Il nuovo stadio del Barcellona è per i sandwich ai gamberetti

Per salvarsi dai debiti il Barcellona ha puntato tutto sui posti vip del nuovo stadio, ma così si è indebitato ancor di più L'articolo Il nuovo stadio del Barcellona è per i sandwich ai gamberetti proviene da Valori.

Mag 14, 2025 - 07:44
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Il nuovo stadio del Barcellona è per i sandwich ai gamberetti

Domenica si è giocata una partita incredibile: Barcellona-Real Madrid 4-3. Ennesima splendida puntata del clásico che ha deciso la Liga spagnola in favore del Barcellona. La partita avrebbe dovuto inaugurare il nuovo Camp Nou: lo stadio che da oltre mezzo secolo ospita le partite del Barcellona. Demolito e poi ricostruito per l’occasione. Invece, come tutte quelle dei blaugrana negli ultimi due anni, si è giocata allo stadio olimpico di Montjuïc. Simbolo di un’altra gigantesca speculazione edilizia e sociale, quella delle Olimpiadi di Barcellona 1992 che hanno cambiato il volto alla città, rendendola una mecca per turisti mordi e fuggi e inabitabile per le fasce meno avvantaggiate della popolazione.

La brigata dei sandwich ai gamberetti

Il nuovo Camp Nou sarà pronto, forse, per l’inizio della prossima stagione. E sarà uno stadio funzionale solo alla prawn sandwich brigade. Che potrebbe essere tradotto come “la brigata dei sandwich ai gamberetti”. La violentissima presa in giro con cui Roy Keane, storico capitano del Manchester United, all’inizio del millennio si riferì ai turisti miliardari del pallone. Ovvero a quegli occupanti dei luxury box degli stadi che spendevano cifre iperboliche per mangiare sandwich ai gamberetti nei loro esclusivi e costosissimi palchetti di lusso senza tifare.

O meglio, senza minimamente interessarsi alla partita, visto che sono lì per farsi vedere e non per vedere la partita. E che contestualmente tolgono spazio, posti e possibilità di tifare ai veri tifosi che sono stati cacciati dagli stadi a suon di aumento dei prezzi dei biglietti. E il nuovo stadio del Barcellona punta tutto su questo tipo di tifosi. Visto che i palchetti di lusso previsti nel nuovo Camp Nou passeranno da duemila a diecimila. E come ricorda il Financial Times costeranno 81mila euro a stagione. Sette volte tanto i 12mila euro che costavano fino a due anni fa. Contando di aumentare anche i prezzi di ogni singolo biglietto, popolari compresi, il Barcellona ha messo in preventivo di guadagnare circa 350 milioni l’anno dai posti a sedere del nuovo stadio. Poco meno di metà del suo intero fatturato.

Il nuovo stadio del Barcellona serve solo a nascondere debiti mostruosi

Visto che per motivi di bilancio il Barcellona non ha potuto tesserare diversi giocatori, a gennaio aveva quindi annunciato un’entrata di 100 milioni di euro solo per la vendita dei diritti di prelazione sui luxury box per i prossimi trent’anni a una sconosciuta società di intermediazione finanziaria. Ottenendo una deroga per tesserare i giocatori. Ma poi non aveva avuto il coraggio di mettere questi stessi soldi a bilancio, perché probabilmente non erano mai entrati. La deroga per i calciatori è rimasta, e Dani Olmo domenica ha giocato il clásico contro il Real nel vecchio stadio olimpico. Ma i bilanci del Barcellona continuano a piangere.

Il Barcellona, infatti, è la società di calcio più indebitata del Pianeta. Sfiora il miliardo e trecento milioni di euro di debiti, davanti al Real che segue con poco meno di un miliardo. Tra l’altro questi debiti sono in crescita esponenziale dal 2017, quando fece la vendita tuttora record di 222 milioni di euro per Neymar al Psg. Ma invece di mettere a posto i conti con qui soldi, ha cominciato a indebitarsi sempre più. Prima un debito netto di 25 milioni nel 2018, poi 112 nel 2019, saliti a 318 nel 2020 e a 472 milioni nel 2021. Stabili a 462 nel 2022. Poi, con la scelta di costruire il nuovo stadio, ecco che i debiti del Barcellona superano il miliardo. E diventano di 1 miliardo e 354 milioni di euro nel 2023 e di 1 miliardo e 262 milioni di euro nel 2024. Una roba oscena.

Tra debiti e prestiti il Barcellona è paradigma del calcio finanziario

Il bello è che il Barcellona – grazie a una legge spagnola sulle società autonome, insieme a Real Madrid, Athletic Bilbao e Osasuna – dovrebbe essere più o meno una società ad azionariato popolare. Ma questo rimane tale solo sulla carta e a livello fiscale. Basti vedere le lotte per il controllo del club tra i vari gruppi di potere della città e dell’intera regione catalana, appoggiati a loro volta da colossi edilizi, bancari e assicurativi. Ma non è finita qui, perché oramai anche il Barcellona è entrato nel dominio della calcio finanziario. I 100 milioni di euro ipotizzati e promessi dalla presunta vendita dei palchi di lusso del nuovo stadio non sono nulla in confronto alle operazioni finanziarie di questi ultimi anni.

Nel 2021 il Barcellona si fa prestare da Goldman Sachs (quella che gestisce il debito dell’Inter) 585 milioni di euro per rifinanziare il suo debito. L’anno dopo altri 1,5 miliardi di euro per la costruzione del nuovo stadio. E sempre nel 2022 vende per 600 milioni di euro a Sixth Street Partners (quella che gestisce le promesse sui futuri guadagni del nuovo stadio del Real Madrid, gli acerrimi rivali) una quota di diritti televisivi che presumibilmente incasserà nei prossimi 25 anni. Soldi non conteggiati nel già mostruoso debito perché sono appunto un’operazione di di vendita di crediti su futuri probabili guadagni.

Il nuovo stadio del Barcellona sarà quindi decisivo per la sopravvivenza del club. È paradigmatico del nuovo calcio finanziario che questo stadio non sia stato pensato e costruito intorno ai gol di Lamine Yamal. Ma come un’opzione sulla futura vendita di sandwich ai gamberetti.

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