Come siamo arrivati al record di ore con il Pun vicino allo zero

Per la prima volta nella storia il mercato elettrico italiano ha registrato prezzi pari o vicini allo zero per sei ore consecutive, dalle 11:00 alle 17:00 del primo maggio, in tutto il Paese, dalla Sicilia alle regioni del Nord, giornata in cui le rinnovabili hanno coperto il 69,6% della domanda. In quella fascia oraria il […] The post Come siamo arrivati al record di ore con il Pun vicino allo zero first appeared on QualEnergia.it.

Mag 5, 2025 - 08:37
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Come siamo arrivati al record di ore con il Pun vicino allo zero

Per la prima volta nella storia il mercato elettrico italiano ha registrato prezzi pari o vicini allo zero per sei ore consecutive, dalle 11:00 alle 17:00 del primo maggio, in tutto il Paese, dalla Sicilia alle regioni del Nord, giornata in cui le rinnovabili hanno coperto il 69,6% della domanda.

In quella fascia oraria il Prezzo unico nazionale (Pun), il valore di riferimento con cui produttori e operatori si scambiano energia sulla borsa elettrica, si è abbassato fino a raggiungere valore nullo.

Il crollo dei prezzi è stato anticipato dalle contrattazioni sul mercato del giorno prima, gestito dal Gestore dei mercati energetici (Gme). La domanda elettrica bassa, che si ha spesso nei giorni festivi, e la contemporanea offerta abbondante da fonti rinnovabili, hanno portato a questo risultato.

Come il Pun è arrivato a zero

Secondo i dati del Gme il Pun è sceso dai 90,97 €/MWh delle ore 8 ai 50,00 €/MWh alle 9, poi dalle 10 alle 11 un calo a 13,33 €/MWh, infine lo “strappo” che lo ha portato a 1 €/MWh dalle 11 alle 12.

È rimasto su questi livelli fino alle 14, per poi diminuire ancora, scendendo a 0,01 €/MWh dalle 14 alle 15 e poi a 0 €/MWh dalle 15 alle 16. C’è stato successivamente un lievissimo rialzo a 0,01 €/MWh dalle 16 alle 17 e a 1 €/MWh dalle 17 alle 18, per poi salire a 11 €/MWh dalle 18 e 19 e toccare il picco di 141,12 €/MWh dalle 21 alle 22.

Il prezzo all’ingrosso è quindi rimasto pari o inferiore a 1 €/MWh per sei ore consecutive su tutte le zone di mercato italiane, come mostra il grafico in basso.

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Parallelamente le previsioni della domanda di Terna arrivavano al massimo a 29,5 GW alle ore 12, per scendere sotto i 26 GW alle 18, contro punte massime tra i 40 e i 45 GW registrate nell’ultimo mese.

Come emerge dai dati sulla produzione del Tso riassunti nel grafico in basso, in quella fascia oraria la produzione è stata maggiore della domanda. Il picco di produzione (31,4 GW di potenza istantanea) è stato raggiunto alle 9.45, trainato dal fotovoltaico, che però ha raggiunto il suo massimo alle 11.15 (14,44 GW).

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Per chiarire, il grafico esprime il valore della produzione in potenza istantanea, una grandezza che non esprime quanta energia viene prodotta, ma a che “ritmo” la si sta producendo in un determinato istante. Rappresenta quindi la somma della potenza di tutti gli impianti in funzione in quel momento.

“Questa è la dimostrazione pratica che più solare significa meno spesa energetica per tutti”, ha commentato in una nota Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.

Le conseguenze di prezzi elettrici troppo bassi

Prezzi dell’elettricità all’ingrosso nulli o negativi sono comuni da diversi anni in alcune aree dell’Europa. Ad esempio Francia, Spagna e Germania hanno registrato oltre 200 ore di prezzi negativi nel primo semestre del 2024, ma il fenomeno non aveva finora interessato l’Italia a questi livelli.

Un Pun a zero per tempi prolungati può ridurre, anche se parzialmente, la spesa in bolletta, soprattutto per chi ha sottoscritto offerte con tariffa oraria, ma porta con sé anche alcune sfide. Se ad esempio gli impianti che il 1° maggio si sono trovati a produrre elettricità per 0 €/MWh non avessero avuto alcun incentivo o contratti PPA non sarebbero stati remunerati: per i produttori, vendere a zero significa infatti nessun ricavo dall’energia immessa in rete.

Incentivi e accordi di acquisto dell’energia a lunga durata hanno permesso comunque a gran parte degli impianti a fonte rinnovabile di ricevere una remunerazione in quelle ore di giovedì scorso, ma gli impianti non incentivati, che pure esistono, sono andati in sofferenza.

Se il fenomeno diventasse ricorrente, potrebbe scoraggiare investimenti in nuova generazione rinnovabile, in particolare solare non incentivato. “È importante tutelare i produttori fotovoltaici che, in caso di prezzi nulli prolungati o di frequenti limitazioni della produzione (il cosiddetto “curtailment”, ndr) imposte dal gestore di rete, rischiano di avere ricavi non sufficienti a coprire i costi”, rimarca Viscontini.

Tutelare i produttori di energia rinnovabile

In questo contesto risulta importante la recente delibera Arera 128/2025, approvata lo scorso 28 marzo ed entrata in vigore il 1° aprile, che ha esteso a tutte le fonti rinnovabili non programmabili – incluso il fotovoltaico – il diritto alla remunerazione per la mancata produzione dovuta a esigenze di rete.

Una misura che fino a oggi era riconosciuta solo all’eolico e che rappresenta una “protezione necessaria in un sistema nel quale i curtailment potrebbero diventare sempre più frequenti se non si sviluppano tempestivamente gli accumuli“, insiste Viscontini.

Lo storage permette infatti  di spostare la disponibilità di energia dai momenti di sovrapproduzione a quelli in cui i consumi sono maggiori, smussando le oscillazioni del Pun all’interno della giornata e portando maggiore prevedibilità nel mercato elettrico

Anche il decreto FerX transitorio è uno strumento importante di tutela per i produttori FV, che si vedranno garantiti tramite contratti bidirezionali prezzi di generazione elettrica per 20 anni per il 95% dell’elettricità prodotta da impianti sopra 1 MW, seppur a valori più bassi dei prezzi medi di mercato dell’elettricità degli ultimi anni.The post Come siamo arrivati al record di ore con il Pun vicino allo zero first appeared on QualEnergia.it.