La “eRRe” del 23 marzo 2025

«Il fil rouge delle dectetive-story è la dissolvenza tra realtà e finzione» di Antonio Zurlo Avvocato Tre romanzi autonomi, ma che condividono alcuni personaggi, sprazzi di trama e il dedalo di inquietudine esistenziale che trascende le tre trame. Il fil rouge delle dectetive-story è la dissolvenza tra realtà e finzione, nella cornice di una surrealtà […]

Mar 23, 2025 - 12:35
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La “eRRe” del 23 marzo 2025
«Il fil rouge delle dectetive-story è la dissolvenza tra realtà e finzione»

Tre romanzi autonomi, ma che condividono alcuni personaggi, sprazzi di trama e il dedalo di inquietudine esistenziale che trascende le tre trame.

Il fil rouge delle dectetive-story è la dissolvenza tra realtà e finzione, nella cornice di una surrealtà newyorchese, al punto che l’inseguitore diventa l’inseguito, oggetto della stessa indagine che gli era stata commissionata, in uno sconfinamento delle tre storie, che rappresentano (mutuando l’interpretazione autentica che ne dà l’Autore) un diverso stadio di consapevolezza del narratore.

In una città geometricamente informe e labirintica, proscenio di improbabili incontri, anche con donne misteriose e fatali, il protagonista si perde in una riflessione con se stesso, vedendo negli altri il proprio riflesso, delle proprie incongruenze, dei propri insuccessi. Le indagini si risolvono, progressivamente, in tre cold-case, irrisolti e irrisolvibili, perché a una domanda non corrisponde mai una risposta certa, in quanto tutto mutuabile, secondo il disegno imperscrutabile del caos.

Il ritmo incalzante del giallo subisce il fascino della contaminazione metafisica, con cui l’Autore si scompone nei suoi alter-ego, personaggi scrittori (per l’appunto), destinati a spersonalizzarsi, a perdere la propria identità in una labirintica città, che induce a cercare un senso che, per converso, non possiede.
Ne escono sopraffatti dagli eventi, dei quali, loro malgrado, non sono protagonisti e l’unica via di fuga è l’isolamento, sia esso un escamotage letterario, professionale o, non da ultimo, esistenziale.

L’eccentrica trilogia di Auster non è, di sicuro, una lettura semplice, perché il lettore deve essere conscio di essere scherzato anche dall’Autore: tutti i collegamenti, invece che aiutare, rendono la matassa ancora più non dipanabile e abbandonano in quel «nessun luogo», dove, magari, alla fine, ci si può anche ritrovare.

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