Magi (+Europa) sul referendum: “Un sì per la cittadinanza a chi lavora e paga le tasse”
Il promotore del quinto quesito: “Non c’entra nulla con gli irregolari. Il decreto appena approvato in Senato è carente, interviene solo sugli oriundi”

Roma, 17 maggio 2025 – Onorevole Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, come risponde al vicepremier leghista Matteo Salvini che lo giudica “il più pericoloso” dei cinque quesiti?
“Non era lui a dire che gli immigrati che lavorano e pagano le tasse sono ‘suoi fratelli’? Facciamo chiarezza sul fatto che il referendum non c’entra nulla coi fenomeni di irregolarità, arrivi coi barconi, microcriminalità e quant’altro. Ma riguarda i cittadini regolarmente residenti che lavorano, pagano le tasse, sono incensurati e parlano italiano: che sono le condizioni per la concessione della cittadinanza”.
Quindi col referendum che cosa cambierebbe?
“Il quesito interviene dimezzando gli anni di legale soggiorno continuativo. Attualmente sono richiesti 10 anni più 3 di procedura amministrativa, in caso di vittoria del referendum diventerebbero 5 anni più 3. Questo per fare domanda di cittadinanza: che rimane una concessione dello Stato nei confronti dei cittadini che – come dicevo – sono in grado di dimostrare di essere regolarmente residenti, lavorare, pagare le tasse, non avere precedenti e conoscere la lingua”.
Giovedì il Senato ha approvato il decreto cittadinanza, che va alla Camera per il sì definitivo. Ma dopo tanto dibattere di ‘ius scholae’ rimane solo una restrizione delle maglie larghe per gli oriundi...
“Mi pare eclatante. Dopo un’estate trascorsa a discutere di ‘ius scholae’ non si prevede nulla per i giovani stranieri, su cui Forza Italia aveva promesso che avrebbe fatto sul serio. Con un decreto voluto da Antonio Tajani, il governo modifica la legge sulla cittadinanza del 1992 in modo restrittivo sugli oriundi, ma incredibilmente non muove un dito per favorire l’acquisizione della cittadinanza da parte di chi è nato in Italia o ci è arrivato in fasce, che è l’immane stortura della nostra legislazione”.Il deputato Magi fa irruzione alla Camera vestito da fantasma: espulso. Il video
Difatti sono decenni che si discute di ‘ius soli’ e ‘ius scholae’...
“Appena approvata la legge nel 1992 se n’è percepito il limite. Diversi governi hanno provato a modificarla e anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello della Camera Gianfranco Fini sollecitarono un intervento. Sta di fatto che ci ritroviamo con una delle normative tra le più restrittive per i tanti nati o arrivati giovanissimi in Italia, che si sentono a tutti gli effetti nostri concittadini e lo sono di fatto, ma non di diritto. E questo è dovuto anche alla difficoltà di diventare cittadini per i genitori”.
Il Sì al referendum colmerebbe in parte questa lacuna?
“Oltre agli adulti direttamente interessati, che si aggirano intorno al milione e mezzo, la legge prevede che la cittadinanza sia trasmessa ai figli conviventi. Ciò riguarderebbe circa 3-400mila minori che sono italiani a tutti gli effetti, vanno a scuola, fanno sport e il tifo, ma cui è negata la cittadinanza. Trovo incomprensibile che i liberali di Forza Italia non condividano questo proposito. Come un altro aspetto proprio del liberalismo, cioè il fatto che i residenti che lavorano e pagano le tasse dovrebbero veder riconosciuto il proprio diritto alla cittadinanza”.