L’evoluzione di Greta Thunberg: se la difesa dell’ambiente passa anche dalla lotta per i diritti umani

Greta Thunberg nasce a Stoccolma nel 2003 e, ancora adolescente, sceglie di non restare in silenzio. A 15 anni inizia a scioperare per il clima ogni venerdì, dando vita al movimento globale “Fridays for Future”. Da lì in poi, prende parte ai più importanti summit internazionali, affronta lunghe traversate in barca a vela per recarsi […] The post L’evoluzione di Greta Thunberg: se la difesa dell’ambiente passa anche dalla lotta per i diritti umani appeared first on The Wom.

Mag 15, 2025 - 11:04
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L’evoluzione di Greta Thunberg: se la difesa dell’ambiente passa anche dalla lotta per i diritti umani
Quando pensiamo a Greta Thunberg, ci tornano in mente le sue proteste silenziose davanti al Parlamento svedese, i suoi discorsi infuocati alle conferenze sul clima e quel cartello: “Skolstrejk för klimatet” che ha ispirato un’intera generazione. Però, dietro la figura simbolo della lotta ambientale, si nasconde una visione più ampia e profonda: la consapevolezza che la crisi climatica è, prima di tutto, una crisi dei diritti umani. Oggi scopriremo insieme come queste due crisi sono interconnesse ed in che modo è evoluta la figura di Greta

Greta Thunberg nasce a Stoccolma nel 2003 e, ancora adolescente, sceglie di non restare in silenzio. A 15 anni inizia a scioperare per il clima ogni venerdì, dando vita al movimento globale “Fridays for Future”. Da lì in poi, prende parte ai più importanti summit internazionali, affronta lunghe traversate in barca a vela per recarsi alle COP, pronuncia frasi diventate storiche, ma soprattutto dimostra che l’attivismo non ha età e non si è mai troppo piccoli o troppo grandi per fare la differenza.

La trasformazione dell’impegno politico di Greta Thunberg

Negli ultimi anni, la sua lotta si è evoluta diventando una lotta sociale e forse, anche per questo, è scomparsa dalle scene mediatiche. Nel 2023, Greta partecipa a una serie di proteste in Norvegia contro la costruzione di parchi eolici su territori tradizionalmente utilizzati dal popolo Sámi per l’allevamento delle renne. Nonostante una sentenza della Corte Suprema norvegese del 2021 avesse dichiarato quegli impianti illegali, le turbine erano ancora lì, a girare. In quell’occasione, Greta è chiara: “I diritti indigeni e i diritti umani devono andare di pari passo con la protezione del clima. Altrimenti, non è giustizia climatica”.

Il messaggio è potente e pone una domanda scomoda:

può davvero esistere una transizione ecologica che ignora i popoli che vivono più a stretto contatto con la natura e anche i primi che ne stanno pagando le conseguenze?

Le proteste in difesa del popolo Sámi diventano un simbolo di tutte quelle battaglie in cui l’ambiente e i diritti delle comunità locali si incontrano o si scontrano. A seconda dei punti di vista.

E ancora, nel febbraio 2025, durante un intervento all’Università di Oslo, Greta ribadisce il concetto: “Come possiamo aspettarci che il mondo si preoccupi del clima se non si preoccupa delle persone?” Una frase che racchiude tutta la visione del suo attivismo, fatto non solo di numeri e CO₂, ma anche di empatia, inclusione e rispetto.

La spaccatura nel movimento Fridays for Future

Greta però non si è fermata a questo e ha abbracciato anche la causa palestinese fondendola alla lotta ambientale. Durante una manifestazione dei Fridays for Future a Milano ha guidato il corteo indossando una Kefiah e camminadno dietro ad uno striscione che recitava: “Stop Genocide, Stop Ecocide”. A questo, ha affiancato diverse partecipazioni a proteste pro-palestinesi in diverse città europee, tra cui Berlino e Copenaghen. Tutto questo ha portato ad una inevitabile spaccatura e presa di distanza da parte del movimento Fridays for Future e di molti attivisti, con la leader del movimento tedesco Luisa Neubauer che si è detta “delusa dal fatto che Greta Thunberg non abbia nulla di concreto da dire sulle vittime ebree del massacro del 7 ottobre”. Tuttavia, Greta continua a sostenere la propria posizione.

Greta Thunberg a una manifestazione pro-Palestina in Germania
Greta Thunberg a una manifestazione pro-Palestina in Germania

Se da un lato, oggi più che mai, è fondamentale ricordare che non si può salvare il pianeta senza prendersi cura delle persone che lo abitano, dall’altro è altrettanto importante evitare di mescolare la scienza (e una battaglia che su di essa si fonda) con questioni storiche, politiche o ideologiche di qualunque tipo, in qualunque tempo e di qualunque forma. Il motivo è semplice: così facendo, la lotta per un futuro più verde smette di appartenere indistintamente a tutti. Il risultato è una frattura inevitabile, che indebolisce un movimento nato per essere inclusivo e privo di appartenenze. In un mondo in cui la medicina viene presa molto più sul seriamente rispetto alla crisi climatica (nonostante le due cose siano interdipendenti, come abbiamo visto nell’articolo sulla biodiversità), è necessario stare molto attenti a non confondere le proprie idee con quelle di un movimento globale.

Detto questo, oggi Greta è molto più di una semplice attivista climatica. È una voce scomoda, che prende posizioni polarizzanti nello scenario geopolitico mondiale, ma necessaria, che ci ricorda come non si possa salvare il pianeta senza prima prendersi cura delle persone che lo abitano. Perché la giustizia climatica, in fondo, è anche e soprattutto giustizia sociale.

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