Le donne della Guinea-Bissau in rivolta contro le industrie cinesi che estraggono zirconio: “Inquinano”. Siti in fiamme

Le donne della Guinea-Bissau dicono ‘basta’ allo sfruttamento delle miniere di zirconio e ai danni ambientali che questo provoca al loro Paese. “Tutte le installazioni sono state bruciate“, ha dichiarato alla stampa il ministro dell’Interno, Botche Candé, che si è recato a Nhiquin, luogo dell’incidente e non lontano dal confine con il Senegal, senza fornire […] L'articolo Le donne della Guinea-Bissau in rivolta contro le industrie cinesi che estraggono zirconio: “Inquinano”. Siti in fiamme proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 20, 2025 - 20:31
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Le donne della Guinea-Bissau in rivolta contro le industrie cinesi che estraggono zirconio: “Inquinano”. Siti in fiamme

Le donne della Guinea-Bissau dicono ‘basta’ allo sfruttamento delle miniere di zirconio e ai danni ambientali che questo provoca al loro Paese. “Tutte le installazioni sono state bruciate“, ha dichiarato alla stampa il ministro dell’Interno, Botche Candé, che si è recato a Nhiquin, luogo dell’incidente e non lontano dal confine con il Senegal, senza fornire ulteriori dettagli. Per “strutture” il membro dell’esecutivo intende quelle gestite da aziende cinesi nel nord-ovest del Paese.

Alcune donne e un capo villaggio sono stati arrestati in seguito agli scontri. Secondo i testimoni, diverse centinaia di manifestanti hanno preso di mira le strutture gestite dai cinesi che sfruttano il sito dal 2022. Stando a Edmundo Infanda, sottoprefetto di Suzana, da cui dipende il villaggio di Nhiquin, “le donne erano numerosissime”. Le forze dell’ordine presenti nella vicina Varela, “pur armate, non sono riuscite” a impedire che incendiassero le strutture.

“Quando lo Stato si impegna a cercare partner, nessuno ha il diritto di distruggere i loro beni”, ha dichiarato il ministro Candé, visibilmente irritato. “Le donne che hanno compiuto questi atti di vandalismo sono tutte fuggite nella foresta. Devono essere ricercate e arrestate. È inaccettabile che simili atti vengano commessi e tutto passi come se nulla fosse”. Dall’altra parte, a dare voce alla ribellione ci pensa Aissato Cadjaf, una delle manifestanti, contattata da Afp a Bissau: “Abbiamo spiegato loro che non vogliamo che la sabbia venga estratta senza il nostro consenso. Tutte le nostre risaie sono distrutte. Non ci sono più pesci nel canale vicino al sito di estrazione. Nessuno ha preso sul serio la nostra situazione, nonostante i nostri appelli accorati”.

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