Libia, Tripoli sospende l’attività di Unhcr e ong: “Minano la sovranità e alterano l’equilibrio demografico”
Mentre il governo italiano fa intercettare le ong dai servizi segreti, come il sottosegretario Alfredo Mantovano ha ammesso sul caso Paragon, il governo libico di Tripoli ne sospende l’attività, compresa quella dell’Unhcr, l’Agenzia ONU per i rifugiati. L’accusa è di voler minare la sovranità dello Stato libico, come da un comunicato del 2 aprile dell’Agenzia […] L'articolo Libia, Tripoli sospende l’attività di Unhcr e ong: “Minano la sovranità e alterano l’equilibrio demografico” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mentre il governo italiano fa intercettare le ong dai servizi segreti, come il sottosegretario Alfredo Mantovano ha ammesso sul caso Paragon, il governo libico di Tripoli ne sospende l’attività, compresa quella dell’Unhcr, l’Agenzia ONU per i rifugiati. L’accusa è di voler minare la sovranità dello Stato libico, come da un comunicato del 2 aprile dell’Agenzia per la sicurezza interna (Isa). Le organizzazioni coinvolte nella sospensione includono International Rescue Committee (Irc), Norwegian Refugee Council, Terre des Hommes Italia, International Medical Corps, Danish Refugee Council, Médecins Sans Frontières, CARE Germania-Lussemburgo, e le italiane Intersos, Acted e Cesvi, oltre all’Unhcr. Il portavoce dell’Isa, Salem Gheith, ha detto che l’Agenzia ha le prove di “attività coordinate da organizzazioni internazionali sotto copertura umanitaria, per insediare sul territorio libico cittadini migranti irregolari, in particolare di origine subsahariana”. L’accusa è di “favoreggiamento del cambiamento demografico”, ma anche di “incoraggiamento di valori contrari all’identità libica, come il cristianesimo, l’ateismo, la promozione dell’omosessualità e della decadenza morale”.
“Le attività svolte da queste organizzazioni, sebbene formalmente registrate presso la Commissione della società civile, hanno superato i limiti dei loro mandati operativi, esercitando un’influenza dannosa sulla società libica, sul piano sociale, religioso ed economico”, riporta l’Agenzia Nova riprendendo il comunicato. “Le autorità ritengono che tali Ong abbiano agito “al di fuori di ogni coordinamento con lo Stato, firmando protocolli e avviando progetti con enti stranieri senza autorizzazione””. Quanto all’Unhcr, la nota aggiunge che “la cooperazione tra l’Unhcr e l’Irc si è concretizzata in una rete parallela di assistenza medica ai migranti irregolari, alimentando nei fatti un modello di insediamento strutturato e duraturo di queste popolazioni sul territorio libico: una grave violazione della sovranità libica e del principio di non ingerenza sancito dal diritto internazionale”. Per evidenziare il pericolo di una “strategia a lungo termine per modificare la composizione demografica del Paese”, le autorità tripoline hanno evocato le tensioni in Tunisia tra locali e migranti. Tensioni che in Libia “potrebbero avere conseguenze drammatiche in un contesto già segnato dalla diffusione delle armi”.
“Dalla metà di marzo, l’Agenzia per la sicurezza interna libica (Isa) ha convocato e interrogato il personale delle organizzazioni non governative in Libia che si occupano di persone migranti e rifugiati, nonché lo staff di cliniche mediche private che collaborano a queste attività. I trasferimenti dei pazienti verso queste strutture sanitarie per ricevere cure mediche sono stati interrotti in seguito agli ordini dell’Isa”, fa sapere Medici senza frontiere. L’organizzazione francese è accusata anche di aver “formato i medici libici sull’aborto sicuro, che viola la legge islamica, senza che le autorità competenti ne fossero a conoscenza”. La ong, in Libia dal 2011 per fornire “assistenza sanitaria di base, diagnosi e cura della tubercolosi, supporto alla salute mentale e consulenze sulla salute sessuale e riproduttiva a persone libiche e straniere”, afferma di aver sempre lavorato “in collaborazione con le autorità sanitarie libiche, da cui ha ricevuto l’autorizzazione a poter operare nel paese. L’unico scopo dei progetti di Msf in Libia è fornire assistenza medica alle persone con bisogni medici”, effettuando, nel solo 2024, “15.018 visite mediche, 3.024 sessioni di salute mentale e 2.035 visite per pazienti con la tubercolosi”.
Nelle sue accuse Tripoli tira in ballo anche “potenze straniere”, che avrebbero strumentalizzato le organizzazioni umanitarie per “influenzare le dinamiche interne alla Libia”. Accuse che arrivano mentre il presidente Donald Trump, ha scritto il Wall Street Journal, starebbe negoziando con numerosi Paesi in Africa, America Latina ed Europa orientale perché accolgano i migranti deportati dagli Stati Uniti. Tra questi Paesi c’è anche la Libia, oltre a Ruanda, Benin, Mongolia e Kosovo. Un’offerta apparentemente delicata, in un Paese dove le rivalità politiche si ricompongono proprio nel rifiuto ad ogni ipotesi di reinsediamento dei migranti irregolari nel Paese. E che dichiara, in base alle stime del ministro dell’Interno di Tripoli, Imad Trabelsi, di ospitare già oltre tre milioni di migranti irregolari. Stima smentita dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), che ha censito 800 mila stranieri in tutto, di cui due terzi occupati. Poco importa: la Libia continua a dire di essere stata abbandonata nella gestione di quella che ha definito “una minaccia strategica”, da affrontare attraverso un “fronte nazionale”, e dunque trasversale a Tripoli e Bengasi, come auspicato di recente da Trabelsi.
Tra le reazioni al comunicato dei servizi tripolini c’è anche chi sospetta che la mossa serva solo a eliminare testimoni scomodi, mentre proseguono le indagini della Corte penale internazionale, in Tripolitania ma anche nella Cirenaica ed il Fezzan, a carico di comandanti militari. La fretta del governo Meloni di rimpatriare il generale libico Almasri, eludendo il mandato internazionale dell’Aja, potrebbe aver tutelato gli stessi interessi dietro al bando dell’Unhcr e delle nove ong. “L’attacco all’azione umanitaria in Libia è un punto di non ritorno che richiederebbe un immediato passo indietro dagli accordi Italia-Libia. Cade la maschera delle politiche migratorie con cui Italia e Unione europea da anni strumentalizzano la presenza umanitaria in Libia per giustificare e continuare a finanziare le politiche di respingimento. Oggi che la Libia mette al bando l’UNHCR e nove ONG internazionali, che posizione prenderanno l’Italia e gli governi europei per proteggere lo spazio umanitario? Faranno finta di niente pur di portare avanti l’operazione di contenimento delle persone migranti sull’altra riva del Mediterraneo, anche al costo di farsi ricattare a discapito del rispetto dei diritti fondamentali delle persone in fuga, come nel recente scandalo Almasri?”, ha dichiarato Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch.
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