Meloni riferisce in Senato dopo 18 mesi e non parla di niente (anche grazie alle opposizioni)
Dopo circa un anno e mezzo dall’ultima occasione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto il suo quarto question time in Parlamento, ossia una seduta parlamentare dedicata al dialogo diretto tra la premier e i legislatori. In sede di interrogazione, tra i vari temi trattati, Meloni ha parlato di economia, difesa, energia, politica estera, […] The post Meloni riferisce in Senato dopo 18 mesi e non parla di niente (anche grazie alle opposizioni) appeared first on L'INDIPENDENTE.

Dopo circa un anno e mezzo dall’ultima occasione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto il suo quarto question time in Parlamento, ossia una seduta parlamentare dedicata al dialogo diretto tra la premier e i legislatori. In sede di interrogazione, tra i vari temi trattati, Meloni ha parlato di economia, difesa, energia, politica estera, riforme e immigrazione, sottolineando i presunti successi del proprio governo e abbozzando possibili scenari futuri. A conti fatti, tuttavia, poche sono state le effettive domande poste dai rappresentanti di partito, e ancora meno le risposte della presidente: quella che dovrebbe essere un’occasione per discutere dei piani dell’esecutivo su temi chiave è stata così trasformata da ambo le parti in uno scontro politico tra maggioranza e opposizione, in cui si è parlato di tutto, ma non si è detto niente.
Il question time di Giorgia Meloni si è tenuto ieri, mercoledì 8 maggio, nell’Aula del Senato. Il question time è un dibattito tra partiti e rappresentanti di governo che fornisce ai legislatori la possibilità di porre al ministro interessato delle domande. Ogni interlocutore ha posto una domanda alla presidente del Consiglio, per poi replicare alla sua risposta. Ad aprire il question time di ieri è stato il senatore Calenda, rappresentante e segretario di Azione, che ha chiesto a Meloni come il governo intenda operare in materia di difesa nazionale. Meloni ha confermato i piani dell’esecutivo di raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL entro la fine dell’anno, e ha affermato di non voler utilizzare i fondi di coesione dell’UE per gli investimenti nella difesa. In un aspro confronto col senatore Renzi, Meloni ha confermato la propria intenzione di portare avanti la riforma per il premierato, nonché l’apertura a introdurre le preferenze in un’eventuale riforma della legge elettorale, fornendo agli elettori la possibilità di scegliere direttamente il candidato da eleggere. Parlando di politica estera, invece, ha ribadito il proprio sostegno all’Ucraina, al cosiddetto “piano arabo” per Gaza e al mantenimento dei rapporti di vicinanza con gli USA.
Proprio il rapporto di vicinanza con gli USA è stato centrale, e parecchio criticato, in diverse interrogazioni dei parlamentari. Uno dei temi su cui più si è dibattuto a riguardo è quello che i partiti di opposizione descrivono come un servilismo italiano nei confronti degli Stati Uniti, specialmente in materia di interessi economici e nel settore dell’energia. Su questi temi, più che porre domande, si è passati a un confronto acceso, denso di accuse reciproche e, considerando quello che dovrebbe essere il fine del question time, poco produttivo. Meloni è stata accusata di stare destinando «40 miliardi di euro dei contribuenti italiani» agli USA nell’ambito degli accordi lanciati in occasione della sua visita a Washington; la presidente ha affermato che il calcolo di tale somma «è inventato». Per quanto riguarda la questione energetica, Meloni ha affermato di stare portando avanti una strategia di diversificazione dell’approvvigionamento del Paese, che include anche il GNL statunitense. Meloni ha poi parlato di economia, rispondendo prevalentemente a interrogazioni provenienti dagli alleati di governo. I suoi interventi in merito si sono limitati a esporre i presunti successi del governo e a parlare in termini molto generici di piani futuri, senza nominare vere e proprie iniziative. Sempre un parlamentare dei partiti di governo ha chiuso il question time introducendo il tema dell’immigrazione. Anche in questo caso, Meloni ha celebrato i presunti successi dell’esecutivo ed è tornata a criticare la magistratura sul caso Albania.
Tirando una riga, si potrebbe affermare che il question time tenutosi ieri sia stato prevalentemente caratterizzato da una vena polemica da entrambe le parti. Malgrado i temi affrontati siano stati diversi, gli interventi dei legislatori si sono, nella maggior parte dei casi, concentrati sul lanciare critiche (quelli dell’opposizione) o nel tessere lodi (quelli della maggioranza) a Meloni, senza scendere davvero nel merito. I piani di spesa sul riarmo sono stati a malapena menzionati; i presunti strumenti economici a sostegno dei più poveri coperti da semplici slogan; come verrà realmente affrontato il caro bollette resta ignoto; di come l’Italia intenda perseguire la pace in Ucraina non si è parlato; della situazione a Gaza neanche. A quasi 18 mesi dall’ultimo question time, insomma, il dibattito in Parlamento tanto richiesto dalle opposizioni si è concretizzato in un’interrogazione politicizzata, fornendo l’assist al governo per ribadire quello che ripete ogni giorno ed evadere le domande che davvero interessano i cittadini.
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