Il governo conferma la chiusura delle centrali a carbone, ma con riserva
Confermata la chiusura delle centrali a carbone in Italia, anche se lo smantellamento non avverrà subito.
Resta confermata la chiusura delle centrali a carbone in Italia, anche se lo smantellamento potrebbe ritardare. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha ribadito che la produzione cesserà, come era stato annunciato nel 2024, ma ha anche sottolineato l’importanza strategica di mantenere gli impianti in modalità di riserva, così da attivarsi in momenti di bisogno. Inoltre, aggiunge che in uno scenario geopolitico instabile nessuno può escludere aumenti del prezzo del gas o problemi di approvvigionamento.
LA LEGA FRENA LA CHIUSURA
La posizione del ministro arriva dopo le dichiarazioni del leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha definito, come abbiamo visto recentemente, la chiusura delle centrali a carbone “non nell’interesse nazionale”. Salvini ha annunciato di voler discutere il tema con la premier Giorgia Meloni e con lo stesso Pichetto Fratin. Anche i vertici di Enel ed Eni – Flavio Cattaneo e Claudio Descalzi – si sono espressi contro la chiusura accelerata, definendola rispettivamente “un errore” e “una follia” in un contesto di prezzi elevati e incertezza energetica. Cattaneo, inoltre, ha ricordato che entro agosto Enel chiuderà quattro centrali “perfettamente funzionanti”, le stesse che hanno garantito la stabilità della rete durante la crisi del gas.
La proposta di mantenere il carbone nel mix energetico nel 2025 ha scatenato una dura reazione da parte delle principali organizzazioni ambientaliste, come WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club, che l’hanno definita inaccettabile. Secondo le ONG, l’unico modo per avviare davvero la transizione è chiudere gli impianti fossili come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima.