Kiev-Mosca, il negoziato si arena
Deciso solo uno scambio di prigionieri. Trump: "Devo incontrare Putin" . .

Niente pace in Ucraina. Neppure all’orizzonte. La Russia fa fallire il vertice di Istanbul con "richieste territoriali irricevibili" (a giudizio degli aggrediti e non solo). L’esito sta molto al di sotto del minimo diplomatico: lo scambio di mille prigionieri per parte e l’idea di rivedersi chiudono un summit senza sbocchi reali. Unico merito: riavvicinare fisicamente le parti (seppur con delegazioni di basso profilo) a tre anni dagli ultimi colloqui. Evitata l’inutile trasferta a Istanbul, Donald Trump insiste per "incontrare Vladimir Putin prima possibile". O per sentirlo al telefono. Summit "necessario" anche secondo il Cremlino, ma solo con "preparazione adeguata".
L’indisponibilità della Russia a un vero cessate il fuoco paralizza il dialogo ancor prima di cominciare. Putin (rimasto a casa come il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov) intende capitalizzare la situazione sul campo. Pretende la cessione delle quattro regioni conquistate militarmente (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson) e il riconoscimento dell’annessione della Crimea del 2014. Kiev non può starci. Sarebbe una resa incondizionata. E non è aria. Gli ucraini, tutti russofoni, ormai parlano ai russi solo in ucraino – via interprete. Una sottolineatura di totale indipendenza. Anche al tavolo.
Al contemporaneo vertice di Tirana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky allarga le braccia, telefona a Trump e poi fa il punto con i leader della coalizione dei Volenterosi: Friedrich Merz (Germania), Donald Tusk (Polonia), Keir Starmer (Gran Bretagna), Emmanuel Macron (Francia). Giorgia Meloni partecipa alla prima parte del confronto, ma sceglie di restare fuori dal format dei Volenterosi. "L’Ucraina – dice Zelensky – è pronta a compiere i passi più rapidi per una vera pace: se i russi rifiutano un cessate il fuoco incondizionato, devono seguire sanzioni severe. La pressione deve essere mantenuta".
Il premier britannico Starmer, sentito a sua volta Trump, alza la voce con Mosca: "La posizione russa è chiaramente inaccettabile, e non è la prima volta". Evoca una stretta condivisione dell’obiettivo con gli Stati Uniti: "Stiamo allineando strettamente le nostre risposte". La dichiarazione ufficiale dei Volenterosi è letta dal polacco Tusk: "La parte russa non ha dimostrato buona volontà e posto condizioni inaccettabili. Continueremo a lavorare. Il compito principale è mantenere l’unità dei partner europei e americani". Se la Russia resta sulle sue posizioni, cosa accadrà? "Stiamo preparando nuove sanzioni con gli Stati Uniti – aggiunge Macron –. Noi continuiamo a sostenere un cessate il fuoco di 30 giorni".
I negoziatori al tavolo valorizzano i piccoli passi compiuti, e il fatto positivo, rimarcato dal ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che "in linea di principio" le parti torneranno a vedersi. Vladimir Medinsky, a capo della delegazione russa, replica a ucraini ed europei che il cessate il fuoco non può essere una precondizione per nuovi colloqui: "Di norma, come diceva Napoleone, guerra e negoziati si svolgono contemporaneamente".
Secondo Medinsky, ora i due team dovranno "descrivere nei dettagli" la loro "visione" per arrivare alla pace, e poi scambiarsi i documenti. Una perdita di tempo, secondo Kiev. E così il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov anticipa la richiesta di un effettivo summit Zelensky-Putin quale "prossimo" indifferibile "passo". "Annotato", risponde gelido Medinsky, nato in Ucraina ma quando c’era l’Urss.