Il vero peso (ambientale) della tua scatoletta di tonno

Nel dicembre 2016, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente proclamato il 2 maggio come Giornata Mondiale del Tonno attraverso la risoluzione A/RES/71/124. Questa giornata ha come obiettivo fondamentale quello di sensibilizzare governi, organizzazioni internazionali e società civile sull’importanza della conservazione del tonno e di promuovere pratiche di pesca sostenibili che garantiscano sia la sopravvivenza...

Mag 2, 2025 - 12:14
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Il vero peso (ambientale) della tua scatoletta di tonno

Nel dicembre 2016, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente proclamato il 2 maggio come Giornata Mondiale del Tonno attraverso la risoluzione A/RES/71/124. Questa giornata ha come obiettivo fondamentale quello di sensibilizzare governi, organizzazioni internazionali e società civile sull’importanza della conservazione del tonno e di promuovere pratiche di pesca sostenibili che garantiscano sia la sopravvivenza delle diverse specie di tonno sia la salute degli ecosistemi marini nel loro complesso.

Secondo la FAO, il tonno rappresenta non solo una risorsa alimentare cruciale per miliardi di persone, ma anche un motore economico significativo per molti paesi costieri, con un valore di mercato globale che supera i 42 miliardi di dollari annui.

Un pesce troppo amato (e troppo pescato)

Il tonno è uno dei pesci più consumati al mondo, presente in ogni forma: crudo nei sushi bar, grigliato nei ristoranti e soprattutto in scatola nelle nostre dispense. E proprio questo successo commerciale ne ha decretato la rovina.

Secondo la FAO, oltre il 33% degli stock globali di tonno è sovrasfruttato. Alcune specie sono in grave pericolo, come il tonno rosso dell’Atlantico e il tonno pinna gialla, mentre altre, come il tonnetto striato, sono sfruttate al limite della sostenibilità.

La pesca del tonno non è solo intensiva, in alcuni casi è selvaggia, indiscriminata e priva di reale trasparenza. I grandi pescherecci industriali setacciano i mari con tecnologie avanzate, radar, flotte ausiliarie e reti a circuizione gigantesche che catturano tutto ciò che si muove, non solo il tonno.

Bycatch: quando per prendere un tonno uccidiamo tutto il resto

Una delle tragedie meno visibili della pesca al tonno è il cosiddetto bycatch: cioè la cattura accidentale di altre specie marine. Tartarughe marine (molte già a rischio di estinzione), squali, delfini, pesci spada e persino uccelli marini come gli albatros finiscono intrappolati nelle stesse reti o agli ami dei palangari.

Secondo la FAO, il bycatch rappresenta una seria minaccia per la biodiversità marina e uno dei problemi più urgenti nella gestione della pesca mondiale. L’impatto è particolarmente grave per le specie a lenta riproduzione come squali, tartarughe e mammiferi marini.

Nel caso della pesca con FAD (Fish Aggregating Devices), il problema è ancora più grave: questi dispositivi galleggianti attraggono indiscriminatamente ogni forma di vita marina, causando una strage collaterale in nome del profitto. Studi condotti dalle Organizzazioni Regionali per la Gestione della Pesca documentano tassi significativamente più alti di catture accessorie quando si utilizzano questi dispositivi.

La maggior parte delle creature catturate accidentalmente viene rigettata in mare già morta o moribonda, una pratica nota come “scarto” che rappresenta non solo un danno ecologico ma anche uno spreco di risorse marine. Le stime internazionali indicano che gli scarti possono rappresentare fino al 20% del pescato totale in alcune operazioni di pesca al tonno con reti a circuizione.

Insomma, la pesca del tonno non mette a rischio solo questo pesce, ma l’intero ecosistema marino. Inoltre, quando si altera la catena alimentare, eliminando un predatore come il tonno, cambia l’equilibrio dell’oceano. Specie più piccole proliferano, i coralli soffrono e la biodiversità si impoverisce. È un effetto domino che riguarda tutti.

Nel frattempo, le flotte pescherecce – spesso appartenenti a grandi multinazionali o operate da Paesi terzi in acque internazionali – sfruttano senza pietà le zone più ricche, impoverendo soprattutto le economie locali dei Paesi in via di sviluppo, che da quel pesce trarrebbero sostentamento.

Tonno più sostenibile entro il 2027

L’Onu però si mostra ottimista e sulla pagina del suo sito dedicata alla Giornata Mondiale del Tonno scrive che il progetto Common Oceans Tuna della FAO punta a garantire che entro il 2027 tutti i principali stock di tonno vengano pescati in modo sostenibile, evitando sovrasfruttamento e danni alla biodiversità.

I dati sembrano essere già incoraggianti ma non ancora sufficienti: su 23 stock di tonno monitorati, solo 2 risultano ancora sovrasfruttati: un netto miglioramento, ma c’è ancora strada da garantire il massimo della sostenibilità.

La vigilanza in ogni caso resta cruciale. L’Accordo UNCLOS del 2023, noto come “Trattato d’alto mare”, segna un passo importante per proteggere la biodiversità marina, ma le sfide sono ancora numerose. Il cambiamento climatico, ad esempio, sta alterando la riproduzione dei tonni, spingendoli verso acque più lontane e aumentando i costi per le comunità costiere vulnerabili.

Cosa possiamo fare noi

  • Ridurre o eliminare il consumo di tonno, soprattutto quello in scatola a basso costo.
  • Scegliere solo prodotti certificati (es. MSC o pesca “pole and line”), anche se c’è da dire che queste certificazioni sono state più volte criticate per la scarsa trasparenza
  • Preferire quando possibile alternative vegetali
  • Informarsi e fare pressione, sostenendo campagne che chiedono tracciabilità e pesca etica

La Giornata Mondiale del Tonno non è un’occasione per promozioni al supermercato o per esaltare l’ennesima ricetta gourmet. È un monito, un invito a fare autocritica e a cambiare rotta. Perché il tonno – come tanti altri animali marini – sta pagando a caro prezzo la nostra indifferenza.

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