Intel torna a licenziare: a rischio 21mila dipendenti dell’ex campione USA dei chip. Che intanto fa gola a TSMC
Con una capitalizzazione da 85 miliardi di dollari la società insegue colossi come Nvidia. Non ha funzionato il piano dell'ex Ceo Gelsinger sul nuovo processo produttivo (18A)

Nell’agosto 2024 la società aveva mandato a casa più di 17mila persone. Nelle scorse ore, come ripotato da Bloomberg, è circolata un’altra notizia su ulteriori tagli in Intel. L’ex campione statunitense dei chip starebbe infatti per licenziare 21mila persone, circa il 20% dell’organico complessivo. Dal 2023 in poi, l’anno dell’efficienza secondo il Ceo di Meta Zuckerberg, le Big Tech stanno facendo i conti con licenziamenti dopo le importanti assunzioni degli anni precedenti. Ciascuna caso fa però storia a sè.
Perché Intel è in crisi?
Le azioni di Intel sono crollate di quasi il 67% negli ultimi cinque anni. Alla fine del 2024 c’è stato poi un avvicendamento ai vertici: al posto del Ceo Pat Gelsinger, il nuovo ad è diventato Lip-Bu Tan. In questi mesi il suo obiettivo è stato quello di scorporare le divisioni di Intel, forse anche con l’intenzione di renderle più appetibili sul mercato.
Poche settimane fa Intel ha venduto il 51% della proprie attività di semiconduttori Altera alla società di private equity Silver Lake. Un tempo Intel si presentava come uno dei simboli della Silicon Valley, ma negli ultimi anni sembra non aver retto i ritmi e la qualità della concorrenza tanto che si parla da tempo dell’ipotesi di scorporare la società: una parte inizierebbe a collaborare con il colosso taiwanese dei semiconduttori TSMC; un’altra stringerebbe rapporti con Broadcom.
Ad oggi la capitalizzazione della società è di 85 miliardi di dollari (non rientra tra le prime 100 al mondo) mentre il competitor Nvidia è in terza posizione (dietro a Microsoft e Apple) con una capitalizzazione da 2,41 trilioni di dollari.
Come si legge in questa analisi sull’American Affairs Journal l’ex Ceo Gelsinger aveva puntato parecchio – 100 miliardi di dollari di investimenti fino al 2027 in nuovi impianti di produzione – per riportare Intel a una posizione di avanguardia nella tecnologia di produzione dei chip, con il suo processo tecnologico 18A. A settembre 2024, tuttavia, Reuters aveva segnalato problemi. La crisi di Intel pesa sulle sorti dei dipendenti soprattutto perché in questo periodo storico il settore tecnologico continua a investire sull’AI e di conseguenza sui chip delle società più performanti.