Negli Stati Uniti la battaglia per aumentare le nascite si combatte sulla pelle delle donne
Secondo il Wall Street Journal, Elon Musk avrebbe offerto all’influencer conservatrice Ashley St. Clair un pagamento di 15 milioni di dollari e un sussidio di 100mila dollari al mese in cambio di un figlio e di un accordo di non divulgazione sulla sua paternità. Il bambino, nato a febbraio, sarebbe il quattordicesimo figlio dell’imprenditore. La […] The post Negli Stati Uniti la battaglia per aumentare le nascite si combatte sulla pelle delle donne appeared first on The Wom.


Secondo il Wall Street Journal, Elon Musk avrebbe offerto all’influencer conservatrice Ashley St. Clair un pagamento di 15 milioni di dollari e un sussidio di 100mila dollari al mese in cambio di un figlio e di un accordo di non divulgazione sulla sua paternità. Il bambino, nato a febbraio, sarebbe il quattordicesimo figlio dell’imprenditore. La notizia non ha fatto in tempo a essere diffusa che meno di due settimane dopo un’altra donna con cui Musk ha già avuto tre figli, la manager della sua azienda medica Neuralink Shivon Zilis, ha annunciato di aver avuto un altro bambino. Sempre secondo il Wall Street Journal, Musk avrebbe chiesto almeno a un’altra influencer di portare avanti la gravidanza dei suoi figli tramite inseminazione artificiale.
Ma non si tratta di una famiglia da Mulino Bianco: il tutto farebbe parte del piano dell’imprenditore di creare “una legione prima che arrivi l’apocalisse”, così come ha scritto in una serie di messaggi a St. Clair ottenuti dal quotidiano
Il progetto pronatalista di Musk
Non è la prima volta che i figli di Musk sono oggetto di attenzione mediatica, ma stavolta la questione va oltre il mero gossip o le battute sui nomi “creativi” dei nuovi nati: il progetto dell’imprenditore ha infatti un innegabile e sinistro aspetto politico. Musk ha più volte dichiarato pubblicamente che il declino demografico è la più grande minaccia che deve affrontare l’Occidente e ha investito molti in ricerche sulle tecnologie riproduttive. Come ha scritto il Guardian in un reportage sui coniugi Malcolm e Simone Collins, fondatori della Pragmatist Foundation, quello sostenuto da Musk e i suoi seguaci non è il classico pronatalismo religioso alla “andate e moltiplicatevi”, ma “nasce dal movimento iper-razionalista dell’altruismo efficace, che usa principi utilitaristi e logica a sangue freddo per determinare la “miglior vita sulla terra”.
In altre parole, questo nuovo volto del pronatalismo vuole risolvere la crisi demografica trattandola come un’azienda tech, utilizzandone risorse e logiche: investimenti tecnologici, algoritmi e raccolta dei dati

Eugenetica e teorie complottiste
Anche se i pronatalisti pragmatici negano qualsiasi legame con l’eugenetica o con la selezione di certi tratti e geni, è innegabile che il declino della popolazione è un problema solo per una fetta di mondo, quella occidentale e privilegiata. Secondo le stime infatti la popolazione mondiale potrebbe arrivare quasi a 10 miliardi entro il 2050 e i Paesi ricchi aumenteranno la popolazione soprattutto grazie all’immigrazione. Questo scenario da tempo ha animato la teoria del complotto della “grande sostituzione”, secondo cui ci sarebbe un progetto orchestrato dall’alto per eliminare la “razza bianca” attraverso l’influsso di altre popolazioni in Occidente. Il complotto della “grande sostituzione” è sostenuto dall’estrema destra europea e statunitense e Musk stesso (pur essendo anche lui un immigrato dal Sudafrica) vi ha alluso più volte nei suoi tweet.
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“Voglio un baby boom”
Ciò non significa però che il vecchio pronatalismo religioso sia passato di moda, anzi. In Project 2025, il manuale scritto dal think tank ultraconservatore Heritage Foundation e seguito fedelmente da Donald Trump, la questione della natalità e della centralità della “famiglia americana” è la premessa del progetto politico del presidente. L’amministrazione sta mettendo a punto diverse politiche per incentivare la fertilità, come l’assegnazione di bonus bebè e agevolazioni fiscali per chi ha tanti figli, ma nella sua versione più estrema il piano prevede anche la restrizione all’accesso ai contraccettivi, che fa il paio con il divieto di aborto già in essere. In generale, il piano promuove un’idea di famiglia in cui il padre rappresenta il “breadwinner” in modo che la madre possa concentrarsi unicamente sulla cura dei figli, senza che apporti altro contributo alla società. I fondamentalisti vorrebbero bandire anche le tecniche di fecondazione artificiale (tanto che in Alabama l’embrione congelato è stato equiparato giuridicamente a un bambino), ma Trump di recente ha firmato un ordine esecutivo per rendere la tecnica più accessibile dal punto di vista dei costi. I pronatalisti pragmatici – tra cui lo stesso Elon Musk, che ha avuto la maggior parte dei suoi figli con la PMA – sono grandi sostenitori delle tecnologie riproduttive.
Le due anime del pronatalismo però a volte si incontrano: anche Peter Thiel, ex socio di Musk, sta investendo molto in aziende che si occupano di questi temi, tra cui una start up che ha realizzato un’app per monitorare il ciclo mestruale e passare così ai metodi naturali per la fertilità, rinunciando alla contraccezione ormonale. Anche Musk si è espresso su X contro la pillola anticoncezionale, sostenendo che sia un farmaco pericoloso. I metodi naturali per la fertilità – l’unico metodo contraccettivo accettato da molte chiese cristiane, tra cui quella cattolica – sono uno degli asset proposti da Heritage Foundation per aumentare la natalità.
Al di là delle differenze di vedute, infatti, pronatalisti vecchi e nuovi condividono lo stesso punto di partenza:
le scelte delle donne, comprese quelle riproduttive, possono essere adombrate quando in gioco c’è qualcosa di “più grande”
Che sia il futuro della famiglia americana bianca e benestante, che sia il progetto di Dio, l’importante è che le donne non si mettano in mezzo.
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