Le ‘Disregolazioni’ di Valeria Cartolaro: nei suoi versi una luce rivelante

Questa giovane poetessa mi giunge come una rivelazione. Fuori dai circuiti letterari, stantii e ombrosi al pari di miserrime parrocchiette, Valeria Cartolaro, trentenne modenese, esordisce con Transeuropa, nella collana “Nuova Poetica 3.0”, e si colloca in definitiva a mezzo, tra una poesia inutile e pretenziosa (date un’occhiata al mercato editoriale o ai gironi delle varie […] L'articolo Le ‘Disregolazioni’ di Valeria Cartolaro: nei suoi versi una luce rivelante proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 18, 2025 - 10:10
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Le ‘Disregolazioni’ di Valeria Cartolaro: nei suoi versi una luce rivelante

Questa giovane poetessa mi giunge come una rivelazione. Fuori dai circuiti letterari, stantii e ombrosi al pari di miserrime parrocchiette, Valeria Cartolaro, trentenne modenese, esordisce con Transeuropa, nella collana “Nuova Poetica 3.0”, e si colloca in definitiva a mezzo, tra una poesia inutile e pretenziosa (date un’occhiata al mercato editoriale o ai gironi delle varie lagnose Persefoni che se la cantano e se la suonano) e l’altezzosità pure modesta di poetesse cupe e cimiteriali (non so cosa sia peggio, le potesse cimiteriali o le Persefoni di cui sopra, ma forse coincidono), e profonde il suo talento, Valeria, vero, autentico, il contralto, la voce bianca e altissima.

Altissima, non altezzosa, rimestata come certe cose lette di recente, amalgama o sciocchezzaio, che trova compiacenza persino in taluna critica di riferimento. Valeria al contrario si rivela in una ispirazione cristallina, il contraltare alle mistificazioni in auge o fintamente sotto-auge (testi confezionati e astrusi, che nemmeno spregiudicati falsari riuscirebbero a tanto squallore) e al bolo di linguaggi raffinati ai confini del ridicolo, sarebbe il caso di elencare alcuni nomi ad esempio, ma la mia considerazione al riguardo è la stessa nutrita per straccetti appunto cimiteriali.

E poi invece arriva Valeria Cartolaro, ne ha scritto anche uno dei massimi poeti contemporanei, Andrea Ponso, irritato o ostile alla mediocrità dilagante, perciò uno dei primi a rallegrarsi della bellezza ritrovata in Valeria, nei suoi versi. Pubblica la raccolta di poesie “Disregolazioni”, uscirà ufficialmente il 27 maggio.

Testi vibranti sgorgano dalla ferita, malgrado oggi riferirvi della cosiddetta ferita, da cui scivola copiosamente e immacolata una poetica, sia quasi un vizio, una mania, un errore. Il poeta come una pietra d’inciampo, insofferente ai tempi, alla nenia egoriferita in special modo, antinomia al terrificante solipsistico mood, alla noiosissima tendenza.

Il dolore è la matrice delle lettere migliori, un chiarore avvisato tra un capoverso e l’altro, una pioggia di endecasillabi, basterebbe una sola chiosa. Così scrive Valeria, sperduta e tumultuosa, in fiamme, avvinta.

Io tendo all’ossessione
Sul filo di orizzonte che osserviamo
Oltre il fiume sempre uguale
Immortala sul letto chi trascina e di fretta, la fretta dilata i detriti
Li gonfia e pregni un pegno da pagare
Diventano la famiglia e gli amici
Stridono e portano via in correnti di forme sabbiose, scisse
Distorti quei cieli rossi che non hanno il loro colore.

Il male segreto attraversa tuti i suoi testi, un disegno che Valeria Cartolaro definisce, una parola dietro l’altra, per sorprendere il sentiero, la soglia dove attendere speranzosa la verità. La luce disvelante. Valeria stessa nella sua delicatissima profezia, nella commovente fragilità, la veste. Lei stessa, luce rivelante.

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