Mancano 258mila lavoratori per negozi, ristoranti e hotel: i giovani scelgono altri lavori

I settori del commercio, della ristorazione e dell'alloggio accusano la mancanza di 258mila lavoratori, l'allarme di Confcommercio.

Feb 10, 2025 - 14:14
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Mancano 258mila lavoratori per negozi, ristoranti e hotel: i giovani scelgono altri lavori

Confcommercio ha lanciato un allarme che non potrà essere certo ignorato dalle istituzioni: in Italia mancano 258mila lavoratori nei settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio, con il danno per la crescita economica nazionale che potrà essere molto significativo. Entrando più nello specifico, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro in questi ambiti è salito del 4% nel 2025 rispetto solo allo scorso anno, con Confcommercio che non ha mancato di definire lo scenario come fortemente emergenziale per il Pil italiano. Tra le molteplici cause che hanno contribuito a creare il disallineamento troviamo principalmente il calo demografico, il cambiamento delle preferenze occupazionali e la ridotta mobilità territoriale.

Mancano 258mila lavoratori in Italia, le figure

Nel quadro fornito da Confcommercio sull’occupazione nel settore del commercio, della ristorazione e dell’alloggio, emerge in maniera molto chiara che le aziende avrebbero bisogno di più personale, ma fanno attualmente molto fatica a trovarlo.

In particolare, si legge nel comunicato della confederazione, “il settore del commercio si trova a dover fronteggiare una carenza di figure professionali chiave, come commessi specializzati (nel settore moda e abbigliamento) e lavoratori con competenze specifiche nell’ambito alimentare, come macellai, gastronomi e addetti alla vendita di pesce”. E ancora: “Nel settore della ristorazione, mancano camerieri, barman, cuochi, pizzaioli e gelatai, mentre nelle strutture ricettive si registra una scarsità di cuochi, camerieri e addetti alla pulizia e al riassetto delle camere”.

Si tratta di tutte figure professionali cardine per le aziende prese a riferimento che, al venir meno dei lavoratori sono messe nella condizione di lavorare meno e peggio, con il danno sull’intero sistema economico che potrebbe “compromettere l’andamento del Prodotto interno lordo (PIL)”.

I motivi dello scarso interesse verso questo lavori

Come detto in precedenza, alla base del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nei settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio ci sono una serie di concause che rendono difficile, per non dire impossibile, la buona resa economica degli stessi.

“In primo luogo – si legge nel comunicato della Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo – vi sono fattori strutturali come il calo demografico, con una perdita di 4,8 milioni di individui nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni dal 1982 al 2024″.

E ancora, “si aggiungono cambiamenti nelle preferenze occupazionali, la crescente difficoltà nel trovare lavoratori con il giusto mix di conoscenze, abilità e competenze, e una sempre minore disponibilità alla mobilità territoriale”.

Confcommercio chiede interventi strutturali

Per provare a risolvere la difficile situazione, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha sottolineato l’urgenza di “sostenere le imprese che investono in nuova formazione, anche di immigrati, e rendono più competitivo il nostro Paese”.
Per farlo è necessario un “rafforzamento del legame tra il sistema educativo e il tessuto produttivo“, “in modo da orientare i giovani verso professioni in linea con le esigenze del mercato, incentivare la motivazione e offrire opportunità di stage, tirocini e apprendistato”.

In ultimo, non certo per importanza, secondo Confcommercio è necessario che le parti sociali lavorino al meglio per la rinegoziazione dei contratti collettivi. Più nello specifico, il contratto del terziario è stato oggetto di rinnovo a marzo 2024 al termine di una lunga contrattazione e uno sciopero di categoria che era stato proclamato dai sindacati a dicembre 2023. Dal primo aprile 2024 è stata ufficializzata l’intesa che prevede un aumento di 240 euro per il quarto livello contrattuale, comprensivi di quanto già riconosciuto con il Protocollo straordinario del dicembre 2022. Tale accordo interessa 3 milioni di lavoratori è resterà valido fino al 31 marzo 2027.