Le imprese estere in Italia sono 18 mila e producono 173 miliardi di ricchezza sul territorio | Il rapporto di Confindustria e Luiss

Sono oltre 18.400 le imprese a controllo estero nel nostro Paese e giocano un ruolo sempre più rilevante nello sviluppo economico dell’Italia. Generano 173 miliardi di valore aggiunto, pari al 17,4% del totale nazionale, dando lavoro a 1,7 milioni di persone, il 9,7% degli occupati in Italia. È quanto emerge dal VII rapporto dell’Osservatorio imprese […] L'articolo Le imprese estere in Italia sono 18 mila e producono 173 miliardi di ricchezza sul territorio | Il rapporto di Confindustria e Luiss proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mag 8, 2025 - 09:02
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Le imprese estere in Italia sono 18 mila e producono 173 miliardi di ricchezza sul territorio | Il rapporto di Confindustria e Luiss

Sono oltre 18.400 le imprese a controllo estero nel nostro Paese e giocano un ruolo sempre più rilevante nello sviluppo economico dell’Italia.

Generano 173 miliardi di valore aggiunto, pari al 17,4% del totale nazionale, dando lavoro a 1,7 milioni di persone, il 9,7% degli occupati in Italia.

È quanto emerge dal VII rapporto dell’Osservatorio imprese estere di Confindustria e Luiss.

Solo nell’ultimo anno disponibile (2022), l’apporto delle imprese estere è salito, rispetto al 2021, del 10,7% nell’industria e del 15,3% nei servizi.

Aumenta anche la dimensione media aziendale, che passa da 95,8 a 99,4 addetti per impresa.

Il rapporto conferma, dunque, il valore strategico delle multinazionali estere nel tessuto produttivo italiano, ma lancia anche un segnale chiaro: per attrarne di nuove serve un’azione di sistema, che migliori il contesto competitivo e rimuova gli ostacoli che ancora scoraggiano gli investimenti internazionali.

Le imprese estere si confermano protagoniste di innovazione, export e occupazione qualificata.

Investono in ricerca e sviluppo oltre 6 miliardi l’anno, pari al 37,6% del totale nazionale, con un’incidenza superiore in settori ad alta intensità tecnologica.

Sono digitalmente più avanzate: oltre il 77% presenta un’elevata intensità digitale, con una forte propensione all’adozione dell’intelligenza artificiale.

Gli investitori principali provengono da Stati Uniti (19,9% degli occupati), Francia (19,4% del fatturato) e Paesi Bassi, che insieme coprono la gran parte del valore generato.

In particolare, Paesi Bassi e Stati Uniti guidano per investimenti in R&S, a conferma del legame tra capitale estero e crescita innovativa.

Il quadro territoriale resta concentrato: Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana raccolgono l’82% del valore aggiunto delle imprese estere.

Tuttavia, la Zes Unica può rappresentare un’occasione concreta per riequilibrare la mappa degli investimenti e rilanciare la competitività del Sud.

Cresce anche il peso dei fondi internazionali di private equity, attori sempre più attivi nel finanziare la trasformazione e l’espansione delle pmi italiane.

“Le imprese estere non sono semplici investitori: sono motori di innovazione, competitività e internazionalizzazione. Senza il loro contributo, l’economia italiana sarebbe meno dinamica e meno pronta ad affrontare le grandi transizioni in corso”, ha dichiarato Barbara Cimmino, vice presidente per l’export e l’attrazione degli investimenti e presidente Abie di Confindustria.

“Il nostro obiettivo è rafforzarne il radicamento e attrarne di nuove, rimuovendo gli ostacoli che ancora scoraggiano gli investimenti. Per farlo, serve agire con decisione su cinque leve: semplificare la burocrazia per facilitare chi investe, puntare sul capitale umano, rafforzare le attività di retention per trattenere chi ha già investito, valorizzare la Zes Unica come motore per il rilancio del Mezzogiorno, promuovere a livello internazionale l’immagine dell’Italia come Paese stabile, attrattivo e dinamico”, ha aggiunto.

Giorgio Fossa, presidente dell’Università Luiss, ha affermato: “In un contesto geopolitico complesso, attrarre investimenti non è più solo una necessità economica, ma soprattutto una scelta strategica per l’Italia. L’Osservatorio promosso da Confindustria e Luiss, si conferma un esempio virtuoso di collaborazione tra università e mondo del business, capace di coniugare il rigore dell’analisi accademica con l’esperienza operativa delle aziende per offrire proposte concrete e strumenti efficaci a favore della competitività internazionale del nostro Paese”.

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