L’inverno demografico gela l’Italia. Ecco quanto incide la spesa per un figlio sugli stipendi

La radiografia dell’Inps stima un calo della popolazione costante nei prossimi dieci anni. Senza inversione di rotta, nel 2050 il 34% degli italiani sarà over 65

Apr 13, 2025 - 18:06
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L’inverno demografico gela l’Italia. Ecco quanto incide la spesa per un figlio sugli stipendi

Roma, 13 aprile 2025 – Il calo della popolazione residente sarà costante nei prossimi decenni: da circa 59 milioni nel 2023, a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 e 46,1 milioni nel 2080. Entro il 2050 il 34,5% della popolazione italiana sarà composta da over 65. Entro il 2043, il 40% delle famiglie sarà composto da una sola persona. La nascita di un figlio, d’altra parte, comporta un calo medio del 16% nelle retribuzioni femminili e un +18% di rischio di uscita dal lavoro. Sono i numeri principali dell’inverno demografico nella versione Inps, quelli messi neri su bianco dalla tecnostruttura dell’Istituto in una memoria specifica presentata nell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica.

Il crollo della popolazione

Secondo quanto emerge dai dati dell’Ente, le più recenti previsioni demografiche confermano un quadro potenzialmente critico per il futuro del Paese. Il calo della popolazione residente sarà costante nei prossimi decenni: da circa 59 milioni nel 2023, a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 e 46,1 milioni nel 2080. All’origine della contrazione vi è una dinamica demografica negativa in atto da oltre vent’anni. Neanche negli scenari più favorevoli, secondo le previsioni dell’Inps, il numero di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi, soprattutto considerando che, nel 2024, il tasso di fecondità è di 1,18 figli per donna, nuovo minimo storico rispetto al 1995.

L’invecchiamento della popolazione

L’invecchiamento della popolazione rappresenta un ulteriore fattore di pressione demografica. Secondo quanto messo in evidenza dall’Inps, entro il 2050 il 34,5% della popolazione italiana sarà composta da over 65. Il rapporto tra popolazione anziana e popolazione in età lavorativa subirà un deterioramento maggiore rispetto alla media UE: in Italia si passerà dal 40,8% del 2022 al 65,5% nel 2070. Preoccupano anche i flussi migratori giovanili: tra il 2012 e il 2022, circa 352 mila giovani tra i 25 e i 34 anni si sono trasferiti all’estero, mentre solo 104 mila sono rientrati, con un saldo negativo che alimenta l’indice di vecchiaia. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’Inps ha riscontrato alcuni segnali positivi, con un tasso di occupazione pari al 63% a febbraio 2025 e una disoccupazione sotto il 6%. L’Italia, però, resta al di sotto della media UE per l’occupazione nella fascia 15-64 anni, con un tasso poco sopra il 62%, rispetto al 71% europeo. Persistono ampie criticità per donne e giovani.

La spesa pensionistica regge

Nel corso dell’audizione, i tecnici dell’Inps hanno spiegato anche che la spesa pensionistica è cresciuta al 15,4% in rapporto al Pil nel 2024, trainata dall’elevata indicizzazione delle pensioni e dai prepensionamenti. Il rapporto tra la crescita della spesa per le pensioni e il Pil è previsto in aumento fino al 2040 (17,1%), per poi scendere progressivamente al 16% nel 2050 e al 14,1% nel 2060. L’equilibrio del sistema resta garantito, ma è necessario rafforzare le entrate contributive, sia in termini di quantità che di qualità del lavoro.

Per sostenere il sistema previdenziale ha indicato la necessità di ampliare la base contributiva, agendo su occupazione e continuità lavorativa. Per l’Istituto è fondamentale, perciò, incentivare la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani. Sotto osservazione, in particolare, le carriere femminili, spesso discontinue e penalizzate dalla maternità.

Il ‘costo’ di un figlio

I dati forniti dall’Inps indicano che la nascita di un figlio comporta un calo medio del 16% nelle retribuzioni femminili e un +18% di rischio di uscita dal lavoro. Per quanto riguarda i giovani, l’Inps ha ribadito l’urgenza di colmare il mismatch tra domanda e offerta da parte delle imprese. Dall’Inps segnalano anche che nel 2023 il reddito medio da lavoro ha toccato i 25.259 euro (+2,9%), ma non ha tenuto il passo dell’inflazione (+5,7%). In questo contesto, la contrattazione collettiva si conferma uno strumento essenziale.

Famiglie single

Entro il 2043, il 40% delle famiglie sarà composto da una sola persona. Si prevede che ci saranno 6,2 milioni di persone over 65 (+38%) e 4 milioni di over 75 (+4%) che vivranno da sole. In questo scenario, il ruolo dell’Istituto nell’attuare nuove politiche per la non autosufficienza degli anziani è fondamentale. Tra tutte, spicca l’importante compito svolto dall’Inps nell’erogazione della Prestazione Unica e Universale a favore degli anziani non autosufficienti. La misura, in vigore dal 1° gennaio 2025, è finalizzata al potenziamento progressivo delle prestazioni assistenziali di sostegno alla domiciliarità e all’autonomia personale.