Il motore singhiozza e Porsche lascia a piedi 3900 dipendenti
Tutti i problemi di Porsche

Tutti i problemi di Porsche
Non sorprende il calo dell’utile operativo nel 2024 di 5,6 miliardi di euro nel 2024 rispetto ai 7,3 miliardi di un anno fa, su ricavi scesi dell’1% a 40,1 miliardi. La traiettoria intrapresa dal marchio tedesco a causa delle molteplici difficoltà riscontrate in Cina avevano infatti intuire la sbandata.
IL 2024 DI PORSCHE IN NUMERI
Il numero totale di auto vendute nei 12 mesi dello scorso anno si è assestato a 310.718 contro le 320.221 unità del 2023: vendite record in Europa, Germania, Nord America, mercati oltremare ed emergenti, ma molto deludenti in Cina dove sono state consegnate ai clienti 56.887 Porsche con un crollo del 28 per cento rispetto all’anno precedente.
I CAMBI DI PILOTA
Una situazione plasticamente rappresentata da improvvisi cambi ai vertici della società guidata dal ceo Oliver Blume, anche al timone del Gruppo Volkswagen, con Lutz Meschke, vice presidente del consiglio di gestione e responsabile Finanza e IT, e Detlev von Platen, capo di Vendite e Marketing, che lo scorso mese hanno visto risolvere anticipatamente i loro contratti.
STOCCARDA CORRE AI RIPARI
Così come Volkswagen anche Porsche deve ora correre ai ripari, con una riorganizzazione destinata a intervenire sul portafoglio prodotti, sulle attività di software e delle batterie al fine di recuperare la profittabilità nel breve e nel medio termine. Una medicina amara che, avvisa il Cfo Jochen Breckner “avrà un impatto negativo sui risultati del 2025”.
Sarà amara soprattutto per le 1.900 posizioni lavorative destinate a saltare entro il 2029 e le 2mila posizioni con contratti a tempo determinato che non verranno ulteriormente rinnovate per risparmiare. Già nel corso del 2024 la casa automobilistica sportiva aveva dovuto ridurre le spese di circa 1,5 miliardi di euro, ben oltre le previsioni iniziali.
NUOVE MISURE STRUTTURALI NEL CORSO DEL 2025
Porsche sarebbe anche al lavoro su un ulteriore pacchetto di misure strutturali per la seconda parte dell’anno. Del resto nel 2025 è facile attendersi un mercato globale tutt’altro che roseo, caratterizzato da forti tensioni geopolitiche (a iniziare dai dazi di Donald Trump) e da un mercato, quello cinese, sempre più ostile agli attori occidentali. Dunque lo storico marchio di Zuffenhausen mette in conto già possibili aggiustamenti della rotta in corsa. Per il 2025 l’azienda tedesca stima ricavi tra 39 e 40 miliardi, inferiori all’ultimo esercizio, con una marginalità tra il 10% e il 12%, anch’essa in calo sul 2024.