Il ruolo delle partigiane. La Resistenza vissuta da donne coraggiose
Quest’anno per festeggiare il 25 Aprile è stato deciso di raccogliere le storie di madri, mogli e giovani che hanno lottato per la liberazione.

GROSSETO Un ruolo importante nella guerra di Liberazione lo hanno svolto le donne e ora è arrivato il momento di restituire a queste donne lo spazio pubblico di riconoscimento, ecco è proprio questo il senso più profondo del progetto "Resistenze, femminile plurale. Storie di donne in Toscana con cui hanno preso il via le celebrazioni dell’ottantesimo della Liberazione". Per l’occasione sono state raccolte le biografie di 50 donne (cinque per ogni Provincia toscana) e in questo progetto ci sono anche cinque grossetane, raccontate dall’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea.
C’è Aida Borghigiani, la cui vicenda si intreccia con quella della strage di Niccioleta: proprio dalla frazione mineraria partirà Aida per salvare altri 26 ostaggi, attraversando la linea del fronte e rimanendo ferita; solo molti anni dopo per quell’azione di coraggio sarà premiata con la medaglia d’argento al valor militare. C’è poi Virginia Cerquetti, che alla macchia vorrà restare fino all’ultimo insieme al marito, il comandante Arancio, e che davanti alla capanna del comando in località Montauto partorirà la piccola figlia Annabella. Mariella Gori, giovanissima partigiana di Manciano, che fa la staffetta e che gira armata di una pistola Beretta: raccoglie vestiti, viveri, informazioni che riporta all’accampamento dei partigiani.
Un ruolo rischioso il suo, come quello di Norma Parenti, medaglia d’oro al valor militare in memoria, che pagherà con la vita il proprio coinvolgimento con le bande collocate nei dintorni di Massa Marittima. Sarà prelevata dalla sua casa da militari tedeschi, con la collaborazione attiva di militi fascisti, e uccisa il giorno prima della Liberazione di Massa. E infine c’è Wanda Parracciani, parte dell’undicesima cellula gappista di Santa Fiora, la cui scelta di Resistenza si intreccia con quella del futuro marito, il partigiano Fernando Di Giulio. "Ci sono alcune decisive pagine di storia che sono state colpevolmente messe in secondo piano - affermano le storiche Ilaria Cansella, che ha coordinato il progetto della Rete Toscana degli Istituti Storici della Resistenza e Francesca Cavarocchi, dell’Università di Firenze, che ha curato il volume, pubblicato dal Consiglio regionale - sono quelle che riguardano il ruolo delle donne nella guerra di Liberazione dal nazifascismo".