Il fascino del Conclave: latino, porpora e arte. Miscela di fede e potere

Credenti e no, atei e indecisi sedotti da riti, miti, usi e costumi antichissimi Un evento che ha gli occhi del mondo addosso con 5.300 giornalisti accreditati

Mag 8, 2025 - 04:21
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Il fascino del Conclave: latino, porpora e arte. Miscela di fede e potere

Città del Vaticano, 8 maggio 2025 – A prescindere dalle scelte dello Spirito santo, e insomma da chi si affaccerà a quel balcone e da come lo farà (mozzetta rossa o no? “Buonasera” o semplice benedizione? Tono colloquiale o plurale majestatis?), la domanda è: perché siamo così affascinati dal Conclave? Attenzione, tutti: credenti e no, atei, atei devoti, agnostici, indifferenti, indecisi.

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Faithful in Sint Peter's square on the first day of the conclave to elect the next Pope, Vatican City, 07 May 2025. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Altrimenti non si spiegano i 5.300 giornalisti accreditati, la copertura alluvionale dell’evento su ogni possibile media, il mondo magnetizzato da un comignolo, gli infiniti reportage che raccontano il già noto, la bellezza intimidente della Sistina, la stanza delle lacrime, i giuramenti, le liturgie, gli inni, le schede e i papabili da bruciare, gli allibratori scatenati, il “Nuntio vobis” del cardinale protodiacono, gli album degli eminentissimi squadernati come fossero quelli dei calciatori Panini, ce l’ho, ce l’ho, manca... L’eterno ritorno del sempre uguale, tutto déjà vu e déjà lu, che tuttavia ridivoriamo come se fosse chissà quale novità. E allora, perché? Per chi ci crede, ovvio, nessuna discussione. Si tratta di scegliere, come dire?, il vicario del Capo, quello operativo, le cui decisioni hanno anche ricadute molto concrete sulla vita dei fedeli. Ma gli altri?

C’è, intanto, il fascino di riti e miti, usi e costumi affascinanti e antichissimi, un mondo di latino e porpora, alabarde e Michelangelo, che disegna una continuità ininterrotta fino alle origini della nostra civiltà (Pontifex non è un titolo cristiano, ma pagano) e, se non altro, depone a favore dei meccanismi di selezione del personale di Santa Romana Chiesa. Per questo gli agnostici appaiono forse più sensibili dei credenti alla forma, incerti come sono sulla sostanza.

Per ragioni non etiche ma estetiche, il Papa lo vorremmo issato sulla sedia gestatoria con il triregno in testa, circondato dai flabelli e dalla guardia nobile, mentre le trombe d’argento intonano il “Tu es Petrus”. Il Pio XII fan club è forse più affollato di quanto si pensi, e soprattutto di noialtri miscredenti. Ma del resto, si sa che alla Chiesa si può rimproverare molto, ma ha un merito indiscutibile: aver dispensato all’umanità, in duemila anni, una favolosa quantità di Bellezza. Poi, se vogliamo, c’è l’aspetto sportivo. Si tratta pur sempre di una specie di campionato, no, è poco, di una coppa dei campioni dove forse non vince sempre il migliore, ma di certo è impossibile che lo faccia un mediocre.

Ovviamente, dopo decenni di romanzi e film, per la verità quasi sempre romanzetti e filmetti, è inevitabile immaginare nei Sacri palazzi chissà quali trame e complotti e ricatti. Paradossalmente, i Dan Brown, per quanto culturalmente modesti siano, confermano che nulla intriga più degli intrighi vaticani. Il rovescio di questa medaglia noir, naturalmente, è il piccolo mondo antico vaticano, questo meraviglioso intreccio fra missione universale e ambiente provinciale, con trattative e alleanze che si fanno anche fra la fettuccina e il saltimbocca nelle trattorie di Borgo, dove per i vaticanisti molte delle fonti più attendibili, o meno inattendibili, sono gli osti di fiducia degli eminentissimi. Infine, questi giorni di sede vacante sono serviti a tenere un po’ lontane dalle prime pagine una situazione internazionale sempre più inquietante e una politica italiana sempre più desolante. Che sollievo, evitare la quotidiana corvée di Meloni che risponde a Schlein che risponde a Salvini che risponde a Conte… Insomma, parafrasando Leone X Medici (“Dio ci ha dato il pontificato, godiamocelo!”), godiamoci anche questo conclave. A parte tutto, non è nemmeno così frequente. A ogni morte di Papa, diciamo.