“L’Europa deve emanciparsi dagli Usa e rifare le regole”: il premio Nobel Stiglitz a #Linkontro25

Secondo l'economista i nuovi (imprevedibili) Usa sono a serio rischio stagflazione: un'occasione di autonomia e crescita in direzione digitale e green per l'Europa Il sogno americano, quello sognato dall’Europa, è finito. Il secondo mandato di Trump alla presidenza Usa ha imposto al Vecchio Continente un brusco risveglio su questioni a lungo demandate allo storico alleato, che oggi offre come unica certezza il non essere più prevedibile e dunque affidabile. A discutere lo scenario attuale nell’ambito di Linkontro Nielsen 2025 è stato il premio Nobel all’Economia Joseph Stiglitz, che nel suo ultimo libro The Road to Freedom: Economics and the Good Society (2024) critica nettamente il neoliberismo classico, indicandolo come causa di crisi ricorrenti e proponendo invece una forma di «capitalismo progressista» in cui Stato, imprese e società civile collaborano per garantire libertà, equità e sostenibilità, con regolamentazioni intelligenti per proteggere le persone senza soffocare l’innovazione. Commercio internazionale a una svolta epocale “Trump non capisce l’economia. La sua concezione di cosa sia una buona politica economica e di cosa possa portare a raggiungere è semplicemente sbagliata. Il motivo per cui gli Stati Uniti hanno un grande deficit commerciale non è, come lui dà ad intendere, il trattamento che ci riservano gli altri Paesi, ma i macro-squilibri economici interni, uno su tutti il risparmio nazionale inferiore agli investimenti domestici.  Quello che Trump sta definendo a livello commerciale (ma non solo) è un nuovo mondo dove crollano pilastri dei rapporti internazionali validi da quasi un secolo”, sottolinea Stiglitz. Ne è un esempio, secondo il Nobel, il recente accordo bilaterale sui veicoli stretto con il Regno Unito, che viola il principio della Most Favoured Nation (MFN). volto a garantire che ogni vantaggio tariffario o regolatorio concesso a un Paese sia esteso in modo non discriminante a tutti i partner, per non alterare gli equilibri di sistema e compromettere la credibilità multilaterale, innescando un’ondata di accordi che frammentano e complicano il mercato globale. Per quanto riguarda invece la nuova intesa commerciale Usa-Cina, si tratta di “una vittoria di facciata”, perché era il Paese asiatico ad avere “tutte le carte in mano” (si è parlato in questo caso di” game of chicken” perso dagli Stati Uniti, il gioco dove due conducenti corrono l’uno verso l’altro su un ponte a senso unico e chi sterza per primo perde e viene chiamato pollo - in italiano si direbbe “coniglio”). Per l’Europa è tempo di diventare il Nuovo Continente “Eravamo tra i grandi vincitori nel tipo di mondo che abbiamo aiutato a creare e ora risentiremo di questo cambio di regole. A subire i peggiori effetti di questa errata visione di Trump saranno proprio gli Stati Uniti, che con buona probabilità affronteranno una stagflazione. E mentre noi rallenteremo spero che il resto del mondo sarà capace di andare avanti e cooperare su scala globale, verso un’economia digitale e verde. Quando Mario Draghi suggerisce all’Europa di investire in modo massiccio in tecnologie e difesa comuni ha ragione. Oggi gli Usa hanno messo in chiaro che l’Europa non può dipendere da loro, ma questo significa anche poter rifare le regole del gioco, compreso nei rapporti con gli altri Paesi. Riceverete un’enorme pressione a non fare niente rispetto alla lotta climatica, al non regolare i social e l’intelligenza artificiale, ma dovete resistere e tracciare il vostro percorso in autonomia, puntare su una politica fiscale espansiva. L’Italia, con le sue aree di forza tecnologica e il suo grande capitale umano, ne sarà un’enorme beneficiaria”, conclude il Premio Nobel. L'articolo “L’Europa deve emanciparsi dagli Usa e rifare le regole”: il premio Nobel Stiglitz a #Linkontro25 è un contenuto originale di Mark Up.

Mag 16, 2025 - 13:52
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“L’Europa deve emanciparsi dagli Usa e rifare le regole”: il premio Nobel Stiglitz a #Linkontro25
Secondo l'economista i nuovi (imprevedibili) Usa sono a serio rischio stagflazione: un'occasione di autonomia e crescita in direzione digitale e green per l'Europa

Il sogno americano, quello sognato dall’Europa, è finito. Il secondo mandato di Trump alla presidenza Usa ha imposto al Vecchio Continente un brusco risveglio su questioni a lungo demandate allo storico alleato, che oggi offre come unica certezza il non essere più prevedibile e dunque affidabile.
A discutere lo scenario attuale nell’ambito di Linkontro Nielsen 2025 è stato il premio Nobel all’Economia Joseph Stiglitz, che nel suo ultimo libro The Road to Freedom: Economics and the Good Society (2024) critica nettamente il neoliberismo classico, indicandolo come causa di crisi ricorrenti e proponendo invece una forma di «capitalismo progressista» in cui Stato, imprese e società civile collaborano per garantire libertà, equità e sostenibilità, con regolamentazioni intelligenti per proteggere le persone senza soffocare l’innovazione.

Commercio internazionale a una svolta epocale

Trump non capisce l’economia. La sua concezione di cosa sia una buona politica economica e di cosa possa portare a raggiungere è semplicemente sbagliata. Il motivo per cui gli Stati Uniti hanno un grande deficit commerciale non è, come lui dà ad intendere, il trattamento che ci riservano gli altri Paesi, ma i macro-squilibri economici interni, uno su tutti il risparmio nazionale inferiore agli investimenti domestici.  Quello che Trump sta definendo a livello commerciale (ma non solo) è un nuovo mondo dove crollano pilastri dei rapporti internazionali validi da quasi un secolo”, sottolinea Stiglitz. Ne è un esempio, secondo il Nobel, il recente accordo bilaterale sui veicoli stretto con il Regno Unito, che viola il principio della Most Favoured Nation (MFN). volto a garantire che ogni vantaggio tariffario o regolatorio concesso a un Paese sia esteso in modo non discriminante a tutti i partner, per non alterare gli equilibri di sistema e compromettere la credibilità multilaterale, innescando un’ondata di accordi che frammentano e complicano il mercato globale. Per quanto riguarda invece la nuova intesa commerciale Usa-Cina, si tratta di “una vittoria di facciata”, perché era il Paese asiatico ad avere “tutte le carte in mano” (si è parlato in questo caso di” game of chicken” perso dagli Stati Uniti, il gioco dove due conducenti corrono l’uno verso l’altro su un ponte a senso unico e chi sterza per primo perde e viene chiamato pollo - in italiano si direbbe “coniglio”).

Per l’Europa è tempo di diventare il Nuovo Continente

“Eravamo tra i grandi vincitori nel tipo di mondo che abbiamo aiutato a creare e ora risentiremo di questo cambio di regole. A subire i peggiori effetti di questa errata visione di Trump saranno proprio gli Stati Uniti, che con buona probabilità affronteranno una stagflazione. E mentre noi rallenteremo spero che il resto del mondo sarà capace di andare avanti e cooperare su scala globale, verso un’economia digitale e verde. Quando Mario Draghi suggerisce all’Europa di investire in modo massiccio in tecnologie e difesa comuni ha ragione. Oggi gli Usa hanno messo in chiaro che l’Europa non può dipendere da loro, ma questo significa anche poter rifare le regole del gioco, compreso nei rapporti con gli altri Paesi. Riceverete un’enorme pressione a non fare niente rispetto alla lotta climatica, al non regolare i social e l’intelligenza artificiale, ma dovete resistere e tracciare il vostro percorso in autonomia, puntare su una politica fiscale espansiva. L’Italia, con le sue aree di forza tecnologica e il suo grande capitale umano, ne sarà un’enorme beneficiaria”, conclude il Premio Nobel.

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