Ferrari, l’eterna seconda: lo sfogo lucido (e amaro) di un tifoso che ne ha viste tante
Ferrari ancora mediocre, tra i forconi pronti per Vasseur e lo sfogo amaro (seppur lucido) di un tifoso che vede uno schema negli annosi problemi. Dopo un altro weekend storto per la Ferrari, puntuale come un pit stop sbagliato, torna il coro dei malumori: “Bisogna ... Leggi tutto L'articolo Ferrari, l’eterna seconda: lo sfogo lucido (e amaro) di un tifoso che ne ha viste tante proviene da F1ingenerale.

Ferrari ancora mediocre, tra i forconi pronti per Vasseur e lo sfogo amaro (seppur lucido) di un tifoso che vede uno schema negli annosi problemi.
Dopo un altro weekend storto per la Ferrari, puntuale come un pit stop sbagliato, torna il coro dei malumori: “Bisogna cambiare“, “Vasseur non è all’altezza”, “Serve una rivoluzione“. E come sempre, la testa sul ceppo è quella del team principal. Ma siamo davvero sicuri che basti cambiare l’uomo al comando per risolvere tutto o che sia lui l’uomo al comando da cambiare? Una riflessione a ruote ferme su una Ferrari vittima della sua gestione e che porta allo sfogo ponderato di un tifoso.
Ne abbiamo parlato a lungo con un lettore appassionato della nostra redazione. Uno di quelli veri, che la Ferrari ce l’ha tatuata dentro, ma che non si fa accecare dal tifo. Che ama il rosso, ma non si racconta favole. E da questo confronto è uscita fuori una riflessione dura, amara, ma tremendamente lucida. Una riflessione che abbiamo deciso di condividere, perché dice tanto – forse tutto – su cosa non funziona davvero oggi a Maranello.
Il nostro lettore e tifoso, che vuole restare anonimo, per il momento, si è sfogato con noi e abbiamo dato voce ad un pensiero non scontato.
La Ferrari non vince un Mondiale piloti dal 2007. L’ultimo costruttori? 2008. Una vita fa. In mezzo, tante stagioni iniziate con entusiasmo e finite a testa bassa. La macchina spesso c’è stata, qualche volta persino la possibilità di lottare per il titolo. Ma poi, come un copione già scritto, si sbaglia qualcosa: un pit, una strategia, una scelta di uomini. E tutto si sgonfia.
Uno sfogo ponderato di un tifoso su una Ferrari vittima di se stessa
Il punto è che Ferrari, negli ultimi anni, ha anche dimostrato di saper costruire buone macchine. Quindi il problema non è solo tecnico, è più profondo, strutturale, in estrema analisi gestionale. Frederic Vasseur è l’ultimo a sedersi su una sedia che scotta da anni. E adesso, dopo un anno e poco più, c’è già chi lo vorrebbe fuori. Ma lui si è trovato tra le mani una macchina complicata, con una struttura pesante, un’organizzazione piena di gerarchie non sempre scelte da lui, e soprattutto poca autonomia vera.
Come si può pretendere che uno arrivi, schiocchi le dita e sistemi tutto, se non può scegliere liberamente i suoi uomini, se non può impostare un metodo, se ogni mossa deve passare al vaglio dei “piani alti”? La verità è che Vasseur sta lavorando in una situazione difficile, con le mani legate. E pure così, qualche passo avanti lo si è visto. Ma senza pazienza, senza fiducia e soprattutto senza una visione condivisa, nessuno farà mai miracoli lì dentro.
Il fantasma di Todt e la nostalgia del “dream team”

Da quando è finita l’epoca di Jean Todt e Michael Schumacher, a Maranello si è perso qualcosa. Non solo i trofei. È sparita quell’identità forte, quella struttura coesa e vincente, quella mentalità da squadra vera. Da allora, mille rivoluzioni. Tecnici cambiati, strategie ribaltate, promesse mai mantenute. Ma non si è più costruito un gruppo vincente. Un gruppo affiatato. Un gruppo che si fidi, si protegga e lavori come un tutt’uno.
Eppure il tempo servirebbe proprio a questo. A ricostruire, con pazienza, investire sulle persone giuste e lasciarle lavorare. Ma ogni anno si ricomincia da capo, e così non si va da nessuna parte.
Scuderia o azienda? Serve una scelta per il bene di Vasseur
Forse è arrivato il momento di fare una scelta netta. Di separare – almeno a livello concettuale – la Ferrari che vende auto dalla Ferrari che corre. Ce lo ha ricordato proprio oggi Vigna, che ha solamente commentato, entusiasta, dei profitti. Dopotutto, ad una figura dirigenziale interessano i numeri in più e non vedere vincere la vera Ferrari. Perché la Scuderia deve vincere, anche se per farlo serve passare per stagioni dure, con risultati che fanno storcere il naso. Ma solo così si costruisce davvero. McLaren insegna: da anni bui è riuscita a risalire, a tornare competitiva (Anche fare metà stagione facendo p19 e p20 se fosse necessario). Perché ha avuto tempo, fiducia e un progetto chiaro. La Ferrari invece sembra sempre camminare sul filo, con la paura di perdere immagine, più che gare.
Incolpare Vasseur è facile. Ma inutile. Non è un problema di uomini, è un problema di visione. Finché non si cambia approccio, finché non si lascia respirare davvero chi guida la squadra, finché non si torna a pensare da team di corse e non da brand da copertina, la Ferrari resterà sempre quella che arriva vicina… ma non vince mai. È ora di fare meno proclami e più squadra. Di costruire, sbagliare, aggiustare. Con pazienza, onestà e soprattutto fiducia. Solo così il Cavallino potrà davvero tornare a correre davanti. Altrimenti, resterà l’eterno seconda. Con o senza Vasseur.
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