La tela della premier Meloni. Merz e Carney i nuovi alleati
Mancare al vertice dei volenterosi è stato un errore, ma la presidente del Consiglio ha un piano. L’incontro col cancelliere tedesco e il primo ministro canadese è un nuovo inizio

Roma, 16 maggio 2025 – Sul piano politico l’assenza di Meloni al vertice della coalizione dei volenterosi, con la premier solo collegata da remoto, è stato un errore. Anche perché Meloni poteva sedersi al tavolo con Macron, Merz e Starmer portando una posizione realista e invece è assente nella foto. Posizione realista che per altro, sia per la debolezza e disunione europea che per l’imperversare di Trump, è oggi prevalente negli orientamenti degli Stati. La premier si è lasciata dominare dalle paure domestiche: la posizione pacifista della Lega, quella altrettanto isolazionista di gran parte dell’opposizione, i sondaggi con gli italiani per gran parte contrari al riarmo. Eppure la coalizione dei volenterosi pare aver rinunciato, proprio come Meloni sosteneva, all’invio immediato di truppe e alla creazione di forza di peace-keeping limitandosi alla fornitura di armi a Kiev e a creare una forza di sostegno anglo-europea soltanto dopo un accordo di pace. Meloni si è forse accorta dell’eccesso di cautela da lei messo in pratica. Il nastro non si può riavvolgere, ma con una certa abilità la premier sembra recuperare il filo politico. Questo weekend incontrerà a Palazzo Chigi sia il cancelliere tedesco Merz che il primo ministro canadese Carney, entrambi appena insediatisi. Germania e Canada sono due paesi importanti dell’alleanza atlantica e il governo sembra voler segnalare che la posizione dell’Italia è salda.
Quello con Berlino in particolare è un rapporto molto prezioso per Meloni. Prima di tutto perché il programma di Merz è molto simile a quello del nostro esecutivo - contrasto all’immigrazione, revisione del green deal, investimenti esteri in Africa, aumento della spesa militare - e apre spazi di collaborazione anche a Bruxelles. In secondo luogo, Meloni guida oggi uno dei governi più stabili d’Europa e il rapporto Italia-Germania si può rafforzare anche a causa della debolezza della politica francese poiché non va dimenticato che Macron è senza maggioranza ed è alla fine del suo ciclo politico. Con Merz Meloni può fare asse anche per quanto riguarda le negoziazioni dei dazi con Trump, considerando quanto l’economia italiana sia integrata con quella tedesca. In tal senso, torna utile anche la svolta impressa dal cancelliere rispetto al superamento dell’austerity poiché i piani di spesa tedeschi favoriscono indirettamente anche le imprese italiane. Anche sul piano militare, ci sono molti progetti comuni tra aziende italiana e colossi dell’industria delle difesa tedesca. Inoltre, Merz ha a che fare con una opinione pubblica, e con una cultura costituzionale, più simile negli orientamenti a quella italiana che a quella di altri grandi paesi europei. Si tratta di società più inclini al pacifismo e moderate quando si guarda all’azione militare. Dunque, una posizione comune in ambito internazionale, dopo anni difficili sul piano delle relazioni bilaterali, non sembra più una chimera per Italia e Germania.