Mercedes “rinasce” ma non è colpa di Hamilton: ecco perché
La prima stagione di F1 di Lewis Hamilton come pilota della Ferrari non è iniziata certamente nel migliore dei modi. Il sette volte campione del mondo sta faticando e non poco con la SF-25, vetture totalmente diversa rispetto alla Mercedes, e cambiare le abitudini, a 40 anni, dopo aver vinto praticamente tutto, non è propriamente […]

La prima stagione di F1 di Lewis Hamilton come pilota della Ferrari non è iniziata certamente nel migliore dei modi. Il sette volte campione del mondo sta faticando e non poco con la SF-25, vetture totalmente diversa rispetto alla Mercedes, e cambiare le abitudini, a 40 anni, dopo aver vinto praticamente tutto, non è propriamente facile, e il tempo tanto richiesto deve essere accordato al britannico per adattarsi al meglio.
Lewis, l’avvio più difficile possibile con la Ferrari
Dopo le celebrazioni invernali, con la presentazione a Fiorano davanti ai tifosi, ci si aspettava sicuramente un inizio migliore da parte di Lewis, evidentemente in difficoltà con la monoposto colorata di rosso sin dalla prima sessione di prove libere a Melbourne. Il problema però nasce dalla competitività della monoposto, nettamente inferiore rispetto alle attese e ai proclami nei mesi che hanno preceduto l’esordio mondiale.
Hamilton deve adattarsi a una realtà ben diversa, in una squadra che da quasi 20 anni fatica tremendamente a costruire monoposto in grado di vincere subito, e quando ci è riuscita, vedi il biennio 2017/2018 o il 2022, poi non è mai stata in grado a tenere il passo degli avversari, arretrando terribilmente sotto l’aspetto delle prestazioni e non consentendo ai suoi leader, prima Vettel e poi Leclerc, di andare a giocarsi il mondiale fino alla fine.
Spesso è accaduto anche quello che sta avvenendo adesso, ovvero partire con una vettura non competitiva per le primissime posizioni, corretta tramite aggiornamenti e poi più forte soltanto più in là nella stagione, quando effettivamente risulta essere troppo tardi. Eppure Hamilton aveva dato un primo colpetto all’inizio di questo mondiale, con la vittoria della Sprint Race in Cina, portando a scuola tutti i rivali per gestione gomme e passo gara.
Quello è stato l’unico momento di una stagione fin qui disastrosa dove il sette volte iridato si è trovato a suo agio con la macchina, e sembrava un inizio di un qualcosa che non ha mai avuto seguito, quantomeno fino a questo momento. Leclerc ha preso una direzione tutta sua e che sta nettamente dando i suoi frutti, mentre Lewis sembra ancora spaesato.
A Brackley troppi problemi con le vetture a effetto suolo
Dopo dodici anni, Hamilton ha lasciato la Mercedes, marchio con il quale è stato legato praticamente per tutta la sua carriera, sin dalla GP2 e nei primi anni in F1 a bordo della McLaren, all’epoca team di riferimento della Stella a tre punte. La fortuna della squadra anglo/tedesca è stata proprio quella di azzeccare i regolamenti 2014 e affidarsi a un talento puro come quello di Lewis.
Negli ultimi anni, però, l’idillio ha subito una frenata, fisiologica probabilmente, perché dopo tanto tempo ci sta che arrivino i problemi. Ebbene, con il nuovo regolamento e le vetture a effetto suolo, qualcosa a Brackley si è inceppata: sono cambiati direttori tecnici, ingegneri e quant’altro, eppure un team campione del mondo per quasi un decennio non è mai riuscito a costruire una macchina degna di questo nome, e tra il 2022 e il 2024 sono arrivate soltanto quattro vittorie.
Quest’anno però le cose sembrano andare diversamente: la W16 è nata bene, e Russell sta performando come mai prima d’ora, un qualcosa che potrebbe valergli un rinnovo di contratto a cifre da top driver. Antonelli, giovane 18enne, è costantemente in zona punti, eccezion fatta per la gara del Bahrain dove la strategia non gli ha permesso di giocarsela per posizioni più di prestigio.
Hamilton non certo era il problema
Qualche rumore, proveniente dalla Gran Bretagna (i soliti simpaticoni), ci indica come la separazione tra il talento di Stevenage e la Mercedes sia stata un bene per il team della Stella, indicando nel sette volte campione del mondo la causa principale dei tre anni turbolenti a partire dal 2022, un trend che sembra confermarsi anche in Ferrari, visto l’inizio di stagione deludente da parte del britannico.
Partiamo dal presupposto che la SF-25 non è competitiva, e non crediamo che Hamilton abbia potuto dare così tante indicazioni in fase di progettazione e successiva costruzione della monoposto. Dopodiché, la Mercedes ha insistito da inizio 2022 a metà 2023 con una vettura zero pod e che non ha portato da nessuna parte, se non all’allontanamento di Mike Elliott, il quale era subentrato come direttore tecnico al posto di James Allison, richiamato di fretta e furia dopo i disastri combinati dall’ingegnere di St Austell.
Soltanto nel 2024, con Allison nuovamente a pieno regime, la Mercedes è riuscita a rimettersi in carreggiata, conquistando tre vittorie e rimettendo Hamilton nelle giuste condizioni di correre e performare, con i limiti che la W15 comunque aveva, e anche lo stesso Russell ne ha risentito. Lewis ha sempre trascinato la squadra nei momenti più difficili, anche nelle stagioni dove sembrava esserci qualche difficoltà di troppo, come il 2017 e 2018.
Ci sembra ingeneroso, quindi, attribuire al suo addio la “rinascita” della Mercedes. Innanzitutto, stiamo parlando di una squadra che, al momento, è al massimo la seconda o terza forza del campionato. Inoltre, dimenticare quanto sia stato determinante l’avvicendamento Allison/Elliott con l’introduzione delle vetture a effetto suolo, e i conseguenti fallimenti della W13 e della W14, significa davvero avere l’anello al naso.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari – Mercedes AMG F1 Team