La lezione di Chiara Pennuti: come un podcast ha trasformato la malattia in eredità di speranza

Chiara Pennuti è morta l’11 maggio 2025, a soli 27 anni, nella sua casa di Forlì, assistita dai familiari e da un’équipe di cure domiciliari. Dal 2020 conviveva con un sarcoma sinoviale, una rara forma di tumore maligno che colpisce i tessuti molli. Ma fino all’ultimo ha scelto di vivere con consapevolezza e impegno, lasciando...

Mag 13, 2025 - 14:10
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La lezione di Chiara Pennuti: come un podcast ha trasformato la malattia in eredità di speranza

Chiara Pennuti è morta l’11 maggio 2025, a soli 27 anni, nella sua casa di Forlì, assistita dai familiari e da un’équipe di cure domiciliari. Dal 2020 conviveva con un sarcoma sinoviale, una rara forma di tumore maligno che colpisce i tessuti molli. Ma fino all’ultimo ha scelto di vivere con consapevolezza e impegno, lasciando un’eredità potente: il podcast Una Zebra in Corsia.

Ingegnere aerospaziale, Chiara lavorava in Germania nel settore dei razzi spaziali. Era stata presidente di EuroAvia, la rete europea degli studenti dell’aerospazio. La diagnosi ha cambiato il corso della sua vita, ma non ha spezzato il suo spirito. Anzi, ha acceso in lei il bisogno di raccontare, condividere, trasformare la sofferenza in qualcosa di utile anche per gli altri.

Il podcast – otto episodi pubblicati su Spotify e YouTube – non è solo un diario sulla malattia. È un racconto collettivo, corale, con le voci di pazienti, medici, infermieri, amici. C’è l’intenzione di mostrare l’umanità dietro ogni camice, e la fatica – spesso taciuta – dietro ogni terapia. Un progetto sostenuto da una raccolta fondi da oltre 15.000 euro, usata per affrontare le spese mediche personali ma anche per finanziare la ricerca oncologica dell’IRST “Dino Amadori” di Meldola.

Chiara non ha mai voluto essere definita “guerriera”. “Non sopporto questo termine – diceva – dà un’idea sbagliata del cancro. Sarebbe bello guarire, ma se non succederà non sarà colpa del mio impegno”. Parole semplici, lucide, che smontano tanti stereotipi tossici sulla malattia. E offrono a chi ascolta un modello diverso: quello dell’accettazione attiva, della dignità, della cura del sé e degli altri.

Attivista per i diritti civili, ha collaborato con l’associazione Luca Coscioni per la promozione del suicidio medicalmente assistito, e con Minerva, realtà dedicata alla divulgazione scientifica. Aveva iniziato a lavorare alla seconda stagione del podcast. “Questo progetto – racconta la famiglia – è stato il suo modo di trasformare la sofferenza in strumento di aiuto”.

Nel suo vivere e nel suo raccontare, Chiara è riuscita a costruire connessioni autentiche. Amava la natura – la montagna, il fiume, il mare – e amava la partecipazione attiva. Chi l’ha conosciuta ricorda il suo sorriso, la sua ironia anche nei momenti più duri, la capacità di stare nelle relazioni con profondità e leggerezza insieme.

Il 14 maggio, amici e parenti si riuniranno alla camera mortuaria dell’ospedale Morgagni-Pierantoni per salutarla. Poi il feretro verrà avviato alla cremazione. “Non avresti voluto andartene – ha scritto su Facebook il padre Giancarlo – avevi ancora tante cose da fare. Ma ci ritroveremo, senza macigni sul cuore”.

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