Meta prova (ancora) a divincolarsi dal DMA dell’Unione Europea facendo leva su soldi e posti di lavoro

Alcune settimane fa l'ex Gruppo Facebook è stato multato dall'UE per 200 milioni di euro. Zuckerberg ha già chiesto l'aiuto del presidente USA Trump

Mag 15, 2025 - 20:00
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Meta prova (ancora) a divincolarsi dal DMA dell’Unione Europea facendo leva su soldi e posti di lavoro

In tutta Europa le attività generate grazie ai social di Meta (da Facebook a Instagram) avrebbero raggiunto un giro d’affari di 213 miliardi di euro nel 2024. A dirlo è la stessa Big Tech guidata da Mark Zuckerberg che nelle scorse ore ha diffuso attraverso la stampa un comunicato in cui emergono dati che inquadrano il peso anche occupazionale del colosso di Menlo Park. Ad esempio, in Italia le attività collegate ai social dell’ex Gruppo Facebook garantirebbero 176mila posti di lavoro con un impatto economico stimato di 26 miliardi di euro. Tutte le cifre sono contenute in una analisi che inquadra il peso della pubblicità personalizzata di Meta nell’Unione Europea.

Perché Meta ha pubblicato dati su giro d’affari e posti di lavoro in Europa?

Come ha spiegato Meta «ogni euro investito in annunci Meta produce oggi 3,98 euro di ricavi per gli inserzionisti europei». Tutto questo quadro, nella visione della multinazionale di Mark Zuckerberg, potrebbe tuttavia essere stravolto dalle normative dell’Unione Europea. «Le recenti modifiche al nostro modello pubblicitario in risposta agli obblighi previsti dal Digital Markets Act (DMA) rischiano di compromettere significativamente questi risultati – spiega la Big Tech -. Rendere più difficile l’utilizzo delle inserzioni personalizzate comporta un impatto negativo per milioni di aziende europee, soprattutto per quelle che operano con budget limitati».

Non si tratta di una novità. Da tempo le Big Tech americane criticano la normativa europea, come quella del Digital Markets Act e del Digital Services Act. Bruxelles ha più volte multato l’azienda di Zuckerberg: nelle scorse settimana l’ha sanzionata con 200 milioni di euro per aver violato l’obbligo di offrire agli utenti possibilità di scegliere un servizio che utilizzi meno dati personali. A essere raggiunta da una multa era stata anche Apple per mezzo miliardo di euro: si è trattato delle prime sanzioni per inadempienze del DMA.

Meta si è difesa così rispetto all’adv personalizzata: «Secondo un recente sondaggio, l’80% dei consumatori europei preferisce annunci personalizzati piuttosto che generici, a dimostrazione di un modello che crea valore sia per chi investe che per chi riceve i contenuti». L’ex Gruppo Facebook era stato raggiunto da un’altra multa alla fine del 2024: quasi 800 milioni di euro per via di quelle che sono state contestate come pratiche anti-competitive: l’integrazione di Marketplace su Facebook avrebbe danneggiato i competitor in ambito ecommerce.

Cosa pensa Zuckerberg dell’UE

Mark Zuckerberg è cambiato parecchio negli ultimi anni. Il Ceo di Meta è stato uno degli imprenditori che più si sono fatti notare nella propria conversione al trumpismo. Ha affossato il fact-checking sui social del Gruppo, ha accusato l’ex presidente Biden di voler applicare la censura ai tempi del Covid. Ma il sostegno a Trump suggerisce che c’è dell’altro: l’obiettivo è supportare un presidente che possa colpire l’Unione Europea?

In effetti Trump lo sta facendo da mesi, introducendo, minacciando e sospendendo i dazi. Ha definito di recente l’UE più cattiva della Cina. «Non si tratta solo di multe – spiegava alcuni mesi fa un portavoce di Meta rispetto alle sanzioni – si tratta della Commissione che cerca di ostacolare le aziende americane di successo semplicemente perché sono americane». La richiesta che sarebbe stata espressa è di far sì che la Casa Bianca aiuti le Big Tech multate dall’UE. Di fronte alla reazione all’ultima multa da 200 milioni la vicepresidente della Commissione Europea Teresa Ribera ha definito il comportamento di Meta come «un po’ puerile».