Le novità in sala: dal nuovo film del David Francesco Di Leva al new fantasy A24 passando per Omero

Con questi film appena usciti in sala è un piacere avventurarsi per certi assortimenti variopinti. Comincio dalle oscurità con Nottefonda, di Giuseppe Miale Di Mauro. Da un anno Ciro affonda ogni notte nel ricordo dell’incidente che ha ucciso sua moglie. Trascina con sé il figlio in auto alla ricerca inutile di un colpevole, mentre di […] L'articolo Le novità in sala: dal nuovo film del David Francesco Di Leva al new fantasy A24 passando per Omero proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 12, 2025 - 11:20
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Le novità in sala: dal nuovo film del David Francesco Di Leva al new fantasy A24 passando per Omero

Con questi film appena usciti in sala è un piacere avventurarsi per certi assortimenti variopinti.

Comincio dalle oscurità con Nottefonda, di Giuseppe Miale Di Mauro. Da un anno Ciro affonda ogni notte nel ricordo dell’incidente che ha ucciso sua moglie. Trascina con sé il figlio in auto alla ricerca inutile di un colpevole, mentre di giorno galleggia intorno all’anziana madre preoccupatissima. La vita gli torna a bussare, nel bene e nel male, ma a chi aprirà semmai decidesse di farlo? David di Donatello appena vinto come Miglior attore non protagonista per Familia, Francesco Di Leva in quest’opera prima c’intrappola nella disperazione immobilista del suo nuovo personaggio. Il lutto descritto dal regista è composto, nottambulo, ma nella sua riluttanza verticale subisce dei barlumi di redenzione.

Con Di Leva suo figlio Mario, in un dramma claustrofobicamente partenopeo che fa riflettere su quanto la depressione possa trascinare in basso pur di non far risalire la china. Meccanismo narrativo semplice ma ben funzionale. Peccato solo per l’inflazione da sovrappopolamento filmico di una Napoli malmessa e periferica. Nel cast ben diretto anche il bad boy Adriano Pantaleo, Dora Romano nei panni della madre, e una ragazza che potrebbe rappresentare un’alba, Chiara Celotto.

Curioso che in questi mesi, pur se l’Odissea omerica non ha datazione precisa, quindi nessun particolare anniversario come richiamo, ci sia tutto questo interesse da parte del cinema alla storia di Ulisse. Itaca – Il ritorno di Uberto Pasolini, il kolossal in lavorazione di Chris Nolan, e ora quest’opera prima che probabilmente rimarrà la più originale delle tre riletture. Némos andando per mare, scritto e diretto da Marco Antonio Pani, con “l’aiuto della fantasia dei sardi e la complicità di Omero” è un mocumentary bizzarro e solare su un Ulisse sospeso tra pesca, pastorizia e agricoltura. Un pastore assopito durante un contest di poesia sogna in prima persona l’Odissea che vedremo nel film. In una messa in scena in bianco e nero di muri scrostati, galline libere e barche di legno in acque limpide che ci fanno pensare al peso delle suggestioni ereditate di Pier Paolo Pasolini, gli interpreti sono uomini donne e ragazze novizi per l’obiettivo, ma la loro lingua e loro canti nasali s’imprimono ipnotici. È un cinema di terra straniera, quello sardo. Un’Italia marginale quanto ancestrale nel suo straordinario isolamento seppur al centro del Mediterraneo.

Tra le vicende raccontate da attori improvvisati pescati nel tessuto sociale isolano, svettano i personaggi di Alcinoo, sua figlia Calipso e Zeus, ma si mescoleranno a loro anche uomini di oggi, tra cantastorie con nenie folk, pizzicate jazz-pop, il sapore di sogno e salsedine cristallina di cieli e calette sarde, la nostalgia e il dolore contro intemperie e disgrazie grosse come ciclopi. Il lirismo del sogno ha fattura elementare e stratificazioni complesse nel delirio creativo di questo Ulisse non deve morire. Così sfiora e abbraccia il moderno di paffuti surfisti in muta, coppole novecentesche e spedizioni notturne e silenziose verso raffinerie minacciose. Mentre risaltano tra le visioni del regista l’arpeggio del sogno nelle musiche, ritmi alla Santana e la preparazione casearia dei pecorini tra scultura narrativa omerica e tradizione culinaria.

Con Bird di Andrea Arnold, ritorna la ex-attrice-bambina del cinema britannico che saltò all’attenzione internazionale vincendo l’Oscar al miglior cortometraggio nel 2005 con Wasp. Da lì una scia di film che hanno descritto i margini della società con potente stile visivo esplorando femminilità e giovinezza in modo sempre diretto, poetico e sensoriale, così da portarla a diventare una delle voci più autorevoli tra gli autori oltremanica. Questo nuovo lavoro ci conduce in periferia, in una famigliola disfunzionale dove un giovane padre tuta e monopattino elettrico cerca di svoltare economicamente acquistando un rospo allucinogeno per farne il suo nuovo business da pusher. Sua figlia intanto girovaga per il quartiere nell’estate noiosa, ma l’incontro con uno strano tipo solitario stravolgerà tutto.

I protagonisti sono Barry Keoghan, Nykiya Adams e Franz Rogowski. Arnold muove allo stesso tempo un coming of age, un’allegoria sul rapporto tra natura e umani, e il dramma casalingo di famiglie separate e raddoppiate, soprattutto nelle loro difficoltà. Keoghan aggiunge una nuova faccia da schiaffi alla sua già pregiata galleria personale. Lo stesso per Rogowski, che però incarna un character chiave per questo nuovo scenario dove viene resa in metafora la forza inarrestabile della natura forastica rispetto al cemento dei cuori e delle città umane. E forastica ma pure tenerissima ci appare la ragazzina della Adams, in grado di raggiungere un perfetto naturalismo nell’interpretazione. Senza dubbio uno dei migliori film degli ultimi mesi.

È piuttosto evidente che A24, attraverso i vari generi del cinema, ne stia riscrivendo archetipi e immaginari in maniera nuova ed esclusiva. Anche con il fantasy, per il quale dopo gli Oscar per l’ipercinetico Everything Everywhere And All At Once e il recente e meno riuscito Death of a Unicorn procede con The Legend of Ochi, un lavoro che prende un po’ dai Goonies per composizione di giovani avventurieri, un po’ dai Gremlins per certe estetiche canterine, un po’ da E.T. per il tocco degli indici, un po’ da Dracula per certi vampirismi. Perfino da Netflix ingaggiando la star di Stranger Things e nuovi Ghostbusters Finn Wolfhard. E infine un po’ da Wes Anderson, sia per colori e messa in scena spesso artigianale e favolistica, ma pure perché prende in prestito il suo Willem Dafoe, qui villain cacciatore di Ochi, leggendarie scimmiette rumene che la giovanissima protagonista conoscerà da vicino.

Lei è Helena Zengel, quasi 17 anni e 7 film di cui anche uno al fianco di Tom Hanks. Qui fa la Elliott che scappa con il cucciolo per salvarlo dagli uomini. Sempre profondamente in parte, ma ben saldi pure scrittura e regia di Isaiah Saxon donano al film i giusti ritmi e temperature. Un new fantasy perfetto per andare al cinema con tutta la famiglia. #PEACE

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