L’ultradestra spagnola è spiazzata dai dazi: si scaglia contro l’Europa, ma appare imbarazzata

Giorgia Meloni sui dazi commenta sottovoce, minimizza oppure ostenta fiducia. Anche Salvini sembra poco allarmato, mantiene un inusuale riserbo che è quasi distacco. In Spagna le reazioni alle misure economiche protezionistiche sono meno compassate e le acque della politica molto più agitate. Le scelte trumpiane hanno segnato un solco ancora più netto tra la destra […] L'articolo L’ultradestra spagnola è spiazzata dai dazi: si scaglia contro l’Europa, ma appare imbarazzata proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 4, 2025 - 13:59
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L’ultradestra spagnola è spiazzata dai dazi: si scaglia contro l’Europa, ma appare imbarazzata

Giorgia Meloni sui dazi commenta sottovoce, minimizza oppure ostenta fiducia. Anche Salvini sembra poco allarmato, mantiene un inusuale riserbo che è quasi distacco.
In Spagna le reazioni alle misure economiche protezionistiche sono meno compassate e le acque della politica molto più agitate. Le scelte trumpiane hanno segnato un solco ancora più netto tra la destra moderata dei populares e l’ultradestra di Vox, formazione integrata nella rete internazionale dei sovranisti, quella che dà vita alla ‘Conservative Political Action Conference’.

Santiago Abascal venera Trump, al pari di Salvini; entrambi, da qualche tempo, hanno riposto nell’armadio le camicie di taglio spagnolo a quadretti stretti e le felpe ampie da ultras del calcio con il nome delle città, per indossare abiti blaser con cravatta rossa. La ‘divisa’ ufficiale del conservatorismo radicale.

In queste ore il leader di Vox ha usato tattiche attendiste: i dazi, seppur annunciati, hanno spiazzato, e il silenzio è apparso sempre più imbarazzato man mano che si susseguivano le disamine sui riflessi interni del protezionismo americano e ad ogni nuova analisi sulle prospettive cupe dell’agroalimentare spagnolo, vera forza trainante delle esportazioni oltreoceano.

Abascal è in una morsa, stretto da un lato dai proclami del premier Pedro Sánchez che, rimarcando il respiro corto del sovranismo economico, rilancia l’interventismo statuale e, dall’altro, da Alberto Núñez Feijóo il quale approfitta degli eventi per propugnare un moderatismo ancorato ai valori liberali ed europei. In questa linea il leader dei Populares ha con forza sottolineato come i “patrioti” – così si definiscono i seguaci di Abascal, al pari dei sostenitori di Fratelli d’Italia – non possono difendere né supportare chi danneggia le imprese spagnole.

Abascal tentenna: pochi scorsi fa esaltava il ruolo di Giorgia Meloni, unica ‘pontiere’ tra un grande paese della Ue e l’amministrazione americana. Oggi, visto che l’Italia non sembra poter godere di un trattamento di favore rispetto a quegli Stati europei con posizioni più critiche verso il tycoon, Abascal rompe il silenzio e con vigore si scaglia contro quell’Europa dei burocrati incapace di trattare. O contro l’Agenda verde a suo dire sostenuta a Bruxelles dal pilastro del consociativismo di socialisti e popolari.

Nelle ore più convulse di un tempo incerto un solo dato è chiaro: i rapporti privilegiati di Meloni e Abascal con il mondo trumpiano – i due sono stati tra i pochi politici europei invitati a Washington all’atto di insediamento del neo presidente – servono per qualche stretta di mano, per uno scatto fotografico o poco altro. Ciò che rimane è il timido ottimismo di Meloni, la frustrazione soffocata di Salvini, l’imbarazzo inquieto di Abascal.

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