L’omicida si lancia dal Duomo

Evaso dal carcere, era in fuga da venerdì. Trovato il corpo della donna che era con lui. .

Mag 12, 2025 - 06:49
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L’omicida si lancia dal Duomo

"Guarda quello, si sta sporgendo troppo per fare un video...". Sono le 13.40 di ieri, siamo sulle Terrazze del Duomo di Milano. Una donna che si trova in un palazzo di fronte alla Cattedrale nota un visitatore in bilico sulla balaustra a diverse decine di metri di altezza e lo riprende con lo smartphone: dopo pochi secondi lo vede lanciarsi nel vuoto e precipitare davanti a centinaia di persone che stanno trascorrendo un soleggiato pomeriggio domenicale per le vie del centro. Il suicida non ha documenti con sé, ma le frasi in latino tatuate sui bicipiti e due mani incrociate sulla schiena lo identificato senza ombra di dubbio: è Emanuele De Maria, il detenuto evaso due giorni da Bollate e autore del tentato omicidio di un collega di lavoro all’hotel Berna in zona Stazione Centrale, dove prestava servizio da un anno e mezzo come addetto alla reception con la formula del permesso di lavoro all’esterno. Nella tasca dei pantaloni, i poliziotti gli trovano una bustina con una ciocca di capelli e una fototessera, staccata dalla carta d’identità della cinquantenne cingalese Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya, barista della caffetteria dell’albergo con cui aveva una relazione. Pure lei è sparita da circa 48 ore, dopo aver incontrato De Maria a due passi da casa, al confine con Cinisello Balsamo: un occhio elettronico li ha immortalati insieme, con gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia, mentre entrano nel Parco Nord alle 15.14 di venerdì. Il terribile sospetto è che pure lei sia morta: da lì non è mai uscita; lui, invece, è rispuntato poco dopo le 17, quando ha ripreso la metropolitana al capolinea di Bignami con la borsa di lei in mano.

Proprio nei minuti in cui i funzionari della Squadra mobile scoprono che il cadavere appartiene al trentacinquenne napoletano, i carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Sesto San Giovanni, coordinati dal colonnello Antonio Coppola e dal maggiore Giuseppe Sacco, e i vigili del fuoco riprendono le ricerche nell’immenso polmone verde. Inizialmente i sommozzatori si immergono in un laghetto di fianco all’aeroporto di Bresso, ma poco dopo la segnalazione di un passante indirizza la perlustrazione qualche chilometro più a sud, dietro un liceo di viale Testi: nella boscaglia c’è il corpo di una donna, vestita, con due tagli alla base del collo e altrettanti ai polsi, in verticale e probabilmente fatti post mortem; il killer le ha incrociato le mani sul petto dopo averla assassinata, come a voler in qualche modo ricomporre la salma prima di andarsene.

È Chamila, uccisa, stando ai primi accertamenti, perché voleva lasciare De Maria. Lui non le ha lasciato scampo, forse dopo un violento litigio, come aveva fatto poco più di otto anni fa a Castel Volturno, quando aveva ammazzato una ventitrenne tunisina in un albergo dismesso per poi scappare in Germania. Ora sarà l’autopsia, disposta dal pm Francesco De Tommasi, a stabilire con certezza tempi e modalità dell’agguato letale, anche se alcune informazioni sono già arrivate dal cellulare di lei: l’app per il conteggio dei passi non ha più indicato movimenti tra le 15.30 e le 16.30, quasi certamente il lasso di tempo in cui la cinquantenne è stata accoltellata a morte e poi nascosta tra i rovi. Con la stessa lama, De Maria ha poi aggredito all’alba di sabato il cinquantenne egiziano Hani F.A., pure lui dipendente del bar interno dell’albergo di via Napo Torriani, sferrandogli cinque fendenti tra gola e torace; solo un intervento chirurgico di sette ore al Niguarda gli ha salvato la vita. Sentito ieri mattina dagli agenti della Mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, l’uomo ha riferito che in più occasioni avrebbe messo in guardia la coetanea, che conosceva da dieci anni, dicendole in sostanza di stare attenta a De Maria. Quelle frasi lo avrebbero quindi reso un bersaglio da eliminare. Un altro dopo Chamila. Prima di farla finita.

Nicola Palma