La storia dei rinoceronti che volano (e no, non è una bufala)

Così l’elitrasporto salva la specie in via di estinzione in Africa

Mar 29, 2025 - 17:40
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La storia dei rinoceronti che volano (e no, non è una bufala)

Londra, 29 marzo 2025 – Se è chiaro che gli asini non volano, altrettanto non si può dire per i rinoceronti. Chi bazzica i Paesi dell’Africa come la Namibia, il Sudafrica e il Botswana, non di rado può assistere a una scena del genere: rinoceronti a testa all’ingiù legati per le zampe vengono trasportati dagli elicotteri per chilometri

E’ il cosiddetto Rhino Airlift – letteralmente trasporto aereo dei rinoceronti – attività praticata da squadre del Wwf  per il ripopolamento della specie.

I rinoceronti neri in via di estinzione

Ad essere in pericolo di estinzione sono in particolare i rinoceronti neri, che oggi, secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), citata dalla Bbc, sono presenti in 6.500 esemplari. E’ un numero in aumento rispetto al passato recente. Negli anni ‘90 con il bracconaggio selvaggio e gli habitat in depauperamento se ne contavano appena 2.500 dai circa 100mila degli anni ‘60. E questo grazie agli sforzi per la loro conservazione.

Il progetto del Wwf

Se ne occupa il Wwf con il progetto Black Rhino Range Expansion Project (BRREP). Innanzitutto si cercano accordi con i proprietari di terre in cui l’ambiente è favorevole al ripopolamento. Un primo passo è abbattere le recinzioni che separano queste terre. Il secondo quello di trasferire qui gli esemplari in modo che si riproducano. 

"I rinoceronti neri vengono spostati per tre motivi – spiega Ursina Rusch, responsabile del progetto in Sudafrica – Innanzitutto, per proteggerli dal bracconaggio. In secondo luogo, per scopi di monitoraggio” (i ricercatori possono inserire un gps nei corni dei rinoceronti). In terzo luogo, “per garantire che la loro popolazione genetica sia il più diversificata possibile”. 

L’elitrasporto 

In un primo tempo gli elicotteri sono serviti per individuare il prima possibile le vittime di bracconaggio. Le tecniche per il trasporto sono state messe a punto per la prima volta negli anni Novanta. Inizialmente veniva usato un elicottero Puma dell'aeronautica militare sudafricana che caricava una cassa con all’interno il rinoceronte. "Ma la cassa non era aerodinamica e oscillava pericolosamente sotto l'elicottero – spiega ancora Ursina Rusch –   Durante un'operazione, un pilota del Puma è arrivato quasi a sganciare la cassa con il rinoceronte dentro, per evitare che precipitasse l'elicottero”. 

Si è provato poi ad adagiare il mammifero su una tavola piatta o all’interno di una rete ma le soluzioni non sembravano ottimali, fino a quando la Namibia non ha sperimentato il metodo attuale che consente voli della durata di 10 minuti con elicotteri più piccoli del potente SAAF Puma, il che consente “un notevole risparmio di costi e risorse”.

Come si ‘cattura’ il rinoceronte? 

Il veterinario si sporge dall’elicottero per iniettare un oppioide e un tranquillante. I farmaci immobilizzano l’animale che è in grado di respirare anche a testa all’ingiù, per via della sua anatomia. A questo punto il rinoceronte viene imbrigliato e gli viene inserito il microchip nel corno. Negli anni – scrive Bbc – Il progetto WWF ha trasferito circa 270 rinoceronti, di cui circa 160 “via aerea”.