Lavoro, agevolazioni per gli assunti: "Flat tax al 5% per alzare gli stipendi"
Il sottosegretario Durigon sulla proposta dell’opposizione: un tetto base alle paghe sarebbe un boomerang. La proposta della Lega: contratti di inserimento al posto degli stage e incentivi per chi rientra dall’estero

Roma, 6 maggio 2025 – Sconti fiscali sui rinnovi contrattuali, welfare aziendale differenziato a livello territoriale, un maxi-piano per favorire l’assunzione dei giovani con contratti indeterminati e per chi rientra dall’estero, con tanto di flat tax al 5%. È questa la ricetta della Lega spiegata da Claudio Durigon, ex sindacalista e sottosegretario al Ministero del Lavoro, per combattere il lavoro povero, aumentare i salari e favorire l’occupazione.
Durigon, come si combatte il lavoro povero? E perché siete così ostili al salario minimo?
"Partiamo dalla seconda parte della domanda. Il salario minimo non è solo una risposta inadeguata al problema, ma rischia anche di ridurre i salari ‘mediani’, aprendo un nuovo fronte".
E allora che cosa si può fare? La Lega ha presentato una sua proposta in Parlamento.
"Vorrei ricordare che questo governo ha già fatto molto per aumentare i salari, stanziando 10 miliardi strutturali per ridurre il cuneo fiscale grazie al ministro Giorgetti. La strada maestra per rendere più pesanti le retribuzioni resta la contrattazione collettiva, che in questi anni ha permesso di attenuare la gravosità dei bassi salari".
Andiamo al sodo: che cosa prevedete? E con quali risorse?
"In primo luogo pensiamo alla possibilità di incentivare fiscalmente i rinnovi contrattuali, magari premiando chi li conclude in tempo. Si potrebbe anche utilizzare un meccanismo non automatico ma selettivo e prevedibile per adeguare parte delle retribuzioni all’inflazione. Non si tratta di un ritorno alla vecchia scala mobile, ma penso al modello già utilizzato per alcune categorie, come i metalmeccanici. In secondo luogo, nelle città e nelle regioni dove l’inflazione è più alta, ipotizziamo un potenziamento del welfare aziendale, prevedendo una maggiore defiscalizzazione dei fringe benefit. Non sarebbero le imprese a pagare stipendi più alti, ma lo Stato a incassare meno tasse".
Ma si possono aumentare i salari con i soldi pubblici?
"Lo abbiamo già fatto con il taglio del cuneo fiscale".
Sia sincero: riuscirete davvero a far aumentare i salari come chiede anche Mattarella?
"Il problema esiste. Ma occorre partire da una considerazione: i salari aumentano se cresce la produttività. Tuttavia, va anche considerato che l’inflazione genera maggiori entrate per lo Stato. Risorse che possono tornare nelle tasche dei lavoratori".
Il tema dei salari riguarda soprattutto giovani e donne.
"Ed è proprio su questo che stiamo lavorando. Vogliamo creare un nuovo contratto di inserimento che metta fine agli stage o ai tirocini sottopagati e che, spesso, spingono i nostri ragazzi ad andare all’estero".
Che cosa avete in mente?
"Pensiamo a contratti di inserimento a tempo indeterminato, sul modello spagnolo, che prevedano la possibilità di licenziamento nei primi due anni, con il pagamento di un’indennità pari a tre mensilità. Inoltre, le aziende che assumono con questa formula avranno uno sconto sugli oneri contributivi per tre anni, mentre i lavoratori, fino a un reddito di 40 mila euro, potranno beneficiare di una flat tax al 5% per cinque anni. La soglia salirà a 100 mila euro per chi rientra dall’estero. Un modo per far tornare i nostri talenti".
Ma con quali risorse pensate di finanziare questa misura?
"Abbiamo una dote di 2,1 miliardi di euro da utilizzare per l’occupazione. E questa misura per i giovani potrebbe avere un buon tiraggio".
Ultima domanda: fra qualche settimana ci sarà il referendum sul Jobs Act. Che farete?
"Personalmente credo che non mi esprimerò sul tema. Ritengo infatti sia un referendum demagogico, che ha poco senso".