L’analisi UNICREDIT-BANCOBPM, LE TANTE ATIPICITÀ DELL’OPS IN PARTENZA
Tra le varie offerte di scambio ostili lanciate nel settore bancario italiano, e dopo mesi di vari passaggi autorizzativi, da lunedì prossimo la prima Ops arriva sul mercato. È quella promossa dal colosso UniCredit sul 100% del capitale della più piccola BancoBpm: l’offerta partirà il prossimo 28 aprile e andrà avanti fino al 23 giugno, […] L'articolo L’analisi UNICREDIT-BANCOBPM, LE TANTE ATIPICITÀ DELL’OPS IN PARTENZA proviene da Iusletter.

Tra le varie offerte di scambio ostili lanciate nel settore bancario italiano, e dopo mesi di vari passaggi autorizzativi, da lunedì prossimo la prima Ops arriva sul mercato. È quella promossa dal colosso UniCredit sul 100% del capitale della più piccola BancoBpm: l’offerta partirà il prossimo 28 aprile e andrà avanti fino al 23 giugno, termine prorogabile fino al 30 giugno.
Vista dal lato degli azionisti, è un’Ops che ha tante atipicità.
La prima e più lampante è che le adesioni potranno scattare già da lunedì prossimo ma, ancor prima di partire, l’Ops potrà essere ritirata in qualunque momento da UniCredit, poiché già si sono avverate alcune condizioni che consentono all’offerente di rinunciare. A partire dal rialzo del prezzo (a 7 euro) dell’Opa cash che la “preda” BancoBpm aveva lanciato sul 100% del capitale di Anima Sgr.
La seconda atipicità è che la valutazione del gruppo BancoBpm era (e in parte lo è ancora) dipendente dalle decisioni di Eba e Bce sul cosiddetto “danish compromise allargato”, ovvero la norma che attenua l’assorbimento patrimoniale per le banche nei casi di acquisizioni nel settore assicurativo e dell’asset management. Una norma che era alla sua prima applicazione in sede Ue e che per ora è stata applicata in senso restrittivo dalle Autorità di Vigilanza, con un discutibile pronunciamento informale avvenuto in corso d’opera.
La conseguenza è che, se BancoBpm rimanesse stand alone, il monte-dividendi erogabile nei prossimi anni scenderebbe da 7 a 6 miliardi di euro. Ma in caso di successo dell’Ops di UniCredit, a seguito degli interventi della Vigilanza, l’acquisizione della ex popolare risulterebbe meno conveniente.
Per ora, la scelta di Eba e Bce pare tramutarsi in una poison pill a favore della strategia di fuga di BancoBpm dalle brame di UniCredit.
La terza atipicità dell’operazione, forse la più rilevante, è l’utilizzo da parte del Governo italiano del nuovo Golden Power in una transazione che riguarda due banche italiane.
L’Ops di UniCredit su BancoBpm è stata autorizzata, ma apponendo una serie di condizioni che, se le indiscrezioni fossero confermate, ridurrebbero ulteriormente la convenienza economica di UniCredit a proseguire con il tentativo di acquisizione.
Il gruppo guidato dal ceo Andrea Orcel sta valutando in queste ore le ricadute numeriche delle prescrizioni governative e le eventuali contromosse giuridico-legali.
Ma probabilmente sarà oggetto di valutazione anche l’opportunità di procedere con un’offerta che risulta sgradita al Governo del Paese in cui ha sede la banca.
Si tratta di valutazioni analoghe a quelle che in queste ore in Spagna stanno facendo i vertici di Bbva nel loro tentativo di aggregare i connazionali di Banco Sabadell, operazione anch’essa fortemente osteggiata dal Governo iberico.
Il disallineamento rispetto ai “desiderata” dei Governi italiani per l’UniCredit di Orcel non sono una novità.
Non va dimenticato che durante il Governo Draghi, il banchiere aveva rifiutato l’offerta di rilevare Mps con ricca dote statale.
All’epoca si trattava di un negoziato bilaterale, che non andò in porto.
Stavolta è diverso: c’è un’Ops di mercato che sta per partire. Orcel andrà fino in fondo o prenderà atto delle varie difficoltà finanziarie e ambientali?
Venticinque anni fa, quando l’allora ceo di UniCredit Alessandro Profumo constatò che la crescita in Italia trovava un’opposizione di sistema, lanciò il gruppo in acquisizioni in Europa.
Chissà se Orcel farà altrettanto.
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