“L’obesità è una malattia”: sì della Camera alla legge. La dottoressa Colao: “Svolta storica, Italia primo Paese al mondo. Ancora troppi pregiudizi sul tema”
In Italia 6 milioni di adulti sono obesi e il 40% sovrappeso. In altre parole, oltre il 50% della popolazione deve fare i conti con i chili di troppo. Per non parlare dei nostri bambini che sono tra i primi in Europa ad avere un peso oltre la norma. Un primato poco lusinghiero, anche di […] L'articolo “L’obesità è una malattia”: sì della Camera alla legge. La dottoressa Colao: “Svolta storica, Italia primo Paese al mondo. Ancora troppi pregiudizi sul tema” proviene da Il Fatto Quotidiano.

In Italia 6 milioni di adulti sono obesi e il 40% sovrappeso. In altre parole, oltre il 50% della popolazione deve fare i conti con i chili di troppo. Per non parlare dei nostri bambini che sono tra i primi in Europa ad avere un peso oltre la norma. Un primato poco lusinghiero, anche di fronte alla stucchevole retorica del “Paese della Dieta mediterranea” che dovrebbe farci distinguere in qualità di vita. Ma qualcosa si sta muovendo per invertire la tendenza. La Camera dei Deputati ha infatti approvato martedì 7 maggio 2025, con 155 voti favorevoli e 103 astenuti, la proposta di legge per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica. Il testo, promosso dal deputato Roberto Pella (Forza Italia), mira a colmare un vuoto normativo importante e a inquadrare l’obesità non più come una semplice condizione fisica, ma come una vera e propria patologia, da prevenire e curare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Siamo la prima nazione al mondo a legiferare su questo problema di salute pubblica. Un vero salto culturale che pone le basi per una svolta nella lotta all’obesità.
Il contenuto della legge sull’obesità
Il provvedimento, ora atteso al vaglio del Senato, introduce per la prima volta una cornice giuridica chiara che consente l’inserimento delle prestazioni per la diagnosi, cura e prevenzione dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questo significa che tali servizi saranno garantiti gratuitamente a tutti i cittadini attraverso il SSN. La legge si compone in sei articoli e prevede un approccio multidisciplinare alla gestione dell’obesità, coinvolgendo medici di base, specialisti, nutrizionisti e psicologi. Oltre agli aspetti clinici, il testo affronta anche la dimensione culturale e sociale del problema, con l’obiettivo di contrastare lo stigma e la discriminazione che spesso colpiscono le persone obese.
Tra le misure previste spicca l’istituzione di un Osservatorio nazionale sull’obesità presso il Ministero della Salute. Questo organismo avrà il compito di monitorare i dati epidemiologici, promuovere la ricerca e coordinare le politiche sanitarie a livello nazionale. È inoltre previsto un finanziamento crescente: 700mila euro nel 2025, 800mila euro nel 2026, fino a raggiungere 1,2 milioni di euro annui dal 2027 in poi. L’obesità è una delle principali cause di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcune forme di tumore, ed è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una delle emergenze sanitarie globali più gravi del XXI secolo. “Si tratta di un grande passo avanti per la sanità pubblica italiana e per la dignità di milioni di cittadini – ha dichiarato Pella -. Riconoscere l’obesità come malattia significa anche offrire strumenti concreti di prevenzione e superare i pregiudizi che ancora circondano questa condizione”.
Una svolta storica
“Ieri abbiamo festeggiato questo primo passaggio, in attesa che anche al Senato sia approvato il disegno di Legge – spiega al FattoQuotidiano.it la professoressa Anna Maria Colao, endocrinologa e presidente Sie (Società italiana di endocrinologia), professore ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo, cattedra Unesco di Educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile, università Federico II di Napoli, che ha fatto parte della commissione scientifica per l’elaborazione della proposta di legge sull’obesità -. Siamo il primo Paese che si muove per una legge sull’obesità, una svolta storica per tutti i pazienti che vivono questo disagio da una vita”. Le ricadute pratiche della legge per chi soffre di obesità, in particolare nelle forme più gravi, è che se fino a qualche tempo fa era considerato un problema più banalmente estetico, oggi sappiamo che siamo di fronte a una malattia che potremmo “inserirla nelle diagnosi di cura come un’aggravante, per esempio, di un problema intestinale, renale o cardiaco o polmonare – continua Colao –. A oggi, se un paziente con altre patologie è anche obeso, noi ignoriamo questa sua condizione clinica con la conseguenza che lo stesso paziente andrà incontro a delle complicanze di salute per le quali occorreranno altre terapie che rappresentano maggiori costi per lo Stato e un grave peso per la qualità di vita del paziente”.
L’obesità è una malattia
La legge quindi ci porterà a considerare l’obesità come una vera e propria malattia. Come lo è il diabete, un tumore, un problema cardiovascolare. Questo comporta che una persona obesa possa essere inserita in un percorso terapeutico, con la possibilità di essere in buona parte rimborsata dal Servizio sanitario nazionale per le spese delle cure. “Teniamo conto che finora, solo chi ha sufficienti risorse economiche può permettersi di trattare l’obesità andando da uno specialista privato, come un nutrizionista, per farsi fare piani alimentari individuali o per acquistare uno specifico farmaco – sottolinea l’esperta -. Per chi invece presenta un’obesità su base multifattoriale genetica e non ha risorse economiche per pagarsi le cure è costretto a subire questa condizione e andare incontro al rischio di diabete, malattie cardiovascolari, anche alcune forme di tumore collegate al tratto digestivo, o il tumore alla mammella”.
Inoltre, la legge potrà aiutare a togliere un grosso pregiudizio su chi soffre di obesità: “C’è uno stigma terribile nei confronti di questi pazienti – aggiunge Colao – vengono considerati colpevoli ma è assolutamente falso. Chi è obeso non ha le stesse possibilità di metabolizzare gli alimenti nello come una persona magra”. Questo forse significa che lo stile di vita non incide sulla patologia? “Certo che conta, è il primo passo per la prevenzione – risponde l’endocrinologa -. Ma quando si arriva a una grave forma di obesità, l’unica strada è la chirurgia dell’obesità, l’unico intervento che viene rimborsato dallo Stato. Significa che persone con poche risorse economiche non possono accedere a terapie intermedie evitando un intervento più drastico”.
Gli interventi più urgenti per la prevenzione
Su quali fronti si dovrebbe agire per ridurre quella che può essere definita “epidemia di obesità” e che la Legge potrebbe aiutare a incentivare? “Prima di tutto l’informazione, sensibilizzando i più piccoli sul mangiare sano. Ma occorre coinvolgere tutti, la scuola, i genitori, gli stessi nonni che spesso hanno in cura i bambini”, sottolinea Colao. Ma è sulla qualità del cibo che occorrerebbe dare una svolta significativa. Non si tratta, secondo gli esperti, infatti, solo di semplicemente “mangiare meno”: “L’aumento di persone con problemi di peso è epidemiologicamente troppo rapido – prosegue Colao – significa che stiamo mangiando cibi largamente inquinati che hanno modificato anche il metabolismo, ossia la nostra capacità di elaborare le informazioni energetiche”. Sotto accusa quindi il cibo industriale, i conservanti e additivi, ma anche la troppa chimica impiegata nell’agricoltura.
“L’agricoltura e la grande distribuzione non possono chiamarsi fuori dagli interventi di prevenzione dell’obesità – aggiunge il professor Pierluigi Rossi, medico specialista in Scienza dell’alimentazione e docente all’università degli Studi di Siena -. La persona obesa spesso non ha le conoscenze per capire cosa sta succedendo al suo corpo”. “Non abbiamo più accesso al cibo così come viene originato”, ribatte Colao -. Pensiamo agli allevamenti intensivi, ai prodotti vegetali che arrivavano da tutto il mondo in container e sottoposti a interventi di conservazione e trattamento che incidono poi sull’assorbimento del nostro organismo”. E poi andrebbe “aggiornata la classe medica – tiene a sottolineare Rossi – che non ha alcuna preparazione in scienza dell’alimentazione ed è totalmente impreparata ad affrontare la clinica e la fisiopatologia dell’obesità nel corpo umano. Anche per arginare quello che definisco ‘gossip dietetico commerciale’ ossia un’attività svolta da presunti esperti di alimentazione che ricercano solo un ritorno economico senza nessuna reale competenza”.
Più attività fisica
Ridurre il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità significa anche dotare tutte le scuole di strutture adatte all’esercizio fisico e allo sport. “Non possiamo più accettare che i ragazzi facciano educazione fisica restando seduti ai banchi perché non c’è una palestra che possa permettergli di svolgerla”, denuncia Colao. Certo, le cifre stanziate dalla proposta di legge non sembrano ancora adeguate per interventi efficaci sull’informazione e formazione dei cittadini anche su questo tema, “ma è comunque un primo passo importante – conclude Colao – per arrivare a un traguardo più significativo tra qualche anno. Voglio essere ottimista.
L'articolo “L’obesità è una malattia”: sì della Camera alla legge. La dottoressa Colao: “Svolta storica, Italia primo Paese al mondo. Ancora troppi pregiudizi sul tema” proviene da Il Fatto Quotidiano.