risposta semplice e chiara a quelle nuove generazioni di donne che si trovano spesso immerse nel caotico mare della solitudine. Ma non possono non rappresentare un insulto nei confronti di tutte (e tutti) coloro che hanno lottato per permettere alla metà non egemone della terra di autoaffermarsi. Di emanciparsi dallo statuto di proprietà in cui hanno vissuto per troppo tempo, e stanno continuando a vivere.