Mediobanca, la partita su Banca Generali che cambia la finanza italiana
A cura di Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners L’OPS lanciata da Mediobanca su Banca Generali è solo l’ultima mossa di una partita più ampia che sta ridisegnando il panorama del Wealth Management. Più che una fusione, è il sintomo di un cambiamento strutturale: l’industria si sta spostando verso modelli asset light, ricavi... Leggi tutto
A cura di Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners
L’OPS lanciata da Mediobanca su Banca Generali è solo l’ultima mossa di una partita più ampia che sta ridisegnando il panorama del Wealth Management. Più che una fusione, è il sintomo di un cambiamento strutturale: l’industria si sta spostando verso modelli asset light, ricavi ricorrenti e maggiore integrazione tra advisory, private banking e asset management. Ma in un mercato che cambia così velocemente, il vero rischio per il patrimonio non è più la volatilità: è l’inerzia. L’inerzia nel modo di costruire portafogli, nell’affidarsi a modelli superati, nel continuare a decidere come se i mercati fossero lineari e razionali.
Gli ultimi trimestrali dell’S&P 500 confermano un trend: risultati solidi non bastano più. Anche le aziende che hanno battuto le attese — come Apple o Amazon — sono state penalizzate per una guida giudicata debole. Il mercato è diventato iperselettivo, polarizzato, e il costo della delusione è sempre più alto. Il forward P/E è sopra la media quinquennale e la Fed, pur lasciando invariati i tassi, ha chiarito che non è in arrivo un taglio imminente. La tolleranza all’errore si riduce, mentre cresce il valore di chi sa leggere tra le righe. In questo contesto, non basta più un’esposizione passiva agli indici. Serve una strategia evoluta che sappia andare oltre la logica bond/equity, includendo hedge fund, mercati privati e venture capital, con una costruzione di portafoglio che tenga conto della reale diversificazione, della liquidità e della qualità gestionale nei diversi cicli. Ed è proprio nei momenti di crisi che si misurano le scelte migliori. Durante la pandemia, come dopo l’annuncio dei dazi USA-Cina, molti investitori hanno reagito d’impulso: vendite irrazionali, fuga verso il denaro, ribilanciamenti sbagliati. Bias cognitivi come ancoraggio, overconfidence o framing mentale hanno fatto più danni dei drawdown di mercato.
Per questo, l’indipendenza nella consulenza – unità a una governance disciplinata – non è un optional: è un filtro critico contro l’emotività. L’approccio multi-family office, orientato alla personalizzazione e con conflitti d’interesse tendenzialmente azzerati, permette di navigare queste dinamiche con maggiore libertà. Non si tratta di un modello per pochi, ma di una risposta concreta alla crescente complessità: selezione rigorosa, accesso a strategie sofisticate, visione integrata del patrimonio, dal core liquido ai private asset. In sintesi, oggi il rischio non è fare troppo, ma fare troppo tardi. E il vero valore aggiunto non è prevedere il prossimo movimento di mercato, ma costruire e mantenere un’asset allocation strategica solida, diversificata e coerente con gli obiettivi del cliente, capace di adattarsi nel tempo senza inseguire il rumore di breve termine.