La finanziarizzazione della guerra: così la finanza alimenta il riarmo europeo

Il posizionamento di Banca Etica contro le logiche che guidano il riarmo europeo L'articolo La finanziarizzazione della guerra: così la finanza alimenta il riarmo europeo proviene da Valori.

Apr 29, 2025 - 12:37
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La finanziarizzazione della guerra: così la finanza alimenta il riarmo europeo

Si è scritto molto nelle ultime settimane di ReArm Europe, il piano di riarmo da 800 miliardi di euro proposto dalla Commissione europea. Le critiche riguardano sia la forma sia i contenuti. Sulla forma, la Commissione ha invocato la procedura di urgenza prevista dall’art.122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che di fatto esclude il Parlamento dal percorso di discussione e approvazione. Una decisione duramente contestata dallo stesso Parlamento europeo, con un voto unanime della sua commissione giuridica. Uno scontro istituzionale che evidenzia il clima che si respira a Bruxelles.

Nuovo debito per le armi: regole sospese per finanziare il riarmo

Nel merito, il Piano prevede che 650 degli 800 miliardi provengano dagli Stati membri. Si creerebbe quindi nuovo debito pubblico, ma questo non verrebbe considerato nel calcolo dei famigerati rapporti tra debito e PIL previsti dal Patto di stabilità. Da anni viene chiesto all’Unione europea di rivedere questi criteri macroeconomici che bloccano la possibilità di investire per fronteggiare i cambiamenti climatici, per il lavoro, per la salute o l’istruzione.

Quello che è sempre stato negato per fronteggiare emergenze sociali e ambientali e per i Diritti fondamentali dei cittadini europei verrebbe invece assicurato – senza dibattito democratico – per produrre armi.

Finanza privata e cartolarizzazioni: i risparmi dei cittadini al servizio del riarmo

Se questa è la situazione lato finanza pubblica, va se possibile ancora peggio guardando alla finanza privata. L’Ue sta infatti moltiplicando gli sforzi per mobilitare i capitali e i risparmi dei cittadini europei, e per indirizzarli verso il settore degli armamenti. In questo senso è cruciale il percorso della Saving and Investment Union. Una Direttiva in discussione da mesi, e centrata sull’idea che i risparmi dei cittadini europei (si stima 10mila miliardi di euro solo sui conti correnti) possano essere maggiormente incanalati verso i mercati finanziari, per sostenere le imprese europee. Cruciale per questo obiettivo lo sviluppo delle cartolarizzazioni.

Nelle ultime settimane una spinta decisiva per accelerare il percorso di approvazione viene proprio dal trovare nuovi canali di finanziamento per l’industria delle armi. Di fatto lavoratori e cittadini europei potrebbero ritrovarsi nei propri fondi pensione e di investimento dei titoli finanziari che tramite meccanismi complessi e opachi come le cartolarizzazioni andranno a sostenere l’industria bellica. 

Finanza speculativa e armi: i rischi ignorati dal dibattito pubblico

Come segnala Banca Etica nel proprio posizionamento, al di là del meccanismo in sé, «nella foga di reperire risorse per il riarmo nessuno sembra porsi una domanda cruciale: quali sono i rischi connessi alla scelta di affidare alla finanza privata e speculativa il reperimento di fondi per finanziare la spesa militare, un’attività cruciale per gli Stati e con enormi implicazioni geopolitiche e sui diritti umani?». 

Di fatto il percorso europeo apre al rischio di una pericolosissima finanziarizzazione della guerra, creando «meccanismi che alimentano i conflitti, perché nei conflitti si moltiplicano le opportunità di business per alcuni». È possibile pensare di delegare ai mercati finanziari e a logiche di profitto decisioni dagli impatti potenzialmente devastanti come quali e quante armi produrre? 

Armi e finanza sostenibile: un’accoppiata inaccettabile per la finanza etica

Accanto a questo elemento, un altro è di particolare preoccupazione per il mondo della finanza etica. Si tratta del sempre più esplicito e insistente tentativo di includere le armi all’interno del perimetro della finanza sostenibile. Su Valori avevamo scritto di come la Commissione europea avesse già intrapreso questo percorso, appellandosi a slogan come “nessuna sostenibilità senza sicurezza”. 

Una visione semplicemente inaccettabile per il mondo della finanza etica, come esplicitamente sostenuto dalle principali reti europee (Febea) e internazionali (Gabv).

Con questo posizionamento, il Gruppo Banca Etica ribadisce con ancora maggiore forza la completa esclusione di ogni finanziamento all’industria delle armi. Una scelta fondante per la finanza etica, e portata avanti ogni giorno sia tramite l’operatività quotidiana, sia collaborando con le reti e organizzazioni che si oppongono alle logiche di guerra. In questo senso il posizionamento riprende e cita alcuni dei principali appelli che in tutta Europa chiedono di cambiare direzione. Come riportato nella conclusione, è «possibile e necessario costruire relazioni, tra esseri umani cosi come tra nazioni, basandole sul dialogo e la diplomazia. Pensare e promuovere rapporti fondati sulla pace, i diritti e la giustizia sociale e ambientale non è ingenuo. È l’unico futuro possibile».

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