Unicredit contesta i vincoli Orcel pronto a ricorrere al Tar
Unicredit studia le contromosse al Golden power esercitato dal governo sull’offerta per Banco Bpm. I legali sono al lavoro su una doppia ipotesi: una lettera al governo per esprimere le osservazioni sulla decisione di venerdì scorso e un eventuale ricorso al Tar. Il ceo Andrea Orcel ha revisionato punto per punto i capitoli sui quali […] L'articolo Unicredit contesta i vincoli Orcel pronto a ricorrere al Tar proviene da Iusletter.

Unicredit studia le contromosse al Golden power esercitato dal governo sull’offerta per Banco Bpm. I legali sono al lavoro su una doppia ipotesi: una lettera al governo per esprimere le osservazioni sulla decisione di venerdì scorso e un eventuale ricorso al Tar. Il ceo Andrea Orcel ha revisionato punto per punto i capitoli sui quali serve maggiore chiarezza.
La scelta di inviare a Roma una missiva che preceda il ricorso al Tar sarebbe la strada scelta dopo la decisone del Consiglio dei ministri di opporre il Golden power all’Ops sul Banco Bpm — imponendo la rinuncia alle attività in Russia entro il 18 gennaio 2026 e il mantenimento dei livelli di credito in Italia — al quale la banca dovrà adeguarsi per mandare in porto l’Ops. La mossa è coerente con quanto scritto a caldo da Orcel: «L’offerta è approvata con prescrizioni il cui merito non è chiaro».
Le prescrizioni
Orcel vuole capire se le prescrizioni sono attuabili e qual è l’impatto sull’Ops
L’istituto vuole capire se i rimedi proposti dal governo sono fattibili o se andranno a pesare a tal punto sull’acquisizione del Banco tanto da renderla impercorribile. Il senso industriale dell’operazione resta intatto perché Unicredit diventerebbe una realtà più grande che può investire di più in Italia. Ma la logica finanziaria dell’operazione agli occhi di Orcel sarebbe in discussione. C’è irritazione da parte del banchiere che vive l’esercizio del Golden power come un’invasione della politica nel campo del mercato. Una considerazione è proprio che il governo ha presentato prescrizioni su un’operazione di mercato, fatta da una banca italiana che è già soggetta alla vigilanza di Bce e Banca d’Italia, che peraltro hanno già dato il via libera all’Ops sul Banco. L’altra è che sembra esserci asimmetria di trattamento rispetto alle altre offerte bancarie, dall’Ops di Mps su Mediobanca a quella di Bper su Pop Sondrio fino a quella del Banco su Anima Holding.
Poi, un punto che richiede chiarezza, secondo quanto emerge, è la richiesta del governo di un impegno da parte di Unicredit a non ridurre il peso attuale degli investimenti di Anima Holding in titoli di emittenti italiani. In caso di fusione Unicredit-Banco-Anima quale sarà la proporzione? La stessa cosa per vale per il rapporto impieghi-depositi di Banco Bpm e Unicredit in Italia che «non devono essere ridotti». E poi Unicredit torna sul tema Russia. Da tempo cerca di vendere la controllata russa per la quale non ha ricevuto offerte adeguate e che ora rischia di essere regalata a Mosca, venendo meno al supporto delle aziende italiane che ancora operano nel Paese. Infine, che cosa implica l’affermazione «nel caso non sia possibile rispettare una o più delle prescrizioni inviare immediata informativa all’amministrazione competente del monitoraggio»? Proprio su uno dei temi toccati dal dispositivo, il Banco chiarisce che «il rapporto impieghi-depositi dell’istituto è al 96,4%». E aggiunge: «Fermo rimanendo che l’operazione Anima sarà contabilizzata nel secondo trimestre del 2025, si segnala di aver già comunicato che il Cet1 rimarrà pari o superiore al 13%, in linea con i principali competitor, tenendo conto dei regulatory headwinds nonché delle azioni di capital management realizzate dal gruppo. Si segnala peraltro che il livello minimo di Cet1, definito da Bce, per Banco Bpm è pari al 9,18%».
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