Il Giro d’Italia 2025 parte in Albania: chiara la partita politica che si gioca alle spalle dei corridori

di Francesco Vietti* Il Giro d’Italia 2025 prende il via dall’Albania. Il fatto che la partenza e le prime tre tappe della corsa rosa si svolgano quest’anno oltre lo stretto d’Otranto costituisce senz’altro un grande successo d’immagine per il governo di Tirana e un’ulteriore tappa dell’imprevedibile alleanza che in questi anni si è saldata tra […] L'articolo Il Giro d’Italia 2025 parte in Albania: chiara la partita politica che si gioca alle spalle dei corridori proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 9, 2025 - 08:02
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Il Giro d’Italia 2025 parte in Albania: chiara la partita politica che si gioca alle spalle dei corridori

di Francesco Vietti*

Il Giro d’Italia 2025 prende il via dall’Albania. Il fatto che la partenza e le prime tre tappe della corsa rosa si svolgano quest’anno oltre lo stretto d’Otranto costituisce senz’altro un grande successo d’immagine per il governo di Tirana e un’ulteriore tappa dell’imprevedibile alleanza che in questi anni si è saldata tra il primo ministro albanese, il socialista Edi Rama, e il governo italiano di Giorgia Meloni. Una sintonia che si è sostanziata in accordi a dir poco controversi: in cambio del sostegno italiano nel percorso di adesione all’Unione Europea, Tirana ha concesso all’Italia l’apertura e la gestione in territorio albanese dei centri per migranti nelle località di Gjadër e Shëngjin.

Gli scorci del lungo mare di Durazzo e del litorale di Valona che tra qualche giorno scorreranno sugli schermi televisivi italiani chiudono in qualche modo un cerchio rispetto alle immagini e alle storie di chi, 35 anni fa, partiva da quelle stesse città della costa albanese su imbarcazioni di fortuna per raggiungere l’Italia. Le fotografie del mercantile Vlora sovraccarico di migliaia di profughi albanesi che nell’agosto del 1991 approdò nel proto di Bari segnarono l’inizio della stagione dell’immigrazione in Italia e diedero l’avvio alle narrazioni allarmistiche sulla presunta invasione degli immigrati che ha continuato a dominare la rappresentazione politica e mediatica sui flussi migratori nel Mediterraneo.

L’Albania e gli albanesi d’Italia hanno faticato a liberarsi da quell’immaginario. Eppure, da molti anni ormai, il “Paese delle Aquile” è ben altro da quello che si affacciava alle televisioni italiane negli anni Novanta del secolo scorso. Dovrebbero saperlo bene le centinaia di migliaia di italiani che negli ultimi anni hanno scelto l’Albania come meta delle proprie vacanze estive. Le navi che un tempo attraversavano lo stretto d’Otranto cariche di migranti oggi hanno cambiato direzione, e navigano in direzione opposta affollate di turisti. L’attrattività turistica dell’Albania è diventata parte della nuova narrazione mediatica che Edi Rama è riuscito a costruire nel corso degli ultimi anni e che ha avuto una cassa di risonanza grazie al successo dell’invito che nell’estate 2023 il primo ministro ha rivolto a Giorgia Meloni, convincendola a trascorrere le vacanze estiva in Albania insieme alla sua famiglia.

Il significato politico di questa partenza del Giro d’Italia in terra albanese è reso ancora più esplicito dalla sovrapposizione delle date della corsa con quelle delle elezioni parlamentari che si tengono in Albania proprio l’11 maggio, giorno in cui la corsa arriva a Valona. La presenza della carovana rosa diventa così un potente spot elettorale a tutto vantaggio del governo, che si è mostrato capace di attirare l’attenzione del mondo sportivo e politico italiano ed europeo sul proprio paese.

La partita politica che si gioca alle spalle dei corridori che si presenteranno al via è dunque chiara. Tuttavia, vedere la maglia rosa scattare sulle stradi albanesi muove certamente qualche emozione anche nel cuore di chi assiste alla corsa con il dovuto disincanto. Resta vero, infatti, che la nuova considerazione che l’Albania ha conquistato in Italia e in Europa non è il frutto solo di ciniche strategie politiche. È anche merito del duro impegno di una generazione di emigrati albanesi che da trent’anni lavoro sodo, non solo in tanti settori cruciali del mercato del lavoro italiano, ma anche in ambito culturale. Le associazioni della diaspora albanese hanno promosso eventi culturali e gemellaggi sulle due sponde dell’Adriatico, mentre le seconde generazioni italo-albanesi si sono fatte strada nel mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo.

Per le tante famiglie albanesi che in tutti questi anni hanno continuato a far le vacanze al paese, l’unico giro che fino a poco tempo fa era immaginabile era il “xhiro” serale nelle vie centrali delle piccole città e paesi che ad agosto si riempiono improvvisamente grazie al ritorno degli “albanesi d’Italia”. La parola albanese “xhiro” si pronuncia proprio come la parola italiana “giro” e ha lo stesso significato. Passeggiare su e giù per incontrare amici e parenti, raccontarsi le ultime novità, scherzare e spettegolare. In fondo è una bella rivincita. Rallegriamoci per i nostri colleghi di lavoro e per i compagni di scuola dei nostri figli e accettiamo di buon grado che il Giro d’Italia si trasformi per qualche giorno in un Xhiro d’Albania.

*Antropologo, UniTo

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