
Nel cuore dei
fiordi della Columbia Britannica, una scoperta sorprendente potrebbe cambiare il destino delle
stelle marine girasole (Pycnopodia helianthoides), ormai vicine all’estinzione.
Alyssa Gehman, ecologa marina, ha individuato popolazioni insolitamente sane di questi animali nelle acque fredde del
Burke Channel, un tratto remoto e profondo della costa centrale canadese. Le stelle marine osservate in queste
acque gelide e salate sembrano più resistenti alla
malattia del deterioramento delle stelle marine (SSWD), una patologia devastante che da oltre un decennio sta decimando oltre 20 specie lungo la
costa pacifica del Nord America.
Un’epidemia ancora avvolta nel mistero La
SSWD, apparsa per la prima volta nel 2013, ha causato il collasso di intere popolazioni. I sintomi sono tragici:
contorsioni del corpo, lesioni, perdita di arti e morte rapida. Tra le vittime principali c’è proprio la
stella marina girasole, una volta comune dall’
Alaska alla
Baja California, ora ridotta a meno del 10% della popolazione originaria. Le cause precise della SSWD sono ancora ignote.
Ian Hewson, ecologo marino della
Cornell University, ha abbandonato l’ipotesi virale dopo risultati inconcludenti, puntando invece a possibili origini
microbiche o ambientali. Tuttavia, anche queste piste si sono rivelate incerte. Le
temperature marine sembrano oggi la variabile più influente.
Le acque dolci e fredde come rifugio Nel 2016, grazie alle osservazioni dei
Guardiani Costieri delle Prime Nazioni, i biologi hanno ricevuto una soffiata cruciale:
gigantesche stelle marine intrappolate durante rilievi dei granchi Dungeness nei fiordi vicino a
Bella Coola, nel territorio delle
Prime Nazioni Nuxalk. Da lì è iniziata una nuova indagine. Tra il 2018 e il 2023,
Gehman e il suo team hanno esaminato la salute delle stelle marine in
sette siti fiordici e ventisei siti nelle isole esterne. Le immersioni, fino a
14 metri di profondità, hanno mostrato un contrasto evidente:
popolazioni più adulte e sane nei fiordi, a fronte di animali gravemente malati nelle zone più calde attorno alle isole. Le
condizioni fisiche dell’acqua raccolte dai ricercatori parlano chiaro:
acque più fredde, profonde, salate e meno esposte all’acqua dolce superficiale derivante dallo scioglimento della neve sembrano offrire un ambiente meno favorevole alla progressione della SSWD. Invece, nelle isole, dove le stelle marine tendono a vivere in zone
più calde e superficiali, la malattia si diffonde più facilmente, impedendo agli individui di raggiungere l’età adulta.
Il ruolo della temperatura e dei microbi La correlazione tra
temperature elevate ed epidemie non è nuova. Uno studio pubblicato su
Science Advances nel 2019 ha evidenziato come anomalie termiche aumentino il rischio di epidemie marine. Altri esperimenti di laboratorio del 2016 hanno dimostrato che temperature più basse
rallentano lo sviluppo della malattia in specie affini, come
Pisaster ochraceus.
Hewson sottolinea quanto anche variazioni minime possano influire sulla virulenza di un patogeno sconosciuto. Sebbene l’agente eziologico della SSWD rimanga ignoto, le analisi ambientali nei fiordi gettano una nuova luce sulla relazione tra
clima, microbi e malattia.
Una seconda occasione per le stelle marine La scoperta di una
popolazione rifugio nelle
fredde acque dei fiordi canadesi non è solo un successo scientifico, ma anche una
possibilità concreta di ripristino ecologico. Le stelle marine girasole, predatori chiave dei
ricci di mare, sono essenziali per la
salvaguardia delle foreste di alghe lungo la costa pacifica. Senza di loro, i ricci proliferano senza controllo, distruggendo habitat fondamentali per decine di specie marine. Oggi,
Gehman e il suo team stanno ampliando le ricerche in nuovi fiordi e perfezionando gli esperimenti per scoprire
come la temperatura interagisce con i microbi marini. L’obiettivo: risolvere, finalmente, l’enigma della SSWD e restituire equilibrio a un ecosistema fragile ma straordinario.
Fonte principale dello studio: Royal Society B – Aprile 2025
Le stelle marine girasole nei fiordi canadesi offrono nuove speranze contro la misteriosa malattia del deterioramento